alessandro barbero in piazza a torino

“IN ITALIA IN TROPPI FANNO ANCORA FATICA A DIRSI ANTIFASCISTI” - LA LEZIONE DI ALESSANDRO BARBERO A TORINO. LO STORICO PARLA DI “DERIVA REPRESSIVA IN OCCIDENTE” E DI “RANCORE COAGULATO PER ANNI” – “I NEOFASCISTI NON VOGLIONO FARCI MARCIARE IN CAMICIA NERA. CONVINCONO L'OPINIONE PUBBLICA CHE ESISTA UN NEMICO COMUNE” – POI BOCCIA LA CORSA AL RIARMO: “SI PARLA ADDIRITTURA DI PREPARARSI A UNA GUERRA ENTRO IL 2030. E QUESTE SONO LE CLASSICHE PROFEZIE CHE SI AUTOAVVERANO” – LA VITTORIA AL PREMIO STREGA, LA RISERVATISSIMA VITA PRIVATA E…

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Andrea Joly per “la Stampa” - Estratti

 

alessandro barbero in piazza a torino

«In Italia la percentuale di chi dice "Mussolini ha fatto anche cose buone" è più ampia di quanto si potesse immaginare nei primi decenni della Repubblica.

 

In troppi fanno ancora fatica a dirsi antifascisti. Ma oggi c'è un'unica cosa specificatamente fascista: non voler ammettere che il fascismo era sbagliato».

 

Lo storico Alessandro Barbero è seduto sul palco di fronte a 500 persone. Tanti sono giovanissimi.

Studenti a lezione di Storia.

Sono affollati lungo il cortile di una piccola realtà torinese, l'associazione culturale Comala, che ha organizzato un «piccolo festival resistente» dal nome «Primavera di bellezza». Ieri, per la chiusura, hanno invitato lo storico.

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Dalle conferenze ai dibattiti, dai programmi alle ospitate in tv, Alessandro Barbero ha parlato dell'eredità del fascismo in Italia centinaia di volte. È stato osannato online - e criticato tra i commenti - altrettante. Ma la lezione di Torino, organizzata a poche ore dalle celebrazioni per gli 80 anni dalla Liberazione, è qualcosa di diverso. E Barbero precisa: «Queste persone hanno covato un rancore che si è coagulato nel tempo. E oggi è venuto fuori e li porta a dire: "Ora ci siamo noi"».

 

Uno degli effetti di questo «rancore» è il decreto sicurezza?

«Ha dato vita a politiche repressive. Ma attenzione a pensare che la stretta sulla sicurezza, l'intolleranza per chi manifesta, la voglia di legge e ordine, il fastidio per i sovversivi, l'idea che chi spacca una vetrina sia peggio di un poliziotto che spacca la testa a un manifestante siano soltanto figli di un Paese con un'eredità fascista. Sono idee dei conservatori di tutto l'Occidente».

 

La deriva a cui fa riferimento Barbero, rispondendo alla domanda di uno studente di storia poco più che ventenne seduto sul palco con lui, non è soltanto quella fascista. Ma quella repressiva, autoritaria, che si richiama al passato e non riguarda solo l'Italia.

Per lo storico «serve essere chiari. È certo che nessuno, oggi, voglia di nuovo dichiarare guerra agli Stati Uniti o farci marciare in camicia nera. I neofascisti non sono questo. I neofascisti sono altro e dicono altro».

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Cosa dicono?

«Convincono l'opinione pubblica che esista un nemico comune».

 

Ed è chi ascolta, «siamo noi», ad avere «il compito fondamentale di evitare che le derive vadano nella direzione in cui sono andate tempo fa».

 

I 500 vassalli di Barbero - così si autodefiniscono i suoi fan online - lo ascoltano. Il dibattito si sposta sulle guerre in corso e sul riarmo. Barbero si dice preoccupato due volte. Primo: «Si è tornati a parlare di guerra come una cosa che accade e accadrà inevitabilmente di nuovo. È come se fossimo tornati all'inizio del Novecento». Secondo: «La risposta a questa situazione è: armiamoci di più così saremo al sicuro. Se avessimo una classe politica che ha studiato e letto qualcosa non ci sarebbe neanche bisogno di dire quanto sia sbagliato. Sono cose studiate e capite da chiunque abbia un minimo di cervello. È il paradosso della sicurezza».

 

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Per spiegare il suo attacco al riarmo e il paradosso della sicurezza Barbero usa la storia. E inizia raccontando la sua infanzia, «identica a quella di qualsiasi altro italiano per quanto riguarda l'idea della "guerra". La convinzione comune, diffusa, universale, era che la guerra non ci sarebbe mai più stata. Per noi giovani era un'esperienza aliena».

Oggi non è più così: «Siamo tornati a parlare di guerra, di necessità di armarsi. Si parla addirittura di "prepararsi a una guerra entro il 2030". E queste sono le classiche profezie che si autoavverano. Perché a forza di pensarci e armarsi diventa una cosa naturale. Non è più un "se ci sarà", ma "quando"».

 

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Per Barbero serve rileggere la Costituzione italiana.

«Tutti citano l'inizio dell'articolo 11: "L'Italia ripudia la guerra". Ma in pochi proseguono: "come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"». La parte importante, per lui, «è la seconda. Ovvero che come Paese, anche di fronte a motivi di conflitto enormi, non useremo mai la guerra per risolverli».

 

(...)

 

BARBERO SECRETS

Arianna Ascione per corriere.it - Estratti

 

Oggi lo storico e scrittore, nato a Torino il 30 aprile 1959, festeggia il suo compleanno

alessandro barbero

Il professor Barbero - star del web, ma "a sua insaputa" come ha raccontato - è completamente assente dai social. Esistono pagine Facebook che portano il suo nome (come «Alessandro Barbero guidaci verso il Socialismo» o «Alessandro Barbero noi ti siamo vassalli») e gruppi («Alessandro Barbero: la Storia», «Le invasioni Barberiche: fan di Alessandro Barbero»), ma sono tutti gestiti da altre persone, così come il canale YouTube Alessandro Barbero - La Storia siamo Noi. «Ce ne sono una marea - diceva nel 2019 al Corriere a proposito delle pagine Facebook -. Ma alla mia non sono riuscito a star dietro e non mi pareva il caso di farla curare da altri. Non scopro nulla dicendo che il meccanismo social ti prende prima che tu te ne accorga. Non se ne esce mai. Avevo i sensi di colpa quando non controllavo il profilo da una settimana. Così ho inteso recuperare tempo per la vita privata».

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Vita privata

Della vita privata di Alessandro Barbero si è sempre saputo pochissimo: nelle interviste in passato ha raccontato di aver divorziato, di essersi risposato e di avere un figlio, che lavora come giornalista, ma nulla di più

 

Vincitore dello Strega

Forse non tutti sanno che nel 1996, a 37 anni, Alessandro Barbero ha vinto il Premio Strega con il suo primo romanzo «Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo», pubblicato grazie all’interesse di Aldo Busi. Il volume, ambientato all’epoca delle guerre napoleoniche, è stato tradotto in sette lingue.

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