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SEMBRA UNA STORIA PROVENIENTE DALL'AFGHANISTAN E INVECE E' SUCCESSO IN CALABRIA - I FAMILIARI DELLA RAGAZZA STUPRATA DA UN GRUPPO DI RAMPOLLI DELLA ’NDRANGHETA VOLEVANO PORTARLA DA UNO PSICHIATRA CHE DOVEVA CERTIFICARE LA SUA “PAZZIA”: QUANDO HANNO CAPITO CHE LA RAGAZZA NON AVEVA ALCUNA INTENZIONE DI RITIRARE LA DENUNCIA, L’HANNO INVITATA A LANCIARSI DA UNA FINESTRA PER “LAVARE” LA VERGOGNA CHE LA FAMIGLIA HA DOVUTO SOPPORTARE – UN ORRORE SENZA FINE CHE HA PORTATO LA ZIA 78ENNE A RINCHIUDERLA IN UNA STANZA, TAPPARLE LA BOCCA CON UN FOULARD E FRUSTARLA…
Estratto dell’articolo di Carlo Macrì per il “Corriere della Sera”
VIOLENZA SESSUALE SU UNA RAGAZZA
Dopo gli abusi subiti quando era ancora minorenne da parte di un gruppo di giovani vicini alle cosche di Seminara, una ragazza di Oppido Mamertina, cuore dell’Aspromonte, ha deciso di denunciare i suoi aguzzini. La sua famiglia era contraria ma lei ha tirato dritto facendo i nomi dei suoi aguzzini. E per questa sua decisione la ragazza, oggi maggiorenne, è stata frustata dalla zia 78enne, arrestata e posta ai domiciliari su disposizione del giudice delle indagini preliminari di Palmi.
La fustigazione è andata avanti per mesi, nel chiuso di una stanza dove la giovane è stata segregata con la bocca tappata da un foulard […]
La zia ha usato una corda a mo’ di frusta per punirla perché, con le sue dichiarazioni la famiglia — emerge dalle intercettazioni ambientali—, si è «inimicata» le famiglie di ‘ndrangheta della zona.
[...] La giovane è una delle due minorenni violentate dal branco di ragazzi di Seminara. Per quegli stupri di gruppo, lo scorso marzo sei violentatori sono stati condannati a pene che vanno dai cinque ai tredici anni. Un secondo processo, per altri stupratori, all’epoca minorenni, partirà il prossimo 15 maggio davanti al Tribunale dei minori di Reggio Calabria.
La famiglia della ragazza dopo la sua denuncia aveva tentato in tutti i modi di farla ritrattare. Avevano addirittura fissato un appuntamento con uno psichiatra che avrebbe dovuto certificare la sua pazzia. Due suoi fratelli (finiti in carcere) l’avevano inoltre «invitata» insieme alla madre, che la difendeva, a buttarsi dalla finestra per «lavare» la vergogna che la famiglia ha dovuto sopportare per la sua decisione di denunciare gli stupri subiti.
All’epoca la polizia era riuscita ad alzare il velo su tutta la storia delle violenze di gruppo nei confronti delle due minorenni grazie a intercettazioni telefoniche che erano dedicate ad altri fatti, collegati agli stessi stupratori. La prima vittima di Seminara, identificata, aveva scelto di denunciare. Dando così l’esempio alla seconda ragazza.
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