RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Marco Imarisio per il “Corriere della sera”
L'avvio del bando italiano per gli appalti della Tav non è stato un fulmine a ciel sereno. Per nessuno. Il governo sapeva che sarebbe successo, come un atto dovuto, almeno dal 31 marzo. Da quando l' Unione europea ha richiesto a Francia e Italia l' Action Status Report, l' adeguamento periodico annuale in base al quale i due governi presentano i programmi di attività condivisa.
L' appalto per i lavori sulla parte nostrana del tunnel di base, 800 milioni di euro per lo scavo e 200 per la valorizzazione del materiale di scarto, lo smarino della futura galleria, doveva essere lanciato il primo maggio di quest' anno. D' accordo con il ministero alle Infrastrutture e con la presidenza del Consiglio, che dallo scorso inverno ha avocato a sé il dossier sulla contestata linea ad alta velocità Torino-Lione, Telt, la società transnazionale di diritto francese incaricata della realizzazione della Tav, aveva fatto presente a Bruxelles che era in corso la campagna elettorale per le Europee del 26 maggio.
Se fosse stata rispettata quella data, sarebbero state infinite polemiche e discussioni. Una questione di opportunità. Al primo Consiglio di amministrazione dopo quella data, è stato dato il via libera, con tutte le cautele imposte dalla legislazione transalpina, ovvero la subordinazione delle candidature delle aziende interessate agli appalti alla decisione finale dei due Stati sulla sorte della Torino-Lione.
Non è stato un Consiglio di amministrazione come gli altri, quello che si è svolto ieri a Parigi. Non solo per la presenza al tavolo del nuovo presidente del Piemonte Alberto Cirio, e quella forse più importante di Iveta Radicova, la coordinatrice europea del Corridoio mediterraneo, anche lei al debutto in quella assemblea. Con la pubblicazione dei bandi italiani, tutto il tunnel è ormai in fase di gara per l' assegnazione degli appalti.
Un fatto dal forte valore simbolico, è proprio per questo la decisione di procedere, seppure al passo del diritto francese, è stata presa da Telt dopo una «costante interlocuzione», così fanno sapere fonti Telt, con la struttura commissariale della presidenza del Consiglio. La posta in gioco più alta era quella fissata dall' Unione europea tramite l' Inea, l' Agenzia esecutiva per l' innovazione e le reti, l' ente che tiene i cordoni della borsa per i finanziamenti europei.
Tav. - Salvini Di Maio Toninelli
Lo scorso 6 giugno, il ministro Danilo Toninelli e il suo omologo francese Elizabeth Borne sono stati convocati a Bruxelles. I lavori sono in ritardo, su entrambi i versanti. Urge revisione del trattato internazionale siglato nel 2016, con una nuova tabella di marcia dei lavori per non perdere i 4 miliardi di finanziamento che l' Ue è disposta a mettere sul tavolo della Tav. È la condizione che l' Ue chiede per stanziare i suoi fondi, destinati a salire fino al 55 per cento del totale, anche per le tratte nazionali del tracciato. La spada di Damocle che pende sul governo è questa, perché impone una risposta sulla sorte dell' opera entro il 30 settembre, tre mesi prima della scadenza naturale del primo accordo, pena la restituzione dei finanziamenti ricevuti fino a quel giorno. Telt sta preparando le nuove linee guida, che spostano alla fine del 2021 l' utilizzo definitivo degli 813 milioni ricevuti finora, con l' autorizzazione del Mit e della presidenza del Consiglio.
TAV - LA LETTERA DI CONTE A TELT 2
Nel silenzio, ma la Tav avanza, con il consenso dei vertici del Mit e del governo. Nei giorni scorsi Marco Ponti, il capo della commissione ministeriale che redige l' analisi costi-benefici sulle grandi opere, di forte orientamento No Tav, ha affermato in una intervista al Corriere di Torino che la Torino-Lione si farà, «come tutto il resto». Proprio ieri, durante un convegno a Roma, il suo vice Francesco Ramella ha detto in pubblico che «l' opera si farà perché il ministro si è fatto convincere».
L' ago della bilancia sembra pendere oggi a favore di un Sì sommesso, pronunciato mezza voce, ma pur sempre tale. Il tracciato alternativo ideato dall' ex sindaco di Venaus Nilo Durbiano, che prevede lo scavo di una galleria parallela a quella del Frejus, un tunnel di 15 chilometri da Oulx e Modane, è stato bocciato dai tecnici dell' analisi costi-benefici e suscita perplessità anche tra gli esperti del movimento No Tav. Ma soprattutto è una strada poco praticabile perché trattandosi di un progetto completamente nuovo, farebbe cadere ogni finanziamento europeo.
