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Grazia Longo per la Stampa
CENTRO ACCOGLIENZA CAPO RIZZUTO1
Mafiosi e truffatori alle spalle dei migranti, vantavano l' amicizia con l' ex ministro dell' Interno Angelino Alfano. «Alle elezioni lo vogliono buttare giù, ma vuoi mettere? Io c' ho la foto con un ministro della Repubblica» dice, intercettato, l' imprenditore Antonio Poerio finito agli arresti insieme ad altre 67 persone. Alfano, va sottolineato, è estraneo all' inchiesta.
CENTRO ACCOGLIENZA CAPO RIZZUTO2
Mentre al centro dell' attenzione dei carabinieri del Ros c' è un altro che postava foto accanto lui: Leonardo Sacco, governatore della Fraternita di Misericordia, detto «il grasso», che anni fa si era tanto adoperato per far dirigere il Cara di Lampedusa al suocero del fratello del ministro. La notizia fece troppo scalpore e alla fine il suocero di Alfano junior si ritirò. Andava a gonfie e vele invece la barca di chi per dieci anni ha lucrato sulla pelle dei migranti. La maxi operazione dell' altra notte è frutto di una collaborazione tra Polizia, Arma e Guardia di finanza. Ma il filone del Cara è stato seguito dai carabinieri del Ros.
Oltre a Sacco, dominano il «prete», Edoardo Scordio, gestore occulto della Misericordia, e la cosca della famiglia Arena, che fino a qualche anno fa si ammazzava a colpi di bazooka con i clan rivali dei Nicoscia e Grande Aracri. Poi venne firmata una pax mafiosa in nome degli affari milionari che garantiva il Cara e gli 'ndranghetisti arrivarono a addirittura a scambiarsi costosi regali (come un' auto per festeggiare un diciottenne) «perché ora simu tutti amici».
In mezzo ci stanno i poveri migranti affamati a cui veniva somministrato «il cibo per i maiali». E, come non bastassero il dramma umano ed economico, dei 105 milioni di euro elargiti dal governo al Cara (utilizzando anche fondi europei) ben 32 sono finiti nelle tasche delle 'ndrine tra il 2006 e il 2015. C' è anche spazio per un capitolo alla «Uccelli di rovo».
Secondo un collaboratore di giustizia, infatti, «don Scordio è il vero padre di Sacco». E gli inquirenti sospettano che il parroco abbia portato in Svizzera gran parte dei 3 milioni e mezzo di euro guadagnati in dieci anni. Uno dei collaboratori di giustizia afferma di aver saputo che «dalla Misericordia sono usciti molti capitali per contanti che sono stati consegnati al fratello del prete, che a sua volta li ha depositati in conti svizzeri».
Sacco (uno che nel 2010 ha denunciato al fisco 800 euro, mentre ieri gliene hanno trovati in casa 200 mila) e Scordio sono ritenuti dalla Dda e dalla procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri veri e propri affiliati della 'ndrangheta, «manager» a cui si affidava la cosca Arena. Sacco, vincitore dell' appalto per la gestione del centro , aveva in realtà subappaltato il lavoro alla cosca Arena che, per aggirare le normative sulla certificazione antimafia, aveva intestato le ditte a dei prestanome.
Un collaboratore di giustizia spiega, a proposito di uno di costoro, che «è legato agli Arena anche perché ha fornito ai titolari dell' appalto della mensa del Cara di Isola di Capo Rizzuto, sovrafatturazioni, cioè fatture per operazioni in parte inesistenti». Spesso si modifica il nome della società per aggirare la legge, come il caso della Vecchia Locanda di Antonio Poerio sostituita dalla Quadrifoglio srl del cugino Pasquale, ma la sostanza criminale non cambia.
Leonardo Sacco, invece, amava le amicizie politiche nell' area Ncd, tra cui il sottosegretario Dorina Bianchi e l' ex vicepresidente della giunta regionale calabrese Antonella Stasi. Due mafiosi intercettati le nominano per l' aiuto avuto per contattare l' avvocato cassazionista Alessandro Sammarco, «abbiamo la Cassazione, tramite Dorina Bianchi, sì, no... tramite Antonella Stasi».
Complessivamente i Ros hanno sequestrato beni per 70 milioni e i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Crotone per due milioni. Spiccano un convento di 1700 metri quadri (poi ristrutturato in poliambulatorio), il teatro Astorino di Isola Capo Rizzuto, 129 immobili (tra cui 46 abitazioni, un residence, 4 ville, 9 garage, 6 depositi, 6 negozi e 38 ettari di terreno), 81 autovetture, 27 ambulanze e 5 imbarcazioni, nonché 90 rapporti bancari e 3 polizze assicurative. La 'ndrangheta, oltre agli investimenti, destinava una parte del denaro anche alle famiglie dei mafiosi detenuti.
«Il Centro di accoglienza e la Misericordia di Isola Capo Rizzuto erano il bancomat della mafia» dichiara il comandante del Ros, Giuseppe Governale. E il procuratore Gratteri stigmatizza «la spregiudicatezza del clan Arena e di chi ha gestito il Cara: il cibo non bastava per tutti i migranti e spesso era quello che solitamente si dà ai maiali». I carabinieri del Ros avevano svolto una prima inchiesta già nel 2007. Resta un mistero il perché la prefettura non abbia svolto controlli approfonditi.
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