elizabeth davis jihad

"JIHAD AL-SHAMIE ERA OSSESSIONATO DAL SESSO E DAL CONTROLLO" - PARLA ELIZABETH DAVIS, MOGLIE DEL TERRORISTA CHE IL 2 OTTOBRE HA COLPITO LA SINAGOGA DI MANCHESTER (IN CUI SONO MORTE DUE PERSONE) - LA DONNA SI ERA CONVERTITA ALL'ISLAM DOPO CHE AVEVA PERSO DUE MARITI (ORA TRE). LEI E JIHAD SI SONO CONOSCIUTI SU UNA APP DI INCONTRI PER MUSULMANI: "OGNI VOLTA CHE ANDAVO DA LUI, FACEVAMO SUBITO SESSO, POI LEZIONE DI CORANO. NON POTEVO ANDARMENE FINCHÉ NON LO AVESSI 'SODDISFATTO', ANCHE PIÙ VOLTE DI FILA" - ELIZABETH AVEVA DENUNCIATO JIHAD PER STUPRO, CHE ERA LIBERO SU CAUZIONE...

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

 

Traduzione da www.dailymail.co.uk

 

elizabeth davis

Quando Elizabeth Davis ha sentito parlare di un attacco alla sinagoga di Heaton Park, a Manchester, ha visto la notizia scorrendo sul suo telefono — e ha riconosciuto all’istante l’immagine sfocata del terrorista sullo schermo.

 

Con le braccia alzate, una “cintura esplosiva” addosso e la polizia che gli puntava contro le armi, l’uomo che la fissava dal video era il suo ex marito — che solo cinque giorni prima le aveva detto di partire “per una vacanza”.

 

Jihad Al-Shamie era l’uomo con cui era stata sposata per dodici mesi turbolenti e dolorosi.

 

Mentre ancora cercava di elaborare la realtà che l’uomo con cui aveva condiviso il letto era responsabile di un attacco omicida contro un luogo di culto ebraico in nome dell’Islam, la sua porta di casa è stata sfondata.

 

Il ricordo successivo è quello di agenti armati nel suo salotto che le urlavano di inginocchiarsi.

 

jihad al shamie

Ora rilasciata dalla custodia, Elizabeth — una convertita all’Islam che aveva conosciuto Al-Shamie sull’app di incontri musulmana MuzMatch — ha deciso di rompere il silenzio sulla sua vita miserabile accanto al terrorista ispirato dallo Stato Islamico.

 

In un’intervista esclusiva al Daily Mail, la 46enne madre di cinque figli racconta come Al-Shamie, ossessionato dal sesso e dal controllo, sia diventato cupo e distante dopo essere stato licenziato dalla compagnia assicurativa Bupa all’inizio di quest’anno.

 

Mrs. Davis, assistente infermieristica da vent’anni, aveva iniziato a cercare l’amore sull’app di incontri all’inizio del 2024, dopo aver perso due compagni negli anni precedenti.

 

Il padre dei suoi cinque figli era morto nel 2017 dopo due anni di lotta contro un tumore aggressivo. Qualche anno dopo, l’uomo del Galles del Nord di cui si era innamorata si era ammalato a sua volta, ed era morto.

attentato sinagoga di manchester

 

Fu allora, dopo molte riflessioni, che Elizabeth — due volte colpita dal lutto — decise di convertirsi all’Islam, con una cerimonia di shahada nella moschea locale di Farnworth.

 

«Prima dell’Islam non sentivo di avere una religione. Ho sempre creduto in Dio, in un solo Dio, ma non avevo mai praticato nulla. Mi mancava qualcosa nella vita. Ovviamente, dopo la morte di due persone care, ho iniziato a interrogarmi sul senso della vita. E questo mi ha spinta ad approfondire. L’Islam è una bella religione, se lo segui nel modo giusto. Mi piaceva l’idea di una comunità che si prende cura l’uno dell’altro, i valori della gentilezza, della carità. Tutto questo mi attraeva».

