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Giorgio Bernardini per www.corriere.it
Rubava bancomat alle persone in fin di vita e a quelle che erano appena morte, per poi andare a fare una serie di spese inferiori ai 25 euro, in modo da non dover inserire il codice Pin.
I carabinieri hanno identificato e denunciato una infermiera 55enne, che abita a Firenze e lavorava all’ospedale Santo Stefano di Prato. È accusata di furto aggravato e frode informatica.
Come emerso dalle indagini avrebbe infatti approfittato della sua posizione professionale per appropriarsi di carte elettroniche bancarie sottraendole a ricoverati affidati alle sue cure, tutti versanti in gravissime condizioni, nonché, in un caso già accertato, anche nei confronti di una persona defunta.
Il comandante Sergio Turini e Sara Melani direttrice ospedale di Prato
Proprio quest’ultimo evento ha dato il via alle indagini, quando il padre di una donna morta in ospedale si è presentato dai militari denunciando che tra gli effetti personali della figlia mancava una carta bancomat che però risultava essere stata utilizzata per pagamenti di spesa presso alcuni negozi, in date e orari incompatibili con la situazione: alcune spese risultavano fatte dopo il decesso della figlia.
Le indagini dei carabinieri hanno consentito di far luce sul caso in esame che ha portato all’identificazione dell’operatrice ospedaliera, ma anche di accreditarle altri eventi simili nei quali le vittime erano state altri pazienti ricoverati in gravi condizioni, o addirittura, in un caso, perfino una collega.
RUBAVA I BANCOMAT AI PAZIENTI IN FIN DI VITA
Le indagini si sono sviluppate attraverso una ricostruzione dei movimenti della donna immediatamente dopo le appropriazioni, con specifiche attività condotte sia presso gli esercizi commerciali ove aveva effettuato gli acquisti fraudolenti, ma anche mediante osservazioni e appostamenti presso l’ospedale teatro dei furti avvenuti tra aprile e giugno.
Decisiva la collaborazione della Dirigenza Sanitaria dell’Ospedale che, informata dei fatti e nella piena volontà di far luce nella vicenda, ha collaborato con i militari. «Si tratta di un crimine odioso», ha detto il comandante Sergio Turini. «I primi a vergognarsi di quanto accaduto siamo stati noi, perché ovviamente i familiari ci affidano i loro cari in tutto e per tutto. Siamo molto dispiaciuti e abbiamo immediatamente collaborato all’indagine», ha detto la direttrice dell’ospedale di Prato Sara Melani.
Le indagini stanno ora approfondendo i mesi precedenti a quelli della sua occupazione Prato: la donna aveva lavorato a lungo presso l’ospedale di Siena e si cerca ora di capire se ci fossero state denunce o episodi simili in quel periodo.
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