DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Giacomo Amadori per “La Verità”
Colpo di scena nella vicenda dell'espulsione dall'Italia, avvenuta nel 2013, della cittadina kazaka Alma Shalabayeva, moglie del presunto dissidente Mukhtar Ablyazov, che ha portato, nel 2020, a sette condanne per sequestro di persona da parte del Tribunale di Perugia, tra cui quelle dei super poliziotti Renato Cortese e Maurizio Improta.
Nelle scorse ore il sottosegretario all'Interno Nicola Molteni, rispondendo a un'interrogazione di cinque parlamentari grillini ha messo in ordine i fatti. E ha definitivamente negato che il marito della Shalabayeva risultasse un «rifugiato politico» (precondizione per cui sono stati condannati gli imputati) e in merito ha citato una lettera del 2013 inviata dal Segretario generale dell'Interpol al capo della polizia italiana.
Infatti il Regno unito non aveva mai riferito all'Interpol di aver concesso quello status ad Ablyazov e quindi la consultazione delle banche dati dell'Interpol non potevano rivelarlo, in compenso lo stesso risultava essere «un soggetto ricercato ai fini di arresto da tre Paesi membri dell'Interpol per gravi reati», come la truffa e l'appropriazione indebita di grosse somme di denaro. Molteni ha sottolineato quindi che il capo dell'Interpol, dopo il presunto sequestro, aveva ribadito che «nessun Paese membro dell'Interpol sarebbe stato in grado sapere, attraverso il Segretariato generale, che al signor Ablyazov era stato concesso dal Regno unito lo status di richiedente asilo o di rifugiato».
È questo il quadro fornito dai ministeri dell'Interno, della Giustizia e degli Esteri riguardo a Ablyazov ai parlamentari 5 stelle che adesso chiedono la «riabilitazione di tutti coloro che hanno dovuto subire un'ingiusta condanna per i compiti svolti con decoro nell'esercizio delle proprie funzioni».
I giudici hanno, anche, contestato ai poliziotti una sorta di asservimento al Kazakistan che era a caccia ricerca del presunto truffatore, ma una legge del 2016 ha ratificato un accordo di cooperazione del 2009 (precedente di 4 anni al presunto sequestro) firmato a Roma tra Italia e Kazakistan per il contrasto a diverse forme di criminalità
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