san quintino

UN PAESE DIETRO LE SBARRE - I RAPPER JAY-Z E MEEK MILL LANCIANO UNA CAMPAGNA PER LA RIFORMA DEL SISTEMA CARCERARIO AMERICANO - GLI STATI UNITI HANNO IL 25% DEI DETENUTI DEL MONDO: 2,1 MILIONI DI PERSONE, DI CUI IL 33% NERI - WASHINGTON STANZIA OGNI ANNO CIRCA 265 MILIARDI DI DOLLARI PER TENERE IN PIEDI IL SISTEMA DELLE PRIGIONI

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Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

beyonce e jay z 1

I rapper Jay-Z e Meek Mill lanciano la «Reform alliance», un movimento per la riforma del sistema carcerario americano. Le due star hanno messo insieme un gruppo di uomini d'affari come Michael Rubin, proprietario della squadra di basket Philadelphia 76ers; Robert Kraft, amministratore delegato della Kraft group e patron del team di football, New England Patriots; Clara Wu Tsai, co-proprietaria dei Brooklyn Nets (pallacanestro); Daniel Loeb, ceo della Third Point Llc; Michaeal Novogratz, fondatore di Galaxy Digital e infine Robert Smith, fondatore e presidente del fondo Vista Equity partner.

 

meek mill

L'iniziativa partirà con una dotazione di 50 milioni di dollari e sarà gestita dal commentatore politico Van Jones, già consigliere di Barack Obama. L'idea è partita da Meek Mill, 31 anni. L' artista afroamericano si considera una delle vittime «cadute nella trappola del sistema giudiziario». Nel 2008 fu condannato alla libertà vigilata per una questione di droga.

 

Nel 2017 fu coinvolto in una rissa, venne arrestato e sanzionato con una sentenza tra i 2 e 4 anni di prigione. Una punizione esagerata per una parte dell'opinione pubblica che si mobilitò sui social. Tra i sostenitori di Mill ci furono anche Jay-Z, 49 anni, noto anche per essere il marito di Beyoncé, e praticamente tutti gli imprenditori che oggi aderiscono alla «Reform Alliance». Tra di loro solo Robert Smith è un afroamericano.

 

La spinta dei rapper si innesta su un' abbondante produzione di saggi e film polemici.

DETENUTI IN UNA PRIGIONE AMERICANA

Il più efficace è forse il documentario «13th», girato nel 2016 da Ava DuVernay, regista anche di «Selma». Comincia in modo fulminante con una frase di Obama: «Gli Stati Uniti hanno il 5% della popolazione mondiale, ma il 25% sul totale degli incarcerati a livello planetario».

 

Negli Usa si stima ci siano 2,1 milioni di persone dietro le sbarre: nemmeno nelle più squallide dittature, il numero è così alto in rapporto agli abitanti. È un fenomeno cominciato negli anni Settanta e Ottanta, con «la guerra alla droga» e «l'incarcerazione di massa».

 

DETENUTI IN UNA PRIGIONE AMERICANA

Certamente, come sostiene Mill, sulla scia di DuVernay, Van Jones e tanti altri, esiste un oggettivo accanimento contro la minoranza nera. Ancora un paio di cifre. I neri sono il 12% della popolazione, ma rappresentano il 33% delle persone in galera; i bianchi, invece, sono il 64% della cittadinanza e il 30% dei detenuti.

 

Non sarà facile, però, incidere in modo concreto. Il mondo giudiziario americano è frammentato: ci sono circa 3.100 sottosistemi, gestiti dagli Stati e dalle contee. Solo il 13% dei condannati sta scontando la pena in prigioni federali. L' amministrazione di Washington stanzia ogni anno circa 265 miliardi di dollari per tenere in piedi questo gigantesco intrico.

 

PRIGIONE AMERICANA

Negli ultimi anni in molti hanno addossato la responsabilità delle disfunzioni alla privatizzazione delle carceri. Possibile, ma ancora una volta i numeri segnalano che l' impatto è limitato: il settore privato ha in custodia solo il 6% dei carcerati.

A che cosa potranno servire, allora, i 50 milioni di dollari raccolti dai rapper? Per esempio a pagare la cauzione a migliaia di persone come Janice Dotson-Stephens, morta in prigione a San Antonio, in Texas, il 14 dicembre scorso all' età di 61 anni perché non aveva i 30 dollari necessari per ottenere la libertà vigilata.

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