DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Paolo Mastrolilli per “La Stampa”
La proposta di cessate il fuoco in Ucraina ha diviso la Nato sulla strategia da adottare per spingere Putin a cambiare davvero linea. Le prossime ore, dunque, saranno decisive: se oggi la tregua diventerà concreta, nei fatti oltre che nelle parole, l’Alleanza comincerà ad intravedere una via d’uscita. Se invece Mosca continuerà a dimostrarsi inaffidabile, le nuove sanzioni già preparate da Stati Uniti ed Unione europea diventeranno inevitabili.
Il vertice in Galles si è aperto con un incontro a sei, a cui hanno partecipato il presidente americano Obama, quello francese Hollande, il premier britannico Cameron e l’italiano Renzi e la cancelliera tedesca Merkel. Con loro al tavolo c’era il leader ucraino Poroshenko, che ha portato una notizia incoraggiante: «Se un incontro che abbiamo in programma domani (oggi, ndr) a Minsk avverrà come previsto, alle 14 ora locale ordinerò il cessate il fuoco bilaterale, nella speranza che l’implementazione del piano di pace cominci già domani».
Si riferiva alla proposta in sette punti avanzata mercoledì dal presidente russo Putin, che lascerebbe ai ribelli il controllo di larga parte dei territori conquistati nella zona orientale del paese, ma fermerebbe la guerra. Anche il leader dei separatisti, Alexander Zakharchenko, ha detto che ordinerà la cessazione delle ostilità, un’ora dopo lo stop delle operazioni militari da parte di Kiev.
Questa prospettiva di una soluzione politica alla crisi ha aperto una discussione fra gli statisti seduti al tavolo. Secondo gli americani, Usa e Ue dovevano comunque varare le sanzioni, proprio per spingere il Cremlino a dare seguito alla tregua. Sul terreno, infatti, ieri l’intelligence non vedeva ancora alcun movimento incoraggiante da parte delle forze separatiste e dei loro sostenitori russi.
Gli alleati europei, guidati in particolare dalla cancelliera Merkel, erano di parere opposto. Secondo loro bisognava tenere ferme le sanzioni, proprio perché Mosca stava considerando il cessate il fuoco, e usarle come eventuale elemento di ritorsione, se Putin non avesse mantenuto le promesse.
In altre parole finalizzare la definizione degli obiettivi da colpire con le nuove misure, ma aspettare e vedere il comportamento dei separatisti e dei russi.
Se oggi il cessate il fuoco entrasse davvero in vigore, le sanzioni resterebbero sul tavolo come il grilletto pronto a scattare in caso di future violazioni; se invece la tregua si dimostrasse un trucco, a quel punto potrebbero partire subito come punizione. «La decisione - ha detto Hollande - dipende da cosa avverrà nelle prossime ore».
Alla fine della giornata, questa sembra essere la linea prevalsa. La «Nato Ukraine Commission», riunita nel pomeriggio (Obama è arrivato in ritardo, ma - riferisce la Casa Bianca – non c’è nessun incidente diplomatico, semplicemente i bilaterali si sono protratti più del previsto) ha pubblicato un comunicato di condanna delle azioni di Mosca, ma ha anche incoraggiato gli sforzi in corso per trovare una soluzione politica, senza passi concreti verso l’adozione di nuove sanzioni.
«Abbiamo concordato - ha spiegato il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini - che non esiste una soluzione militare alla crisi. Vedremo come si comporterà la Russia, ma servono i fatti».
Il vice consigliere per la sicurezza nazionale americano, Ben Rhodes, ha invertito l’ordine dei fattori nel suo briefing con i giornalisti: «Le nuove sanzioni devono essere pronte. Con l’ultimo round abbiamo già colpito settori come la difesa, la finanza e l’energia, ma insieme agli alleati europei ci stiamo coordinando per misure addizionali. L’escalation militare condotta dalla Russia deve essere fronteggiata da una pressione equivalente.
Naturalmente la de-escalation sarebbe preferibile, ma tutto sta nel vedere che tipo di seguito le daranno le parti in causa, in particolare i russi e i separatisti».
L’ambasciatore americano alla Nato, Lute, ha comunque avvertito che oggi l’Alleanza «annuncerà nuove iniziative concrete per la sicurezza dell’Ucraina», insieme alla forza rapida da schierare in Europa orientale. Se il cessate il fuoco non reggerà, per Washington la strada da seguire è già segnata.
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