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TRA I DUE LITIGANTI... IL NO VAX PERDE - I GIUDICI (TRE DONNE) DEL TRIBUNALE DI MILANO HANNO AUTORIZZATO IL PADRE DI UNA 11ENNE, DIVORZIATO, A "LIMITARE LA RESPONSABILITA' GENITORIALE MATERNA SULLE QUESTIONI DI SALUTE" DELLA FIGLIA - LA DONNA, CONVINTA NO VAX, NON AVEVA SOTTOPOSTO LA BAMBINA A NESSUNA DELLE VACCINAZIONI OBBLIGATORIE, ERA CONTRARIA AL TAMPONE E ANCHE ALLA MASCHERINA...
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"
No (quando toccherà) al vaccino anti Covid, e intanto no anche a qualunque altro vaccino obbligatorio o raccomandato, addirittura no al tampone, persino no alla mascherina: una madre che con «posizioni oltranzistiche e negazionistiche, di grave pregiudizio per la salute della figlia minore, la espone al rischio di contrarre gravi malattie», legittima i giudici a «limitare la responsabilità genitoriale materna sulle questioni di salute della figlia» di 11 anni.
Per questo la IX sezione famiglia del Tribunale civile di Milano ha autorizzato il padre divorziato a «provvedere in autonomia, senza il consenso della madre», a sottoporre la figlia 11enne a tutte le vaccinazioni obbligatorie (come il morbillo) e raccomandate (come l'antimeningococcica); a farle fare il test per la diagnosi Covid tutte le volte che sia necessario; a farle mettere la mascherina a scuola e in tutte le situazioni imposte dalla legge o in assembramenti; e, quando la figlia tra pochi mesi avrà compiuto 12 anni, «a valutare in autonomia, sempre senza l'accordo della madre, se sia necessario o anche solo opportuno somministrarle il vaccino anti Covid, visti gli approdi della scienza, le autorizzazioni degli enti regolatori, le norme di legge e le raccomandazioni del pediatra».
Nel decreto con il quale risolvono il contrasto tra il padre (tornato con gli avvocati Grazia Cesaro e Andrea Mariani a interessarsi più da vicino alla vita della figlia dopo essere uscito dall'alcolismo) e la madre (protagonista anche di una violazione del lockdown per portare la figlia nel ristorante di un amico con altri 10 no vax), la presidente-relatrice Anna Cattaneo e le giudici Laura Stella e Chiara Delmonte esaminano le tesi della madre.
A suo avviso il Covid sarebbe una influenza scarsamente letale, i vaccini sarebbero pericolosi ed efficaci solo all'1,1%, contrasterebbero addirittura con il codice di Norimberga per la sperimentazione medica su umani redatto nel 1947 nell'ambito del processo contro i crimini di guerra nazisti, e a raccomandarli non sarebbe la vera scienza ma solo una subcategoria «promossa dalla politica, dai media e dai multimiliardari che la controllano», la stessa che gonfierebbe il numero dei morti e indebolirebbe il sistema immunitario imponendo la mascherina.
Ma queste «obiezioni della madre alle vaccinazioni facoltative e ai tamponi - argomentano le giudici - sono frutto di opinioni personali, ispirate da soggetti non riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, in parte proposte in modo fuorviante, o basate su notizie non veritiere (come la posizione della Svezia sui tamponi)».
E il nutrito armamentario processuale con cui la signora patrocinata dal legale Carlo Prisco ha impostato la causa spinge il Tribunale, oltre che ad «ammonirla a non ostacolare l'effettuazione di vaccinazioni e tamponi», ad azionare la rara clausola della «lite temeraria», 2.700 euro in aggiunta ai già 2.700 euro di spese legali.
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