RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Luigi Ferrarella per milano.corriere.it
Il computer con la vera contabilità del crac Parmalat distrutto a martellate resta la scena cult, ma adesso non è male anche il falò delle tangenti dei fratelli Fabbro, «operazione consistita nel dicembre 2022 nell’incenerimento e smaltimento di 13 faldoni di documentazione contabile dei rimborsi spese nei quali si annidavano, come confermato dall’interrogatorio di William Fabbro, regalie ed utilità corruttive».
Un vero peccato, perché ad esempio l’arresto del generale dei carabinieri Oreste Liporace dipende proprio da questi due fratelli Massimiliano e William Fabbro, fino al 2022 a capo di un gruppo da 130 milioni di fatturato nella ristorazione (...)
Con utilità al generale come 22.000 euro in finti affitti o 11.500 euro in borse Louis Vuitton e biglietti dello stadio, i Fabbro hanno ammesso di aver vinto nel 2019 l’appalto da 695.000 euro delle pulizie della Scuola allievi sottufficiali dell’Arma a Velletri, «truccato» con l’ausilio del pure arrestato imprenditore laziale Ennio De Vellis, monopolista dei traslochi di polizie e 007.
È su questi due assi — Fabbro e De Vellis — che l’inchiesta prova a progredire. La perquisizione a casa di un (sinora non indagato) 007 in servizio all’Aisi segnala che qualche idea c’è sui 165.000 euro pagati dai Fabbro a De Vellis come intermediazione per riuscire a entrare nell’ambìto mondo degli appalti dei servizi segreti coordinati dal Dis della Presidenza del Consiglio: aspirazione coronata da due inviti alle gare, la seconda vinta per 15 milioni di euro nel 2020.
Somiglianza di ipotizzato traffico di influenze illecite, e entità degli oltre 200.000 euro sborsati dai non certo filantropi Fabbro all’imprenditore Angelo Guarracino, spingono Ros e GdF a verificare quest’altro indagato traffico di influenze: «Mi chiese una sorta di collaborazione, in modo — dice uno dei Fabbro ai pm — che io prendessi appalti per cui lui non aveva i requisiti e poi dessi in subappalto una parte a lui.
Un giorno Guarracino mi disse che in Vaticano un suo compaesano, tale Gennaro Esposito detto Rino, era segretario particolare del cardinale Francesco Coccopalmerio, colui che affidava vari lavori di ristrutturazione. In particolare c’era in ballo un lavoro di ristrutturazione delle chiese della Diocesi di Camerino per 30 milioni».
«Guarracino - continua - mi disse che mi poteva far entrare in questo mondo, ma prima dovevo fare una donazione a una fondazione facente capo a Coccopalmerio, che si occupava realmente di opere caritative, e poi dovevo retribuire lui (Guarracino, ndr), cosa che feci pagandogli due fatture per 60 mila euro. Per il contatto avuto con padre Alfonso De Ruvo per un appalto di 3 milioni Guarracino mi ha chiesto anche qui una somma, e gli ho dato 180 mila euro. Non si trattava certo di una millanteria di Guarracino, ne sono certo», solo che nel 2022, «mentre eravamo in dirittura d’arrivo, purtroppo sono stato arrestato per corruzione a Milano».
È invece il filone d’indagine su De Vellis a costare all’ex deputato ed ex sottosegretario pd al ministero dell’Interno, Gianpiero Bocci, l’essere indagato per corruzione nell’ipotesi che 12.000 euro fatturatigli nel 2019 come consulenze da una società di De Vellis fossero collegabili all’affidamento all’imprenditore nel 2017 di un appalto da 63.000 euro del Viminale per servizi di facchinaggio: «Una consulenza nel 2019 da privato cittadino a una società che solo oggi Bocci apprende avesse ottenuto nel 2017 un appalto del ministero di cui non si è mai occupato», replica l’ex pm Alessandro Cannavale, difensore del politico condannato tre giorni fa a Perugia in primo grado a 2 anni e 7 mesi per associazione a delinquere su concorsi truccati nella sanità.
Ed è sempre il faro su De Vellis ad aver «contagiato» di indagini anche il top manager del ministero delle Infrastrutture, Lorenzo Quinzi, a sua volta indagato per turbativa d’asta (…)
oreste liporace lorenzo quinziLorenzo Quinzi 1il generale Oreste Liporace
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