Resta sul tavolo l' ipotesi di una mini Tav, ovvero lo stesso tracciato senza la stazione internazionale di Susa e con l' aggiramento dello snodo di Orbassano. Sono modifiche giudicate possibili anche da Telt, ma hanno una contrindicazione. Con l' innalzamento della quota europea al 55% del totale dei lavori, non solo del tunnel di base, ma dei lavori sulla tratta italiana, una revisione al ribasso sarebbe poco conveniente dal punto di vista economico. Tutte cose che il governo italiano sa bene.Il resto sono schermaglie politiche e pillole da indorare a elettori delusi .
TAV, VIA AI FINANZIAMENTI UE
Massimiliano Scafi per il Giornale
La resistenza di Luigi Di Maio, coltello in bocca, ultimo giapponese: «Questo è un regalo ai francesi e, se permettete, io penso prima al nostro Paese».
L'imbarazzo di Danilo Toninelli: «Gli esperti hanno definito l'opera economicamente negativa e io, guardando il ponte di Genova, resto dell'idea che le risorse vadano utilizzate meglio». Il tentativo dimediazione, fallito, di Laura Castelli: «Facciamo una Tav leggera». Ma i grillini sono con le spalle al muro. Il consorzio Telt, riunito a Parigi, dà infatti disco verde agli appalti per il versante italiano della Torino-Lione. Un miliardo e tre, una bella cifra, che si aggiunge ai soldi già stanziati per il lato francese e alla decisione della Ue di finanziare il 55 per cento dei lavori: e ora per l'alta velocità è quasi fatta. I Cinque stelle si preparano alla ritirata, il problema è come ammainare la bandiera senza perdere la faccia. «Deciderà per il meglio Giuseppe Conte, il premier è lui», dice il ministro dei Trasporti, quasi rassegnato.
In carrozza, si parte. L'avis de marchés, diviso in due lotti, uno per la costruzione e l'altro per la valorizzazione dei materiali di scavo, sarà pubblicato nei prossimo giorni sulla Gazzetta Ufficiale. Ivana Radikova, coordinatrice europea del Corridoio mediterraneo, ha portato a Parigi una buona notizia, l'aumento del cinque cento dei contributi Ue, e aspetta «veloci riscontri». Del resto lunedì scorso da Bruxelles erano stati chiari: sbrigatevi a decidere, avete un mese di tempo prima di perdere i fondi.
Il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, reduce dalla riunione del Telt che ha sbloccato i bandi, parla di «giornata storica». Adesso manca il via libera formale di Palazzo Chigi. Il governatore è già in pressing. «Domani scriverò al Conte, perché l'Ue sollecita una parola chiara dal governo italiano sulla volontà di proseguire con l'opera. La Regione chiede, quindi, al presidente del Consiglio di dare certezza all'Europa e consentire a Telt di inviare i capitolati alle imprese che parteciperanno ai bandi approvati oggi». Cirio «si batterà» pure per nominare al più presto il presidente dell'Osservatorio e «per procedere con le compensazioni territoriali oggi ferme e per portare lo stanziamento complessivo, come promesso, a cento milioni».
LUIGI DI MAIO E LA TAVsalvini tav
Soddisfatto pure Matteo Salvini. «La Tav leggera? Un treno passa sotto la montagna oppure no. A me piacciono i treni che corrono. C'è un progetto in itinere, spero che la lezione delle Olimpiadi sia servita. I numeri ci dicono che l'economia italiana è sana, vogliamo crescere, non siamo più nel Medioevo». I 5s si diano una regolata. Di Maio però tiene duro.
salvini visita il cantiere tav di chiomonte 9
«Sono vent'anni - scrive su Facebook - che sentiamo discutere di Tav, era urgente già nel 90! Il piano, secondo gli accordi pesi dai governi che ci hanno preceduto, è un grandissimo regalo ai francesi». Il vicepremier grida al complotto: «Ci risiamo, tutto il sistema contro il Movimento, è sempre stato così. Tra Tav e Olimpiadi le strumentalizzazioni si sprecano, ma se pensano di farci paura si sbagliano». Tutta colpa, argomenta, «del partito del cemento che non vede l'ora di mettere le mani sul nostro territorio: come sempre siamo il loro grande nemico e ne andiamo fieri, dei palazzinari che usano i loro giornali per farci la guerra non ci frega nulla».
E ora, che fare? Semplice, basta scaricare sul premier. «Noi - insiste Di Maio - non abbiamo mai pensato a una Tav leggera, ho fiducia che Conte trovi una soluzione». Dietro di lui. M5S sembra ricompattarsi. Alessandro Di Battista «concorda al cento per cento». E Toninelli continua «a pensare alle migliaia di chilometri di strade italiane in dissesto perché non sono stati spesi i soldi per la manutenzione».
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