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Dal corriere.it
La Cina ha accelerato l'espansione del suo arsenale nucleare dopo aver rivisto la sua valutazione sulla minaccia posta dagli Stati Uniti. A scriverlo, in una esclusiva, è il Wall Street Journal, che cita «fonti a conoscenza della strategia di Pechino».
La decisione di aumentare gli sforzi sul programma nucleare - secondo le fonti del quotidiano statunitense - è precedente all'inizio della guerra in Ucraina, ma la cautela dimostrata dagli Usa nell'evitare un coinvolgimento diretto nel conflitto ucraino avrebbe convinto Pechino a dare maggiore enfasi allo sviluppo di armi atomiche come deterrente.
Nel caso di un conflitto a Taiwan - questo sarebbe il pensiero di Pechino - gli Stati Uniti eviterebbero un coinvolgimento diretto se si trovassero di fronte a una potenza in grado di rivaleggiare con loro in termini di arsenale nucleare.
Nei giorni scorsi, il Financial Times aveva parlato di un rinnovato sforzo da parte degli Stati Uniti (insieme con Gran Bretagna e Australia) nello sviluppo di missili ipersonici, dopo che Pechino aveva sorpreso Washington con i suoi test - estremamente avanzati - su questo tipo di vettori (che possono portare testate atomiche).
Secondo le fonti statunitensi citate dal Wall Street Journal, la Cina ha accelerato la costruzione di un centinaio di silos missilistici nelle regioni occidentali del Paese, da cui proiettili nucleari potrebbero raggiungere gli Stati Uniti.
La dottrina nucleare cinese non è chiara: gli Stati Uniti temono che Pechino possa attaccare a sorpresa, mentre fonti vicine alla leadership cinese - sempre citate dal Journal - escludono questa possibilità. L'attuale, rinnovato impegno da parte della Cina deriverebbe dal fatto che l'arsenale atomico cinese è considerato ormai datato e inadatto a rappresentare un deterrente efficace nei confronti di Washington.
A indicare un aumento della tensione tra le due potenze c'è anche la prossima visita di un alto funzionario statunitense nelle Isole Salomone, nell'Oceano Pacifico, dopo la pubblicazione di una bozza di accordo tra il governo di queste isole e la Cina che consentirebbe a Pechino di dislocare le proprie truppe in una zona più vicina ad Australia, Nuova Zelanda e Hawaii che a Pechino.
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