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ITALIA, NAZIONE SPIATA: DAL 2009 AL 2014 I “BERSAGLI” DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE SONO STATI 827MILA, PER UNA SPESA TOTALE DI 1,4 MILIARDI DI EURO - LE UTENZE SOTTO CONTROLLO PER SOSPETTO DI TERRORISMO SONO 4MILA: LOMBARDIA IN TESTA ALLA CLASSIFICA

Bianca Moretti per “Libero Quotidiano

 

RAFFAELE RIORAFFAELE RIO

Li chiamano "bersagli". Sono gli apparecchi telefonici messi sotto controllo dalle forze dell' ordine per decisione dei magistrati. In sei anni, dal 2009 al 2014, se ne contano 827 mila. Più di 4 mila utenze sono state intercettate per sospetto terrorismo.


E in testa, a guidare questo tipo di indagine, ci sono i tribunali della Lombardia. E proprio Lombardia, Campania, Sicilia, Lazio e Calabria figurano fra le regioni più spiate d' Italia, con circa 2 milioni di cittadini "ascoltati" (a livello nazionale sono 3 milioni in sei anni, circa 500 mila all' anno). E migliaia di casi con minori "sotto osservazione". Il Grande Orecchio messo in campo dalla giustizia italiana, in questo periodo, è costato circa 1,4 miliardi di euro. Obiettivo: contrastare prioritariamente crimine organizzato e malcostume. Almeno 2.155 intercettazioni sono disposte dalle procure per i minorenni.

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La statistica è stata realizzata dall' istituto Demoskopika che ha (a sua volta) analizzato i dati del Ministero della Giustizia nel quinquennio 2009-2013. «Le intercettazioni», dice il presidente dell' Istituto Raffaele Rio «è uno strumento di indagine insostituibile e fondamentale per contrastare la criminalità organizzata in un territorio che ha dato i natali ad un sodalizio criminale, quale la 'ndrangheta, il cui giro d' affari criminale rappresenta circa il 9 per cento del Pil italiano».

montanari gentili santamaria e travaglio leggono le intercettazioni  di mafia capitalemontanari gentili santamaria e travaglio leggono le intercettazioni di mafia capitale

 

I costi elevati? «Serve una normativa per ridurre le spese e le attuali differenze di costo ad intercettazione per ciascuna procura, per venire incontro ai bilanci dei tribunali sempre più in rosso», aggiunge Rio. Inquietanti i dati riguardanti le utenze spiate per sospetto di terrorismo. 4.050 "bersagli" con un incremento del 30,4 per cento nell' ultimo biennio di riferimento: si passa, infatti, dalle 481 intercettazioni telefoniche, ambientali, telematiche ed informatiche del 2013 ai 627 bersagli del 2014.

 

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Il 2012 è stato l' anno con il maggior numero di utenze controllate pari a 871, il 2013 invece il "meno sensibile". In Lombardia si è concentrata una intercettazione su due: ben 1.004, ordinate dai distretti giudiziari di Milano e Brescia. Tra le procure più attive "nell' ascolto", Roma con ben 834 bersagli autorizzati (20,6%). Segue Milano con 764 bersagli (18,9%). Quindi Napoli con 549 (13,6%), Genova con 247 (6,1%), Brescia con 240 (5,9%), Torino con 236 (5,8%).
 

Per ascoltare le conversazioni telefoniche e ambientali sono stati spesi mediamente circa 226 milioni di euro all' anno. Si va dai 255 milioni di euro del 2009 ai 206 milioni di euro del 2014. Tirando le somme delle procure generali presso le Corti di appello e le procure presso i tribunali operanti in Italia, nel quinquennio 2009-2014, lo Stato ha impiegato risorse economiche in fatture emesse per le intercettazioni, acquisizione dei tabulati e noleggio di apparati per poco meno di 1.358 milioni di euro.

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Il primato delle somme, in valore assoluto, messe in campo dagli uffici giudiziari italiani per fronteggiare criminalità e malcostume, spetta prioritariamente ai distretti di Palermo con 228,9 milioni di euro (16,9%) . Milano spende 182 milioni di euro (13,4%), Reggio Calabria 171,2 milioni di euro (12,6%) e Napoli 155,3 milioni di euro (11,4%). In coda Campobasso con poco più di 2 milioni di euro (0,2%).

 

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Il presidente Rio, aggiunge che per diminuire i costi «serve un tariffario per prestazioni in base al costo medio di ogni procura per poi, successivamente, approdare alla realizzazione di un sistema unico nazionale delle intercettazioni, ovvero una stazione unica appaltante con un prezzo uguale per tutte le procure».