 

jihad al shamie 1

All’inizio la famiglia di Elizabeth rimase sorpresa dalla sua conversione, ma lei sottolinea che nessuno la “ha mai rinnegata o abbandonata”. «Pensavano fosse solo una fase, ma io ho detto: no, questa è la mia decisione. Sono musulmana. È stata una scelta consapevole, e poi tutti l’hanno accettata».

 

Dopo anni di dolore, Elizabeth sperava di incontrare un uomo musulmano con cui costruire una nuova vita, un matrimonio vero, basato sulla cura reciproca.

 

Fu così che si iscrisse a MuzMatch, dove iniziò a parlare con Al-Shamie, che si presentava con l’iniziale “J”, abbreviazione del nome che l’avrebbe poi reso tristemente noto: Jihad.

 

Dopo scambi di messaggi e una telefonata in cui parlarono della sua conversione, decisero di incontrarsi di persona.

 

attentato sinagoga di manchester 3

«Gli dissi che cercavo un matrimonio islamico con qualcuno con cui andare d’accordo, che avesse i miei stessi valori. All’inizio non era il mio tipo, ma poi ho iniziato a provare simpatia per lui».

 

Dopo sei mesi di frequentazione, a giugno, Al-Shamie la supplicò di sposarlo. Lei rifiutò più volte, spiegando che non si sentiva pronta.

 

«Volevo conoscerlo meglio prima, volevo un marito vero, uno che vivesse con me, non una cosa improvvisata», racconta.

 

Un giorno, però, lui le chiese di andare a casa dei genitori — dove allora viveva — perché aveva “una sorpresa”.

 

attentato sinagoga di manchester 2

«Sorrideva in modo strano. C’erano fiori, cioccolatini, profumo. Mi disse di sedermi, che stava per chiamare qualcuno. Poi ho capito: aveva organizzato un matrimonio islamico telefonico, lì, nel suo salotto. Mi disse solo di dire “sì, sì”, mentre dall’altra parte recitavano formule in arabo che non capivo. E così, senza rendermene conto, ero sposata islamicamente nel suo soggiorno».

 

Elizabeth trovò la cerimonia “strana” e si sentì “spinta con la forza” a partecipare. Ogni volta che cercava di parlare dei problemi tra loro, lui rimandava: «Ne parleremo dopo» — ma quel “dopo” non arrivava mai.

 

attentato sinagoga di manchester

Subito dopo il matrimonio, il comportamento di Al-Shamie cambiò. «A volte era gentile, altre volte estremamente controllante. Ricordo che, se arrivavo in ritardo, mi afferrava per la gola e diceva: “Ti ho detto di essere puntuale”. Io spiegavo che c’era traffico, ma lui stringeva sempre di più: “Chiedi scusa a tuo marito”. Finché non lo facevo, non mi lasciava andare».

 

Altri problemi sorsero quando Al-Shamie espresse disprezzo per i figli adulti di Elizabeth. «Una sera mio figlio stava bevendo una birra, e da allora Jihad disse che non sarebbe più venuto da me: “Non posso stare in una casa dove c’è chi beve alcol, o ragazze troppo occidentalizzate che escono e non si coprono”.»

 

Elizabeth cercava di spiegargli che i suoi figli non erano musulmani e che non poteva imporre loro le sue regole, ma lui non accettava repliche.

 

Iniziò a dirle anche come vestirsi: doveva coprirsi completamente, compresi piedi e capelli. «Mi disse che se non lo facevo, lui sarebbe stato considerato un dayouth, un peccatore che permette alle proprie donne di mostrarsi scoperte.»

 

accoltellamento fuori una sinagoga a manchester 2

Il punto di rottura arrivò quando Elizabeth rimase incinta. Alla notizia, Al-Shamie le ordinò di abortire. Lei rifiutò. Due mesi dopo, nel dicembre 2024, ebbe un aborto spontaneo. «Lui non si curò minimamente. Disse solo: “È la volontà di Allah”. Non venne con me in ospedale, non mostrò compassione.»

