
DAGOREPORT - AVVISATE ‘’PA-FAZZO CHIGI’’ CHE IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE, GIUSEPPE…
“IO E GIULIA NON CI PARLAVAMO PIÙ. I SENSI DI COLPA TE LI PORTI DIETRO PER SEMPRE” – PARLA CHIARA TRAMONTANO, LA SORELLA DI GIULIA, LA 29ENNE UCCISA, INSIEME AL FIGLIO CHE PORTAVA IN GREMBO, DAL COMPAGNO ALESSANDRO IMPAGNATIELLO: “NELL’ULTIMO MESE AVEVAMO LITIGATO PERCHÉ MI AVEVA DETTO CHE SAREBBE ANDATA A IBIZA CON LUI. NON SI ERA CONFRONTATA CON ME, IO MI ERO ARRABBIATA E LEI MI AVEVA RISPOSTO CHE ERA LA SUA VITA. IMPAGNATIELLO? LO CONSIDERAVO UN MEDIOCRE, MA NON PENSAVO FOSSE UN VIOLENTO. SEDEVA AL FIANCO DI MIO PADRE E, INTANTO, STAVA GIÀ AVVELENANDO GIULIA. NON CHIAMATELO UN ESSERE UMANO…”
Estratto dell’articolo di Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”
«I sensi di colpa te li porti dietro per sempre. Non c’è niente della mia vita che non mi riporti continuamente lì, a mia sorella uccisa... Se mi fermo, penso e pensare è un tormento. Perciò, da due anni, non mi siedo su un divano, non vedo un film e, se mi alleno, i trenta secondi di pausa fra un esercizio e l’altro sono insopportabili... Se poi per un attimo mi diverto, penso che è ingiusto verso Giulia che non c’è più…».
Chiara ha gli stessi lineamenti di Giulia — Giulia Tramontano — e gli stessi occhi grandi e buoni; solo che lei è castana, Giulia era bionda, la ricordiamo tutti in quella foto al mare, col pancione, prima che fosse uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello il 27 maggio 2023, insieme a Thiago che doveva nascere a luglio. Delle due sorelle, Chiara era la minore.
Oggi ha 28 anni, vive in Olanda e, quando torna a casa a Napoli, a tavola, i genitori apparecchiano ancora per cinque: «[…] Mia mamma, per mesi, si fermava sul balcone al quinto piano con la scusa di fumare, ma non fumava: si limitava a fissare il vuoto, a misurare con lo sguardo l’altezza». Ora, Chiara ha scritto un libro: Non smetterò mai di cercarti – Ogni parola è un passo verso di te, Giulia , in uscita oggi per Cairo Editore.
Sembra più adulta e non solo perché ha già una carriera di successo. All’università di Eindhoven, si occupa di sviluppo di tecnologie per la diagnostica di tumori e malattie neurodegenerative, ha appena vinto un Marie Curie Post Doctoral Fellowship, fra le più prestigiose borse di studio per giovani ricercatori.
È diventata grande, però, perché a volte la vita ci chiama a ribaltare i ruoli: «Se prima potevo telefonare a casa e raccontare patemi da figlia, ora, non lo faccio più. So che devo essere forte. Mio padre vive di “se solo” e “avrei dovuto”. […] Mentre mamma, che ci ha trasmesso l’amore per la famiglia, pensa che, se non l’avesse fatto, forse, Giulia si sarebbe sfilata in tempo da quella relazione sbagliata. Il fantasma del senso di colpa è diverso per ciascuno di noi, ma viene a trovarci tutti, a turno».
Da lei perché viene questo fantasma?
«Perché io e Giulia nell’ultimo mese avevamo litigato. Non ci parlavamo da quando mi aveva detto che sarebbe andata a Ibiza con Alessandro. Venivano da un periodo di conflittualità, Giulia si era confidata con me e sapeva che in quella relazione non c’era nulla da salvare. Ma ha accettato quel viaggio per “ricucire”, senza confrontarsi con me. Mi sono arrabbiata e lei mi ha risposto che la vita era sua».
Cosa non la convinceva di Impagnatiello?
«Era assente, non accompagnava mai Giulia a Napoli, diceva che veniva e poi non veniva.
ALESSANDRO IMPAGNATIELLO - GIULIA TRAMONTANO
Non sembrava uno che voleva costruire una famiglia, come sosteneva a parole. E mi sembrava manchevole di contenuti: con lui non sapevo mai di che parlare. Però, avrei detto che era un mediocre, un superficiale, ma non un violento. Era tutto concentrato sul suo lavoro vip, sosteneva che sarebbe diventato manager, ma non era vero. Mi chiedevo cosa mia sorella trovasse in lui. A oggi, non ho una risposta».
