
LA MOSSA DEI DAZI DI TRUMP: UN BOOMERANG CHE L’HA SBATTUTO CON IL CULONE PER TERRA – DIETRO LA LEVA…
Mara Rodella per il “Corriere della Sera”
Sui documenti, alla voce «professione» c' è scritto «casalinga». Ma pare la sua vera vocazione fosse diventare martire in nome di Allah. Figlia di un imprenditore, 24 anni ancora per pochi giorni, Sara Pilè vive nella villetta di famiglia a Monticelli Brusati, nel cuore della Franciacorta, in provincia di Brescia.
Per la Digos, con il marito - Naim Saghari, tunisino di 34 anni, per il quale era diventata musulmana - era pronta a partire per «arruolarsi» in Siria. Non appena ha saputo che lui avrebbe ritirato il permesso di soggiorno (per motivi familiari) ha postato in Rete la foto di una Mercedes berlina: «Ne ho bisogno». Non immaginava che lui sarebbe stato espulso.
E lei indagata per arruolamento (in qualità di arruolata) con finalità di terrorismo dal pm Silvia Bonardi. Che Sara negli ultimi sei mesi fosse cambiata era evidente. Poche le uscite - al supermercato e in posta - perlopiù per continuare a incontrare di nascosto il marito, sposato con rito islamico nel 2010 e con cerimonia civile nel dicembre scorso, allontanato da casa dal padre di lei, che per primo lo aveva assunto come operaio nell' azienda di famiglia.
DONNE ISLAMICHE DIFENDONO IL VELO
Indossava il niqab integrale, Sara, sopra la borsetta luccicante a tracolla e le sneakers scure. Ha imparato a leggere e scrivere in arabo, poi un anno fa il viaggio in Tunisia. Inneggiava continuamente al martirio in Facebook, anche nelle ultime settimane («perché fa parte della mia religione»): «Vivo qui solo con il mio corpo, ma la mia anima e il mio pensiero sono in un posto molto lontano»; «Oh Allah ti chiedo una morte nel tuo sentiero»; «Il Paradiso, giuro che non riesco ad aspettare...».
Per amici, internauti che secondo le forze dell' ordine potrebbero essere già al fronte, in Siria, con la bacheca piena di foto e video di mujahedin armati. E Al-Bayan Radio , riconducibile allo Stato Islamico.
Il suo percorso di radicalizzazione, negli ultimi sei mesi, l' avevano notato anche i membri della comunità islamica bresciana, che vedevano Sara fuori dalla moschea aspettare il marito. Lei sempre più «coperta», lui sempre più «fanatico e fondamentalista. Al punto da criticare aspramente la scelta dei musulmani bresciani di incontrare il vescovo Luciano Monari, dopo gli attentati di Parigi, per dire «no al terrorismo». Lui postò il suo «no al dialogo con i cristiani».
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