 

Il giorno dopo, le chiese se avesse “smetto di sanguinare” per poter tornare ad avere rapporti sessuali. «Era ossessionato dal sesso, è l’unica cosa che gli importava», conferma anche un familiare. Elizabeth aggiunge: «Ogni volta che andavo da lui, subito sesso, poi “lezione” con versetti del Corano. Non potevo andarmene finché non lo avessi “soddisfatto”, anche più volte di fila».

 

accoltellamento fuori una sinagoga a manchester 3

Dopo quell’esperienza, il matrimonio crollò del tutto. «Mi vietò di parlare con uomini, persino con i pazienti in ospedale. Diceva: “Non parlare con loro se non è strettamente necessario”. Ma era il mio lavoro. Era follia».

 

Col senno di poi, Elizabeth capisce: «Era coercizione, puro controllo».

 

Al-Shamie — che al momento dell’attacco alla sinagoga era in libertà su cauzione per un’accusa di stupro — arrivò a violentarla. «Mi ha gettata sul letto, io gli dicevo no, ma non riuscivo a respingerlo… poi ha fatto finta di niente, come se fosse normale. Diceva: “In Islam devi soddisfare i bisogni del marito”.»

 

Dopo la violenza, Elizabeth chiese il divorzio. Lui si rifiutò per mesi. Nel frattempo perse il lavoro e si chiuse in sé stesso. «Da quando fu licenziato, si isolò completamente. Prima andava in palestra, giocava a calcio… poi basta. Mi diceva che mi avrebbe divorziato “quando fosse pronto”. Io mi sentivo intrappolata.»

 

accoltellamento fuori una sinagoga a manchester 4

Cinque giorni prima dell’attacco, le telefonò alle cinque del mattino: «Puoi avere il tuo divorzio. Sto partendo per una vacanza». Non disse dove.

 

Il 2 ottobre, durante Yom Kippur, Al-Shamie si lanciò con la sua Kia Picanto nera contro i fedeli davanti alla sinagoga di Heaton Park, poi iniziò ad accoltellare la folla, uccidendo Adrian Daulby, 53 anni, e Melvin Cravitz, 66.

 

Elizabeth era a casa quando vide la notizia. Riconobbe suo marito sullo schermo. Ore dopo, la polizia armata fece irruzione e la arrestò in relazione all’attacco.

 

Fu rilasciata dopo sei giorni di interrogatori, senza accuse.

«Ero sotto shock, non stavo bene, volevo solo tornare a casa. Continuavo a dire: “Sono innocente”. È stata un’esperienza traumatica».

attentato sinagoga di manchester 1

 

Solo dopo la liberazione scoprì che Al-Shamie era un bigamo: aveva due mogli prima di lei.

«Sapevo della prima, con tre figli, ma non della seconda. Mi ha ingannata completamente».

 

Da allora, Elizabeth si sente perseguitata dal trauma. Alcuni vicini la ignorano, altri la chiamano “terrorista”.

 

«È doloroso, dopo vent’anni a lavorare come assistente infermiera, sempre gentile con tutti. Amo il mio lavoro perché aiuto le persone di ogni provenienza», racconta.

 

Ha però dovuto prendersi una pausa dal lavoro a causa dello stress e dei disturbi del sonno; soffre di incubi notturni e segue ora una terapia.

accoltellamento fuori una sinagoga a manchester 5

 

Eppure, resta determinata a riprendere in mano la propria vita.

«Quest’uomo mi ha ingannata. Ha approfittato della mia bontà. Mi disgusta quello che ha fatto.

Per me, quello non è Islam. L’Islam è gentilezza, aiuto reciproco, buone azioni. Lui è un mostro, un impostore. Io ho conosciuto una sua falsa versione.

Voglio che la gente capisca che io sono solo una vittima.

Penso alle vittime ebraiche e alle loro famiglie ogni giorno. Un solo uomo ha distrutto tante vite. Per me tutto questo è stato un incubo. Ora voglio solo andare avanti».