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HACKING WAR - L’AISE STAVANO MONITORANDO DA TEMPO LA “HACKING TEAM” E GLI AMMINISTRATORI DI HT E DI FINLOMBARDA SGR, FINANZIARIA DELLA REGIONE LOMBARDIA CHE DETIENE IL 26% DELLA SOCIETÀ - CAMPANELLO D’ALLARME FU IL TENTATIVO DI VINCENZETTI DI VENDERE LA SOCIETÀ AI SAUDITI

Andrea Giambartolomei per il “Fatto Quotidiano”

 

HACKING TEAMHACKING TEAM

L’ Aise stava monitorando l’Hacking Team. L’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (i servizi segreti italiani per l’estero, Aise ex Sismi) aveva fiutato i rischi connessi alla società milanese, inventrice del software spia Remote Control System (Rcs), conosciuto anche col nome “Galileo” e fornito a governi, investigatori e agenzie di intelligence di tutto il mondo. Lo scorso 6 luglio la società guidata da David Vincenzetti ha subìto un attacco informatico e 400 gigabyte di informazioni sono stati sottratti dai suoi server. Ciò avrebbe provocato problemi ad alcune indagini, ma non la perdita di dati sensibili.

 

DAVID VINCENZETTI - HACKING TEAMDAVID VINCENZETTI - HACKING TEAM

È emerso ieri mattina dall’audizione del direttore Alberto Manenti al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), presieduto dal senatore leghista Giacomo Stucchi: “Abbiamo ottenuto tante informazioni utili che riguardano quanto fatto da Aise con l’utilizzo di quel software e abbiamo avuto garanzia che nessun dato ottenuto da Aise con quel software sia stato oggetto di esfiltrazione, perché i dati non erano in possesso della società”, è l’unica dichiarazione rilasciata da Stucchi.

 

Manenti avrebbe infatti spiegato che né i dati acquisiti con il programma ‘Galileo’ né quelli contenuti nei server degli 007 e acquisiti attraverso altri canali, sono stati toccati dall’attacco ad Hacking Team. Tuttavia ha aggiunto che l’aver disabilitato immediatamente il programma dopo l’attacco ha provocato rallentamenti e problemi alle inchieste in corso, come già segnalato al Copasir dal capo della polizia Alessandro Pansa e dal comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette.

 

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Non sarebbe l’unico punto trattato nelle quattro ore di riunione. Per quanto riferito da Manenti, l’Aise era ben consapevole dei rischi legati ai tentativi affaristici della società e dei tentativi dei suoi amministratori di venderla a vari acquirenti. Per questo l’agenzia di Manenti avrebbe controllato i movimenti degli amministratori di Ht e di Finlombarda Sgr, società finanziaria della Regione Lombardia che detiene il 26 per cento della società di Vincenzetti.

 

Manenti ha spiegato che per superare i blocchi della legge sulla cessione del software gli azionisti avevano pensato di vendere la società. Come rivelato dal Fatto il 5 agosto, tra il 2013 e il 2014 l’avevano offerta al regime saudita e nel 2014 anche all’Aise: per il direttore, però, il negoziato non è mai decollato. Sempre da Manenti si sarebbe appreso che altre contrattazioni erano in corso per la cessione. E cosa sarebbe successo se i sauditi fossero entrati in possesso di una “macchina” con la possibilità di controllare il software utilizzato in tutto il mondo?

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Nel Copasir alcuni si pongono la domanda: “Sono emerse diverse incongruenze e bisogna capire fino in fondo le finalità per cui veniva utilizzato il software Galileo – sostengono i componenti del M5s Angelo Tofalo, Vito Crimi e Bruno Marton –. Grave sarebbe la conferma di un tentativo di vendita dell’azienda all’Arabia Saudita. Nessuno sapeva nulla? Colpisce molto il silenzio del mondo politico che sembra voler oscurare la vicenda”. I membri del Copasir non sono ancora soddisfatti delle informazioni ottenute finora.

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In questa settimana a Palazzo San Macuto sono già stati ascoltati Pansa, martedì il generale Tullio Del Sette (secondo il quale cinque o sei indagini sono state danneggiate dal pirataggio dell’Hacking Team) e mercoledì il numero uno della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo, per il quale non ci sarebbe nessun problema perché le fiamme gialle, in possesso del software, non l’avrebbero ancora utilizzato.

 

Ieri sera doveva intervenire anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, ma la riunione è saltata perché era in concomitanza con il consiglio dei ministri nel quale il ministro dell’Interno Angelino Alfano avrebbe dovuto presentare la relazione su “Mafia Capitale”. L’audizione del guardasigilli è slittata a settembre.

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Dopo di lui verrà ascoltato anche il direttore del Sistema informazione per la sicurezza della Repubblica Giampiero Massolo. C’è poi la possibilità che i parlamentari del Comitato facciano arrivare a Roma i magistrati della Procura di Milano che stanno indagando sul furto di dati subìto da Hacking Team. Non è tutto: “Ora più che mai è necessario audire il vero responsabile dei servizi segreti, ovvero il primo ministro Renzi, immediatamente”, affermano i grillini.