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L’AQUILA ALL’OLIMPICO, IL FALCO A CARACALLA - IL RAPACE UTILIZZATO FRA LE ROVINE PER CACCIARE I GABBIANI - SI TRATTA DI UNA SPECIE PARTICOLARE, “LA POIANA DEL DESERTO”, CHE ATTACCA IN GRUPPO I PENNUTI CHE INFESTANO ROMA ED AGGREDIVANO GLI SPETTATORI DELL’ARENA DELLA LIRICA
Manuela Pelati per il Corriere della Sera
Si alza in volo con gli artigli ben aperti e rompe il silenzio con il campanello sulle zampe, quello che adottava Federico II di Svevia quando nel medioevo aprì la strada alla falconeria nel rispetto della natura. Il falco «guardiano» delle terme di Caracalla da quattro anni allontana i gabbiani dalle rovine. Gli uccelli infestanti che a Roma hanno raggiunto 15mila esemplari e invadono il centro storico, avevano nidificato nell’area in 400, impedendo l’accesso ai visitatori minacciati con garriti e beccate in testa. L’intervento è stato deciso dalla Soprintendenza, ora i nidi sono quasi scomparsi.
«Prima di tutto chiariamo una cosa: il falco attacca sempre ma non preda, attaccare è una cosa, arrivare a cacciare e uccidere è un altro» precisa il falconiere Gianluca Medde. «Durante il corteggiamento dei gabbiani da gennaio ad aprile interveniamo la mattina all’alba e sera al tramonto, negli altri periodi una volta al giorno per tre giorni alla settimana, ma si decide in base alla presenza dei gabbiani».
Come avviene l’azione? «Il falco lanciato in volo attacca i gabbiani che lanciando garriti si riuniscono in stormi nei cieli, provando a scacciare il falco. Ma soccombono: il rapace è dominante nella catena alimentare e i gabbiani lo temono. La paura inoltre è aumentata dal rumore del campanello sulle zampe del falco. Alla fine i gabbiani preferiscono allontanarsi».
Il falco in natura non attaccherebbe il gabbiano, ma forte della presenza dell’uomo acquisisce coraggio. «Abbiamo scelto questo tipo di falco, la poiana del deserto, perché di solito va a caccia in gruppo, al contrario di altri falchi solitari che non fanno squadra, questo rapace accetta il cibo dal falconiere, motivo per cui non ha bisogno di uccidere: vince l’opportunismo di trovare da mangiare facilmente». Nell’area archeologica di due ettari infatti volano indisturbati pappagalli, merli e storni. «Questo dipende però da un buon addestramento perché se per caso la poiana soccombe all’attacco dei gabbiani, non sarà mai più dominante in futuro in quel sito».
E il gioco di squadra è un valzer tra rapace e falconiere. «Vola per 20 metri e si posa, poi segue l’addestratore che cammina lungo il perimetro del sito e in diagonale evitando i nidi degli altri rapaci». Nell’area di Caracalla c’è anche la dimora di una coppia di falchi pellegrini, tre coppie di falci gheppio e due di civette. «Quando alzo il pugno al cielo, la poiana viene a mangiare la carne, la passeggiata dura anche tre ore con una decina di bocconi, per un totale di 100 grammi di carne. Il giro finisce quando il gabbiano è sparito dal sito da qualche ora. Ma se è necessario il falco sta in volo tutto il giorno, come all’aeroporto di Grosseto».
NEIL YOUNG CARACALLA
la carmen a caracalla foto yasuko kageyama 10
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