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Paolo G. Brera e Chiara Nardinocchi per “la Repubblica”
La versione di Chinyery sulla morte del suo compagno Emmanuel è diventata un mistero. «Ha ritrattato», scrivono alcune testate riferendo di voci raccolte in Procura ma smentite dagli avvocati di vittime e accusato. Non sarebbe più sicura che sia stato Amedeo Mancini, l’uomo che ha ucciso suo marito con un pugno al termine di una lite nata dall’insulto razzista pronunciato alla coppia, a colpire per primo Emmanuel con un palo della segnaletica stradale. «Ho difficoltà con la lingua, ero sotto shock», avrebbe detto ammettendo che sia stato Emmanuel a brandire il palo.
Per la procura, in realtà, cambia poco: l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato dall’odio razziale con cui indaga Amedeo Mancini è stata formulata sulla base di diverse testimonianze coincidenti secondo le quali fu proprio Emmanuel a raccogliere il cartello stradale, uno di quei cartelli provvisori con la base circolare in ferro, e a scagliarlo contro Mancini.
L’accusa di omicidio preterintenzionale nasce, anzi, proprio dalla considerazione che la lite nata dalla provocazione razzista fosse finita lì, se una volta caduto a terra Amedeo Mancini non avesse rincorso Emmanuel per colpirlo con il pugno letale. Ma la versione iniziale di Chinyere, dichiarata agli atti il 5 e ribadita, articolandola ulteriormente, il 7 luglio, non sarebbe ininfluente: se fosse vero che è stato Mancini a brandire quel palo, la sua posizione si aggraverebbe perché potrebbe prefigurare la volontarietà di uccidere.
Per il legale di Chinyery, l’avvocato Letizia Astorri di Fermo, lei «non ha ritrattato, né ha cambiato la sua versione dei fatti ». E anche la mobile di Fermo smentisce che la donna sia stata nuovamente ascoltata dopo il 7 luglio. Tuttavia non è chiaro se a sentire nuovamente la donna, formalmente o meno, siano stati direttamente i magistrati inquirenti, in questi ultimi giorni. Anche per le Piccole Suore Jesu Caritas, che assistono Chinyery nel complesso dell’ex seminario arcivescovile di Fermo, la ragazza «ha sempre detto la stessa cosa, non ha cambiato nulla».
Sono gli stessi magistrati, d’altronde, ad aver specificato negli atti di non ritenere affidabili le ricostruzioni della donna e dell’amico con cui Mancini era a passeggio.
FUNERALI EMMANUEL 5
FUNERALI EMMANUEL 4
Tutte le altre testimonianze raccolte sul posto, invece, sono concordi nel riferire che sia stato Emmanuel a raccogliere quel palo e a scagliarlo sull’uomo che aveva insultato lui e la sua compagna definendoli «scimmie africane». Due donne, testimoni diretti dello scontro; e poi due vigili urbani e altre due donne provenienti dal mondo del volontariato, arrivati subito dopo la colluttazione.
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