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Estratto dell’articolo di Arianna Finos per “la Repubblica”
«Il rapporto con la Mostra? Non è eccezionale. Mai invitato con nessun film. Lo hanno fatto a Cannes e in tutto il mondo, non al festival del mio Paese. È una cosa che mi ha molto offeso, ancora oggi lo sono. Non glielo perdono». Alla fine di una lunga conversazione spiritosa Dario Argento si toglie il sassolino dalla scarpa. Al Lido di Venezia il regista, 82 anni, è protagonista il 2 settembre di un documentario nella sezione Classici, Panico, di Simone Scafidi (distribuito da Midnight Factory), che ne ha seguito la quotidianità creativa mentre completava la scrittura del film Occhiali neri chiuso in una stanza d’albergo, così come ha sempre fatto per tutti i suoi film, isolandosi dal resto del mondo.
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Vede un suo erede?
«No. Il cinema di oggi non mi piace molto. Mi ritrovo negli autori coreani, che si ispirano ai miei film. […] Mi piace anche l’horror messicano, fucina di grandi registi».
A proposito di registi amici, alla Mostra ci saranno l’ultimo film di William Friedkin scomparso il 7 agosto, “The Caine Mutiny Court-Martial” e “L’esorcista”.
«Con William eravamo una compagnia di giro, ai convegni in Europa, America, nel mondo. Ci associavano, secondo me in modo sbagliato, come autori horror. Ma lui non era uno specialista, veniva da commedie e thriller […] È stato sottovalutato, gli spiaceva essere più apprezzato in Europa che negli Stati Uniti».
Quando vi eravate conosciuti?
«Mille anni fa a Los Angeles, in un ristorante, lui a cena con un gruppo di registi dell’Academy, qualcuno gli disse che c’ero, venne da me, era un gigante e mi abbracciò così forte che mi incrinò le costole, mi fecero male per settimane. Mi portò a quel tavolo: “È un grande autore, cercate i dvd!”».
Che raccontavate nei convegni?
«Ogni volta una scoperta. Ricordo l’aneddoto su Hitchcock: lo fece chiamare per girare una puntata della sua serie. Si presentò sul set e quando vide William in jeans lo rimproverò, “sei inappropriato, il regista è una figura di riferimento”. La notte in cui vinse l’Oscar per Il braccio violento della legge William andando verso il palco passò davanti a Hitchcock, gli fece segno: “Maestro, vede che quando serve la cravatta ce l’ho?”.
william friedkin l esorcista 2
Lui invece fu colpito quando io, sul palco con lui alla Festa di Roma, raccontai di quando avevo avuto l’istinto di suicidarmi e avevo barricato la finestra della camera d’albergo in cui stavo lavorando.
Venne a carezzarmi, “mi dispiace”. Non capiva, perché ha fatto una vita “champagnona”. Strano destino, il suo, ma anch’io sono più famoso all’estero che in patria».
william friedkin dario argento
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A cosa lavora?
«Sto scrivendo un film prodotto dai francesi, girerò a Parigi. È la seconda casa, devo tutto alla Nouvelle Vague. Sarà il remake di un noir messicano ambientato negli anni 40. Cupo, senza pietà, angoscioso. Mi dà ansia ogni volta che ci penso». […]
william friedkin l esorcista 1dario argento con william friedkindario argento e william friedkindario argento william friedkin
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