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Paolo Conti per il "Corriere della Sera"
«Esta es la juventud del Papa! », questa è la gioventù del Papa. Ore 15 di ieri. Un gruppone di giovani sacerdoti sbuca dal braccio sinistro del colonnato di San Pietro. I ragazzi in clergyman ridono, applaudono, ritmano lo slogan issando una bandiera argentina e una messicana. Accanto a loro cinque suore più attempate li seguono in estasi. Roma, abituata a un clero locale sempre più anziano e stanco, li accoglie con un sole primaverile che nel pomeriggio lascerà posto alla pioggia.
Vigilia della doppia canonizzazione di oggi, domenica 27 aprile. Tra via della Conciliazione e il loggiato della Basilica è tutto pronto per la proclamazione dei nuovi santi della chiesa cattolica Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII: già sorridono, illuminati dalle loro aureole azzurrine, da due arazzi issati sulla facciata di San Pietro, Wojtyla a sinistra e Roncalli a destra. La piazza ha assunto i colori e i suoni dei grandi appuntamenti cattolici.
Lingue, colori di pelle, abiti nazionali, bandiere, odori di cibi portati da casa si mischiano in un frullatore cosmopolita e multietnico unico al mondo. Sventolano accanto i vessilli della Repubblica Popolare Cinese e degli Stati Uniti, innumerevoli stendardi polacchi, gonfaloni dell'area veneta. E poi il gruppo di cattoliche del Camerun e della Nigeria con i vestiti stampati con i volti dei due Papi neo-santi.
I francesi che issano il tricolore col cuore della Vandea, simbolo cattolicissimo del Paese di Hollande. I giovani della Baviera, terra di Benedetto XVI. La pattuglia degli austriaci, in maglietta e pantaloni corti. Suore brasiliane canterine, che sventolano la loro bandiera. Gli spagnoli, come sempre numerosissimi. Laggiù gli irlandesi, i portoghesi, i filippini. In piazza Pio XII, territorio italiano davanti alla piazza che appartiene al Vaticano, il traliccio per le postazioni televisive dei network mondiali.
Nonostante il megasequestro di 700 mila souvenir contraffatti, resistono (sotto gli occhi di decine di agenti di varie forze) i banchetti che vendono in via Paolo VI a 5 euro la «Misericordina», la scatola col rosario lanciata da papa Francesco, distribuita dietro libera offerta destinata ai fondi di beneficenza. Qui gli euro finiscono nelle tasche del racket dei clandestini.
Roma accoglie la massa di pellegrini-turisti (un milione? lo sapremo stasera a conti fatti) truccandosi da metropoli internazionale. Priva com'è della doverosa cultura della manutenzione quotidiana, tipica delle autentiche Capitali, rimette insieme i propri disastrati pezzi sotto la spinta dell'evento eccezionale. Il centralissimo corso Vittorio Emanuele II, da mesi sventrato da interminabili lavori simili a bombardamenti, e strangolato da ingorghi da incubo, è tornato in poche ore una strada da Nazione occidentale.
Il semaforo di piazza del Gesù, spento esattamente dal giugno 2012 quando venne ripristinata la fermata dell'Atac in via del Plebiscito davanti alla residenza di Berlusconi a palazzo Grazioli, è stato magicamente riattivato per la felicità dei passanti che finalmente non rischiano più la vita attraversando la strada di corsa, terrorizzati.
Il monumento ad Alcide De Gasperi a due passi da san Pietro, cadente dal 2010 (con amarezza e proteste della famiglia dello statista tridentino) è improvvisamente tornato allo splendore dell'inaugurazione del 2005. Per non parlare della segnaletica ridipinta (strisce pedonali) in mezzo centro, della bonifica dei motorini abbandonati da anni. Roma è così: sorda alle proteste dei romani, perciò sempre più stanchi, reagisce solo sotto l'onda d'urto di anni santi, conclavi, canonizzazioni, comunque eventi eccezionali.
Salvo poi restare la stessa per troppi aspetti. In via dei Fori Imperiali, chiusi al traffico per l'occasione, sono stati piazzati due megaschermi per decentrare l'evento. Intorno, solo nel primo tratto fino a via Cavour, ben sette camion-bar, indecente piaga di questa città , vendono a 2 euro le bottigliette d'acqua distribuite gratis dalla Protezione civile, chiedono 6 euro per un chilo di mele (vendute nei supermercati a 1,50 in media), 5 euro per un chilo di banane (mai più di 1,30-1,50), addirittura 10 euro per le nespole. Intorno, decine di banchetti di ambulanti vari (cappelli, braccialetti, rosari, colossei, prestigiatori). Il tutto nell'assoluta assenza (ai piedi del Campidoglio) di vigili urbani capaci di reprimere il commercio abusivo. Chissà che affari, oggi, davanti ai megaschermi.
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