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«Una situazione familiare non certo idilliaca»:così, durante l’udienza di oggi (l’ultima prima che il processo riprenda a settembre), il sostituto procuratore di Bergamo Letizia Ruggeri ha definito i rapporti tra Massimo Giuseppe Bossetti, imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio, e la moglie Marita Comi.
Un contesto familiare da capire e da valutare, secondo il pm, che ha infatti chiesto di acquisire le schede di occupazione delle camere di un motel nei pressi di Bergamo in cui Marita Comi si era incontrata a più riprese con due presunti amanti. La Corte d’Assise ha però respinto la richiesta di acquisire quei documenti, perché gli incontri al motel sarebbero avvenuti parecchio tempo dopo i fatti contestati a processo.
Il magistrato ha anche chiesto, però, di ascoltare come testimoni i due presunti amanti di Marita, ribadendo che la vita privata della coppia, in un processo che si presume a sfondo sessuale, non può non essere indagata, anche durante il dibattimento. Una circostanza sulla quale i giudici si sono riservati, sostenendo che i due uomini saranno ascoltati in fase di istruttoria se emergesse l’utilità della loro eventuale testimonianza.
LA VITTIMA
Secondo la Corte d’Assise, inoltre, non esistono piste alternative da valutare, secondo la Corte d’Assise di Bergamo, per chiarire le responsabilità dell’omicidio di Yara Gambirasio. Nel pomeriggio di oggi i giudici hanno infatti respinto la richiesta degli avvocati di Massimo Bossetti di includere nel processo appena iniziato i fascicoli su altri casi di cronaca in provincia di Bergamo: ovvero gli atti sull’omicidio di Eddy Castillo, il ragazzo dominicano ucciso in un piazzale vicino alla discoteca Sabbie Mobili Evolution, a poche decine di metri dal campo in cui fu trovata Yara (ma per quello omicidio è già stato condannato all’ergastolo un bergamasco); oppure il fascicolo su una ragazza indiana trovata morta, pochi mesi dopo Yara, nel fiume Serio.
La richiesta della difesa puntava anche a risvegliare il caso di Mohamed Fikri, il piastrellista marocchino che era stato fermato il 4 dicembre, una settimana dopo la scomparsa di Yara: a suo carico c’erano alcune intercettazioni telefoniche, tradotte erroneamente, che lo avevano portato in carcere per due giorni. Ma il sostituto procuratore Letizia Ruggeri si era subito convinto che non c’entrasse nulla. E per Fikri, l’anno dopo il fermo, era arrivata l’archiviazione.
Lo scontro tra accusa e difesa c’è stato anche sull’ipotesi che Massimo Bossetti e Yara Gambirasio si conoscessero. La difesa ha chiesto di escludere dalla lista dei testimoni una mamma bergamasca che sostiene di aver visto l’imputato e la vittima insieme, in un’automobile, fuori dalla palestra. «L’accusa chiarisca se la sua tesi è di una conoscenza pregressa tra Yara e Massimo Bossetti. A noi non risulta così»
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