CAOS A FIUMICINO! QUEL PASTICCIACCIO DEL PRIMO AEROPORTO ITALIANO: CHIUSO PER IL ROGO, POI RIAPERTO, ORA DI NUOVO CHIUSO PER PRESUNTE SOSTANZE TOSSICHE MA MANCANO LE ANALISI: “CI SONO I SOLDI PER FARLE MA NON LE CENTRALINE…”

Claudio Paudice per “Huffington post”

 

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Ci sono i soldi per fare le analisi dell'aria, ma non ci sono le centraline per i rilievi. E così il Terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino resta chiuso, chissà fino a quando. Il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi rivela all'Huffington Post le ragioni dello stallo in cui versa "la principale azienda di Roma, la Fiat della Capitale: vengono chiusi  16 gate e 130mila passeggeri vagano nell'aeroporto, senza nessuna certezza scientifica".

 

 A 20 giorni dall'incendio la procura di Civitavecchia ha disposto il sequestro del molo D: l'operatività dell'aeroporto è calata all'80% e i disagi per i passeggeri continuano a farsi sentire. "Noi abbiamo le analisi degli istituti privati ma non di quelli pubblici. È una situazione paradossale. Ci sono i soldi, ma mancano le centraline perché impegnate altrove",

 

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C'è confusione. L'aeroporto prima è stato chiuso, poi riaperto, ora è nuovamente chiuso dopo l'intervento della magistratura. Cosa c'è che non torna?

Quest'incendio è accaduto 20 giorni fa e oggi è ancora chiuso per presunto inquinamento. Hanno provato a fare le analisi subito dopo l'incendio: analisi condotte da istituti privati che hanno appurato l'assenza di veleni nell'aria. Così è stata decisa la riapertura. Ma dopo i boatos e le polemiche politiche, è mancata la fiducia negli istituti privati. Sono state richieste le analisi di un ente pubblico. E qui sorge il vero problema. La Asl ha detto che non è in grado di farle. L'Asl competente, la Rm D, è anche commissariata per un presunto scandalo. L'Arpa ha fatto solo i rilievi per la diossina, che è stata trovata, ma non esistono limiti di legge.

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E poi?

È stato coinvolto l'Istituto Superiore di Sanità, ma non c'erano i soldi per fare le analisi dell'aria. A questo punto è subentrata l'Enac che ha deciso di mettere sul piatto 200mila euro circa per fare le analisi. Qui emerge il vero paradosso di tutta questa vicenda: perché mancano le centraline, e quelle che già ci sono, sono impegnate altrove. Bisogna comprarle, e nel frattempo passerà altro tempo.

 

L'aeroporto è così condannato allo stallo per la mancanza di centraline.

Sono sinceramente disperato. Non c'è nessuna certezza: stiamo parlando di 130mila persone che non atterrano a Roma. La cosa scandalosa è che l'aeroporto di Roma, la Capitale d'Italia, non ha una struttura pubblica alla quale appoggiarsi per fare le analisi dell'aria. Dovremmo metterci a lavorare su questo. L'Asl e l'Arpa non sono pronte. E noi perdiamo passeggeri e soldi.

 

Quindi come se ne esce?

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Gli operai hanno il diritto di avere certezze sulla loro salute e di chiedere l'intervento pubblico per certificare la qualità dell'aria. Ma se l'istituto pubblico non può, facciamo come si fa con le cause: si nomina una commissione mista con un rappresentante del mondo universitario, un rappresentante dell'Asl, uno dell'Inail, uno del sindacato. E in 24 ore facciamo le analisi che servono per riaprire l'aeroporto. Stare fermi è inutile. Più passa tempo, meno sostanze nocive verranno trovate nell'aria, perché si estingueranno. Così rischiamo di tenere chiuso un aeroporto per poi, chissà quando, fare le analisi e non trovare nulla.

 

Un paradosso.

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La cosa scandalosa è che Roma non ha mezzi per fronteggiare questa situazione. Nei prossimi giorni farò un'interpellanza urgente e già venerdì prossimo il ministro dei Trasporti potrebbe spiegarci perché nella Capitale d'Italia, nel suo centro nevralgico che è anche la principale azienda della città, come la Fiat a Torino, vengono chiusi 16 gate e 130mila passeggeri vagano nell'aeroporto, senza nessuna certezza scientifica.

 

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L'incendio ha messo in luce alcune carenze strutturali non solo dell'aeroporto ma del sistema Italia. Domani l'aeroporto sarà chiuso, dopodomani lo stesso e il giorno dopo sempre lo stesso. Dopo quello che è successo ieri (l'amministratore delegato di Adr iscritto nel registro degli indagati) in qualunque altro posto al mondo oggi avremmo avuto le analisi e domani avremmo riaperto l'aeroporto. Invece siamo ancora nella terra di nessuno.

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