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Romina Marceca per “la Repubblica”
SERGIO DE CAPRIO ULTIMO - RITA DALLA CHIESA
Fu il capitano dei carabinieri che arrestò il capo dei capi, Totò Riina. Era il 15 gennaio 1993 e Sergio De Caprio, nome in codice Ultimo, divenne il capitano, dal volto coperto dal mephisto, che diede il via alla riscossa dello Stato dopo le stragi del '92. Una data impressa nella lotta alla mafia ma anche l' inizio di uno dei più grandi misteri italiani: la mancata perquisizione del covo del capo di Cosa nostra.
Adesso il colonnello dal volto celato va in pensione e, nell' era dei social, l' annuncia proprio lui con un tweet nel giorno del suo sessantesimo compleanno: «Oggi pensione e fine servizio. Nell' ultimo giorno le mie lacrime e il mio sorriso alla bandiera di guerra dell' Arma dei carabinieri. Al popolo italiano tutta la mia vita». Dall' anno scorso De Caprio è assessore regionale della Calabria con delega all' Ambiente.
La sua vita da carabiniere non è stata sempre semplice. È arrivata una fiction dedicata a lui con protagonista Raoul Bova, ma sono arrivati anche gli anni in cui ha dovuto sostenere la sua innocenza in un' aula di tribunale per la mancata perquisizione del covo di Riina.
L' Arma, secondo l' accusa, attese 16 giorni prima di entrare nella villa di via Bernini a Palermo. E gli uomini di Cosa nostra fecero trovare vuota quella casa. De Caprio, imputato per favoreggiamento, venne assolto. Negli ultimi anni ha dovuto rivolgersi al tribunale amministrativo per la scorta che gli era stata revocata e poi riassegnata.
Il Capitano Ultimo ha anche registrato un video, ieri, in cui si rivolge al Crimor del Ros, l'unita da lui fondata e di cui è stato capo: «Vado in pensione, abbiamo combattuto, rivendico tutte le azioni passate presenti e future, torniamo ad essere il nulla da cui veniamo».
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