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Felice Cavallaro per il ''Corriere della Sera''
Parliamo di Pino Maniaci con il suo difensore, Antonio Ingroia, l’ex pm della Procura di Palermo oggi nei panni di avvocato. “Parliamone, ma con dovuta prudenza. Perché ne so poco, a parte lo spot promozionale dell’indagine predisposta dai carabinieri”
Spot promozionale?
“Beh, nei video diffusi c’è lo stemma dei carabinieri”.
Ma è un documento in cui Maniaci si appiccica addosso l’etichetta di antimafioso perfino per i cani impiccati dal marito della sua amante.
“Nelle 400 pagine di ordinanza, da me lette attentamente, non c’è una riga sui cani. Una cosa è lo ‘spot’, un’altra le accuse. Aspettiamo l’interrogatorio davanti al Gip per vedere se salta fuori le questione dei cani”.
Maniaci, parlando con la donna, minaccia di ammazzare il marito tradito...
“La Procura, senza contestare l’episodio, ha scoperto che le cose stanno così? Stiamo dando per scontato che la minaccia venisse da un uomo tradito. Ma c’è solo una conversazione accesa all’interno di una relazione sentimentale. E in una dinamica di coppia l’uomo attribuisce responsabilità al marito”.
Che dice Maniaci su questo punto?
“Prima deve dirlo ai magistrati. Io lo difendo come avvocato penalista e debbo valutare anche cosa non ha rilevanza penale. Potrebbe aver rincarato la dose per suggestione, nel rapporto con la donna. La denuncia per i cani invece l’ha fatta contro ignoti”.
E se ha mentito, come tutti credono?
“Se avesse mentito all’opinione pubblica sarebbe deplorevole, ma non penalmente censurabile. Non è accusato di avere mentito sui cani”.
L’ex procuratore diventa avvocato Azzeccagarbugli?
“No. Faccio l’avvocato che deve ricordare ai miei ex colleghi come vadano sempre evitate le semplificazioni probatorie perché bisogna portare le prove”.
Mancano?
“Manca la prova principe”.
C’è la prova di avere mercanteggiato per mazzette pur esigue la messa in onda di servizi giornalistici.
“E’ l’accusa più bruciante sul piano etico e professionale. Ma anche su questo nelle 400 pagine noi abbiamo la prova del contrario”.
In quello che lei chiama “spot” si vede un sindaco pagare e dire che così Maniaci eliminerà “un po’ di merda”. Si riferiva a qualche servizio giornalistico...
“Intanto è quello che auspica il soggetto, ma Pino Maniaci anche nelle scorse settimane ha sempre parlato di avere ricevuto dei soldi per pubblicità. Noi sfidiamo la Procura a dimostrarci che, dopo la dazione di quelle somme, sia cambiata la linea editoriale di Telejato”.
Chi l’avrebbe mai detto di trovare il dottore Ingroia su una posizione opposta a quella del suo collega Vittorio Teresi?
“Chi l’avrebbe detto. Ma sappiamo entrambi come bisogna distinguere l’accusa di estorsione, che necessita di oneri probatori, dalla responsabilità etica o deontologica”.
Il suo collega del processo sulla “trattativa” sostiene che non abbiamo bisogno dell’antimafia di Pino Maniaci.
“La vita è bella perché è varia. Ma non è un caso se a loro il Gip ha rigettato una richiesta legata a un imprenditore che aveva regalato delle magliette per due mila euro illudendosi di non essere più criticato in Tv. ‘Maniaci continua ad attaccarmi...’, diceva. E da qui si capisce che è infondata l’intera ipotesi di estorsione”.
Un pezzo di antimafia finirà per mettere sotto processo lei.
“Se per un attimo svesto la toga di avvocato e indosso quella di militante dell’antimafia, e ancora oggi mi sento tale, posso dire questo. Nonostante quello che spesso si è detto a sproposito sul mio conto, non ho mai apprezzato le santine dell’antimafia, né le icone...”.
Beh, l’icona di Massimo Ciancimino...
“Equivoco. Lo dicevo con rammarico. Nel mio libro descrivevo il paradosso che fosse diventato una icona. Per me era un testimone. Non presentavo e facevo dibattiti con lui. Per Maniaci vale lo stesso principio. Io non lo demonizzo oggi. Ma ho la coscienza a posto. Mai santificato. E forse oggi, con senso di colpa, lo accusa chi lo ha beatificato prima. Non era un santo e non è un diavolo oggi. Non ha commesso reati, fino a prova contraria. E nelle carte della Procura non c’è la prova che Maniaci abbia ammorbidito le sue inchieste in cambio di soldi”.
ANTONIO INGROIA CON LA FIDANZATA GISELLE
Lo scambio di somme di denaro nel video è evidente.
“Tutto da provare. Non vorrei parlare proprio io di ‘accanimento accusatorio’ per evitare facili ironie, ma mi sembra eccessivo da parte della Procura inserire Pino Maniaci nella stessa ordinanza cautelare emessa per 9 mafiosi. Scelta di dubbio gusto, ingenerosa per chi ha fatto comunque battaglie e ha subito aggressioni fisiche da parte di mafiosi. Con l’aggiunta del divieto di dimora che impedisce al giornalista di lavorare e rischia di far chiudere Telejato”.
Antonio Ingroia
MASSIMO CIANCIMINO
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