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“IL CONTRATTO DI SOTTOMISSIONE ERA UN GIOCO” - TORNA IN AULA L'EX COMANDANTE DELLA POLIZIA MUNICIPALE DI ANZOLA, GIAMPIERO GUALANDI, 62 ANNI, IMPUTATO PER LA MORTE DI SOFIA STEFANI, LA VIGILESSA 33ENNE UCCISA DA UN COLPO PARTITO DALLA PISTOLA DI ORDINANZA DELL'UOMO, MENTRE SI TROVAVANO NEL SUO UFFICIO: “CI SIAMO MANDATI TANTI MESSAGGI A SFONDO SESSUALE, FOTO, IMMAGINI E ANCHE LINK. SE AVESSI USATO LA TESTA NON AVREI ACCETTATO LA RELAZIONE, MA NON L’HO UCCISA INTENZIONALMENTE…”
(di Alessandro Cori) (ANSA) - "Io e Sofia ci siamo mandati tanti messaggi a sfondo sessuale, foto, immagini e anche link. Tutto nasceva dalla passione di Sofia per un film che l'aveva colpita, ma che io non ho visto, ovvero 'Cinquanta sfumature di grigio'. Una sola volta Sofia prenotò una stanza in un locale che riproduceva fedelmente una location del film, ma poi non ci siamo andati, lei ha disdetto".
Incalzato dalle domande dell'avvocato di parte civile, Andrea Speranzoni, l'ex comandante della polizia municipale di Anzola, Giampiero Gualandi, 62 anni, torna a parlare in aula del rapporto intimo tra lui e la vigilessa 33enne, uccisa il 16 maggio del 2024 da un colpo partito dalla pistola di ordinanza dell'uomo, mentre si trovavano nel suo ufficio, al comando dei vigili urbani
L'atteggiamento di Gualandi, imputato per omicidio volontario aggravato (dai futili motivi e dal legame affettivo), è come sempre pacato, la sua voce non cambia mai tono. I genitori di Sofia, presenti anche oggi in aula, non smettono di guardarlo nemmeno un secondo. Per la difesa dell'imputato si è trattato di un colpo esploso accidentalmente durante una colluttazione, mentre per la Procura Gualandi ha ucciso Stefani intenzionalmente.
"Non è così", ha detto anche questa mattina. Il processo è ripreso dopo la pausa estiva, con Gualandi che ha concluso il suo interrogatorio rispondendo ai legali di parte civile e ai suoi difensori, avvocati Lorenzo Valgimigli e Claudio Benenati.
Ancora una volta, com'era già successo all'inizio del processo, si è tornati a parlare del 'contratto di sottomissione sessuale', un elemento che aveva introdotto la Procura in apertura del dibattimento, per inquadrare le caratteristiche della relazione tra i due, "tormentata" e "fortemente squilibrata per la vulnerabilità della Stefani", disse all'epoca la procuratrice aggiunta Lucia Russo.
Niente di tutto questo per Gualandi. "Anche il contratto era un gioco. Non so se lo abbiamo sottoscritto - ha sottolineato l'imputato -, mi sembrava di sì, ma non saprei, ricordo di averlo sottoscritto io, perché la redazione finale del contratto la feci io e poi glielo mandai, ma non ricordo se lo firmò lei".
Gualandi ha ammesso di aver avuto "momenti intimi" con Sofia anche in ufficio, ha chiesto perdono al fidanzato, dopo che la scorsa udienza lo aveva chiesto ai genitori di lei, e infine, quasi a supplicare la Corte d'Assise, su input dei suoi legali, ha ribadito per l'ennesima volta di non aver ucciso "intenzionalmente" Sofia. "Io faccio risalire a me ogni responsabilità per quello che è successo, se avessi usato la testa e non avessi accettato la relazione, sbagliata per mille motivi...
L'errore è stato tutto mio, mi sono anche reso conto che, dopo aver letto quello che ha detto la madre di Sofia, sul fatto che pensava che la figlia fosse al sicuro in ufficio, anche io non sono riuscito a proteggerla. Di questo avrò sempre il senso di colpa. Come genitore non potrò accettare mai cose del genere".
COMANDO DELLA POLIZIA LOCALE DI ANZOLA EMILIA
SOFIA STEFANI
giampiero gualandi,
sofia stefani
GIAMPIERO GUALANDI
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