I criminologi l’hanno descritto come un «narcisista maligno». Che effetto le ha fatto questa definizione?
«Non lo riconoscevo perché io non ho conosciuto un assassino, le persone malvagie si presentano come innocue. Che fosse malvagio l’ho capito solo ora. Ora so che, quando ci siamo visti per l’ultima pizza a marzo, aveva già iniziato ad avvelenare mia sorella: ha mangiato accanto a mio padre mentre stava cercando di uccidergli la figlia e il bambino che aspettava. Per me è un essere immorale, non chiamatelo essere umano».
Chi era, invece, Giulia?
«Una ragazza di una sensibilità speciale. Si lasciava coinvolgere dal dolore degli altri, era una calamita per le persone in difficoltà: le ascoltava, cercava soluzioni, aiutava. Ma questa sensibilità la rendeva più facile da ferire. Ed era coraggiosa: a tutti i costi, aveva voluto frequentare l’Accademia Iath per il turismo di Cernobbio e, quando l’ha finito e con il Covid il turismo si è fermato, ha scelto di restare a Milano, senza uno stipendio, nell’incertezza, perché aveva un sogno e non sarebbe mai tornata a casa da sconfitta.
Essere sopravvissuta a quelle difficoltà le aveva dato una forza tale che, incinta e col suo rapporto in crisi, era pronta a crescere Thiago da sola. Diceva: oggi, i bambini si crescono anche senza la coppia».
La cosa più difficile del processo che ha condannato in primo grado Impagnatiello all’ergastolo?
«Vederlo a ogni udienza a un passo da noi. Se posso fare un appello, vorrei che gli assassini non partecipassero ai processi. Come può un sistema giudiziario permettere che l’assassino sieda senza manette accanto alla famiglia della vittima? Io sono spesso entrata da un varco senza metal detector: avrei potuto anche presentarmi armata. C’è stato un momento in cui ci siamo sfiorati entrando in aula.
loredana femiano madre di giulia tramontano con il fratello di giulia
Non ne vado fiera, ma ho passato in rassegna tutti i modi in cui avrei potuto fargli provare una piccola parte della sofferenza che ha inflitto a mia sorella. Gli ho solo rivolto uno sguardo di sfida e volevo che lui mi guardasse, ma ha tenuto gli occhi a terra. Ho provato una frustrazione che non era violenza, ma sconfitta umana».
Lei ha scritto: «Essere la famiglia di una vittima di femminicidio in Italia significa anche accettare che l’assassino abbia più diritti di noi». Che cosa intende?
«Io e la mia famiglia siamo stati il pensiero secondario di tutti. Una vittima collaterale di femminicidio perde ogni volta che entra in aula. Mi riferisco a questo costo emotivo, e c’è anche un costo economico. I miei stanno a Napoli, io abitavo in Finlandia, eravamo in quattro a dover convergere ogni volta a Milano: treni, voli, pasti, alberghi, avvocati, udienze spostate all’ultimo, 12 voli pagati e buttati... È stato come se dovessimo pagare per il privilegio di vedere processato l’assassino».
Impagnatiello pagherà un risarcimento?
CHIARA E GIULIA TRAMONTANO CON I GENITORI
«Come? Da nullatenente? Ha chiesto accesso alla giustizia riparativa, ma qualsiasi tentativo sarà da noi contestato per evitare che scampi anche a un solo giorno di carcere».
Perdonerà mai? Non desidera, in qualche modo, trovare pace?
«Io sono in pace, l’unico perdono che concederò è a me stessa per quello che avrei potuto fare e non ho fatto. Non ho bisogno di perdonare lui perché il dolore per mia sorella supera qualunque altro possibile sentimento […]».
[…]
Com’è stato ascoltare la sentenza il 25 novembre 2024?
«[…] In quei mesi, lo scopo era ottenere una giusta pena, ma quando l’ho ottenuta, ho realizzato che comunque la mia famiglia non sarà più la stessa ».
ALESSANDRO IMPAGNATIELLO
alessandro impagnatiello
alessandro impagnatiello
festa di giulia tramontano e alessandro impagnatiello 5
GIULIA TRAMONTANO
L ABBRACCIO DI GIULIA TRAMONTANO CON L ALTRA DONNA DI IMPAGNATIELLO
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