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Simona Carnaghi per “il Giorno”
Sequestrato e torturato per lanciare un avvertimento all’amico ‘‘moroso”. I pochi dettagli che emergono sulla spaventosa vicenda di baby-criminalità dall’indagine condotta dalla squadra mobile di Varese e coordinata dalla procura dei minori di Milano (il fascicolo è stato assegnato all’ex pm varesino Sabrina Ditaranto), vengono definiti «agghiaccianti» dagli inquirenti.
Per oltre tre ore, nel pomeriggio dello scorso 9 novembre, uno studente varesino di 15 anni è stato in balìa di quattro coetanei: due componenti del branco, anzi, avrebbero addirittura meno di 14 anni: così fosse, nemmeno sarebbero imputabili. Il vero obiettivo del blitz da Arancia Meccanica, a quanto pare, non era la povera vittima.
Il branco – due italiani e due stranieri – avrebbe seviziato lui per mandare un messaggio al suo compagno di banco, ‘reo’ di non aver saldato un debito – pochi euro, 30 o 40 al massimo – in relazione a un giro di cannabis gestito dal gruppetto.
«Una logica da criminalità organizzata», dicono gli inquirenti. Un messaggio chiaro: «Ecco cosa ti succederà se non paghi. Il prossimo sei tu». È possibile che i quattro baby aguzzini si siano accaniti sul malcapitato amico del debitore non riuscendo a trovare, oppure ad attirare in trappola, il vero obiettivo della spedizione punitiva.
Sulla vicenda, consumatasi in un garage del quartiere popolare delle Bustecche a Varese (locale di proprietà della famiglia di uno dei quattro appartenenti al branco), la procura dei minori ha aperto un’indagine. I quattro presunti baby aguzzini sono già stati ascoltati dal pm. Secondo fonti giudiziarie almeno due dei quattro picchiatori sarebbero già stati iscritti nel registro degli indagati. Tra le ipotesi di reato contestate, naturalmente, compaiono il sequestro di persona e le lesioni aggravate.
I genitori del giovane, assistiti dall’avvocato Augusto Basilico, ieri hanno chiesto «giustizia. Non ci interessa una vendetta, ma vogliamo che chi ha fatto del male a nostro figlio venga punito con il massimo rigore e in tempi celeri». L’indagine è complessa e estremamente delicata, soprattutto vista l’età dei protagonisti. Stando a quanto ricostruito sinora la vittima è stata attirata con una scusa nel garage. Il quindicenne conosceva i quattro presunti aguzzini e non ha sospettato nulla.
Una volta nel box il branco avrebbe preso il sopravvento. Calci, pugni. Poi la tortura fisica e psicologica. La vittima è stata denudata, legata a una sedia con del filo elettrico, picchiata. Al quindicenne è stata gettata addosso ripetutamente acqua gelata mescolata a detersivo per i piatti. Il ragazzino è stato umiliato in ogni modo.
Alla fine, in preda al terrore, è stato liberato. Ha avuto bisogno di un ricovero nel reparto di Neuropsichiatria infantile dell’ospedale di Varese. Il referto medico parla di «ricordi intrusivi involontari e spiacevoli», «flashback e stato di ansia e ipervigilanza». Tutti indicatori di un forte trauma psicologico, oltre che fisico. Non paghi i quattro picchiatori avrebbero continuato a tormentare la vittima anche sui social network, postando video in cui lo definivano «infame».
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