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Marco Menduni per www.ilsecoloxix.it
Sul vetro che protegge, in frigorifero, le bevande vendute in autogrill sta apparendo, in questi giorni, un foglio. Dietro la formulazione un po’ burocratica, si nasconde una realtà facile da capire. Le bottigliette di una nota marca, la regina delle bibite frizzanti, si assottigliano, dimagriscono, ma il prezzo rimane uguale. Fino a oggi le singole confezioni contenevano 50 cl di liquido, cioè mezzo litro. Il futuro prevede invece un’altra capacità, 45 cl. Un po’ meno.
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Le prime, ammonisce ancora il manifestino, andranno a esaurimento. Le nuove forniture sono già arrivate e collocate vicino a quelle tradizionali, tra le bottiglie si nota una piccola differenza. Impercettibile quando non ci sarà più il confronto diretto. Accadrà presto, perché non c’è dubbio che nel frattempo le mani dei clienti si protenderanno ancora verso le ultime rimanenze del prodotto più generoso nella quantità. Il prezzo rimane invariato e, si sa, nelle aree di servizio l’esborso non è cosa da poco, visto che la bibita frizzante si vende tra i 2,60 e i 2,70 euro, ma si vede anche di peggio. È la conseguenza di un fenomeno perfettamente definito da un termine, ahimè, tutto inglese: shrinkflation, termine che (brexit insegna) mette insieme due concetti: la contrazione e l’inflazione. Due sigle nate nello stesso periodo.
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Che cosa è accaduto? Dopo il referendum per l’uscita dall’Unione e lo scivolone della sterlina, le aziende hanno elaborato un piano per recuperare i margini, lasciando però inalterato il prezzo unitario. Qualcuno ha persino ipotizzato ci sia stata una sorta di moral suasion sugli imprenditori da parte del governo, perché i sudditi di Sua Maestà vivessero nella maniera più soft la criticità commerciale. Il gigante Unilever ha chiesto ai supermercati inglesi Tesco di aumentare i prezzi, ma la manovra è fallita: i consumi sono crollati. Allora si è fatto all’inverso: meno prodotto (in maniera possibilmente impercettibile) ma prezzi identici. E in Italia? Il fenomeno è conosciuto anche dall’Istat ed è facile capire il perché: la modifica delle confezioni potrebbe anche influire sulla correttezza del calcolo dell’inflazione.
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