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1. LITI, MINACCE E UN ATTENTATO EVOCATO GIÀ DIECI ANNI FA LA SCIA IGNORATA DEL KILLER
Estratto dell’articolo di Guido Olimpio e Mara Gergolet per il “Corriere della Sera”
Taleb Al Abdulmohsen - attentatore al mercatino di natale di Magdeburgo
Il giorno dopo, mentre si scava nelle tracce lasciate dall’assassino, emerge una lunga sfilza di suoi guai: Taleb Al Abdulmohsen aveva più volte minacciato le autorità arrivando perfino, più di dieci anni fa, a prospettare un attentato. È stato lo stesso capo della polizia tedesca, Holger Münch, a tracciarne in televisione il profilo: si tratta, ha detto, di un elemento «completamente atipico».
[…]
Si cerca quindi nel passato. Tra il 2011 e il 2016 Taleb viveva nel grande Nord tedesco, sul Baltico in Meclemburgo-Pomerania Anteriore, dove ha svolto la sua specializzazione. Secondo lo Spiegel , entrò in conflitto con l’ordine dei medici che non gli riconosceva alcuni esami, e al telefono minacciò pesantemente i dipendenti.
Taleb Al Abdulmohsen - attentatore al mercatino di natale di Magdeburgo
Dichiarò che avrebbe compiuto atti tali da attirare l’attenzione internazionale, facendo espliciti riferimenti alla maratona di Boston, dove, due giorni prima, i fratelli ceceni Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev avevano piazzato i loro ordigni nelle pentole a pressione, uccidendo tre persone e ferendone oltre duecento.
La polizia del Meclemburgo allora perquisì la sua casa, esaminò il suo computer e il telefono, senza trovare indizi di una «concreta preparazione di un attentato». Fu condannato, nel settembre 2013, a 90 giorni tramutati in una multa da 900 euro: una somma così bassa, perché viveva di sussidi ed era disoccupato.
attentato al mercatino di natale di magdeburgo
Qualche tempo dopo, nel gennaio 2014 si presentò a un ufficio di Stralsund, chiedendo sostegno finanziario: minacciò di compiere un atto che sarebbe rimasto nella memoria a lungo, disse che si sarebbe suicidato. Fu contattato dalla polizia per una «prevenzione dei rischi», e di nuovo classificato come «non pericoloso», in primis perché non aveva legami ideologici con i jihadisti.
La sua figura ha scatenato una marea di fake news: account complottisti hanno disseminato il web di dettagli finti, completamente inventati. E posto tante domande.
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Per chi studia terrorismo, quello di Taleb Al-Abdulmohsen sarà un caso che resterà nei manuali. Taleb potrebbe rappresentare il punto di congiunzione tra chi compie una strage per ragioni meramente personali e il terrorista ideologico. Una sintesi già vista in diversi episodi in Occidente, ma che spesso è sottovalutata dagli investigatori perché sfugge a una «catalogazione» precisa, netta.
attentato al mercatino di natale di magdeburgo
E sfugge proprio perché, come nel caso di Taleb, i profili sono mutevoli e anche le motivazioni variano di volta in volta, a seconda del protagonista dell’atto violento. Possono incidere problemi legati al lavoro, alla famiglia, al cerchio sociale che frequenta o lo respinge.
Quando un individuo non riesce a raggiungere un proprio obiettivo — e i motivi possono essere infiniti — può decidere di colpire nascondendosi sotto una maschera politica oppure religiosa. E sceglie quella più «vicina» al suo pensiero, al suo ambiente, alle origini. L’importante, nella sua testa, è non sentirsi uno sconfitto, bensì presentarsi come un vendicatore.
Sono scenari in cui il killer può essere certamente influenzato da messaggi estremisti (jihadisti, xenofobi, neonazisti, misogini) e persino considerarsi parte di un’agenda più ampia. C’è spazio per la manipolazione, per l’ispirazione di cattivi maestri. Ma la prima scintilla sono i suoi guai.
2. L’ATTENTATORE DI MAGDEBURGO ISPIRATO DALLA STRAGE DI BOSTON “MINACCIAVA DA DIECI ANNI”
Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
Taleb Al Abdulmohsen - attentatore al mercatino di natale di Magdeburgo
La tragedia di Magdeburgo si sta trasformando in una Caporetto degli apparati di sicurezza tedeschi. Ieri la ministra dell’Interno Nancy Faeser ha balbettato che ci saranno «ulteriori indagini» per capire che fine hanno fatto le numerose segnalazioni arrivate in oltre dieci anni su Taleb Al Abdulmohsen. Perché dai dettagli emersi ieri, è chiaro che l’attentatore saudita aveva cominciato a minacciare atti violenti e stragi sin dal 2013. E su questioni che nulla avevano a che fare con il suo fanatismo anti islamico.
[…] Il terrorista che simpatizzava con le estreme destre fantasticava apertamente sin dal 2013 con l’idea di organizzare un attentato simile a quello avvenuto nello stesso anno alla maratona di Boston, dove due bombe avevano provocato tre morti e oltre 250 feriti.
Undici anni fa, durante la specializzazione in psichiatria, Al Abdulmohsen abitava sull’isola del Mar Baltico Stralsund. Infuriato per il giudizio su alcuni esami, il saudita aveva telefonato all’Associazione dei medici minacciando apertamente azioni «che avranno una risonanza internazionale», facendo esplicitamente riferimento alle bombe di Boston.
attentato al mercatino di natale di magdeburgo
La polizia aveva reagito, allora, perquisendo l’appartamento del medico. Ma aveva concluso che non ci fossero «reali» indizi su un possibile attacco. Il tribunale di Rostock lo aveva condannato a una multa irrisoria per «disturbo della quiete pubblica ». L’anno successivo, però, Al Abdulmohsen si era fatto di nuovo notare.
Nel 2014 si era rivolto alle autorità locali chiedendo soldi, e minacciando di nuovo di «commettere un gesto di cui ci si ricorderà a lungo». In quell’occasione, il medico saudita aveva anche detto che si sarebbe suicidato, se le sue richieste non fossero state esaudite. Di nuovo, la polizia lo aveva interrogato senza trarne conseguenze. E lui, nello stesso autunno, aveva insultato a più riprese i giudici di Rostock che lo avevano condannato alla mini multa. Aveva persino chiamato la cancelleria federale definendo i togati «razzisti».
Taleb Al Abdulmohsen - post con un fucile d assalto
E in quella telefonata aveva annunciato che si sarebbe procurato una pistola. Eppure, il ministero dell’Interno del Meclemburgo-Pomerania non lo aveva ritenuto un soggetto pericoloso. E questi episodi, insieme ad altre denunce, ad esempio quella della polizia berlinese per averli tempestati di falsi allarmi, non avevano mai messo in discussione il suo status di rifugiato.
Ieri tra le autorità per la sicurezza è cominciato un imbarazzante scaricabarile ma si è registrato anche qualche raro mea culpa. Il capo del sindacato della polizia Gdp, Jochen Kopelke, ha criticato il mancato scambio di informazioni tra le varie istanze preposte: «Ci parliamo troppo poco, tra varie autorità». E Kopelke ha anche criticato un punto chiave dell’impossibilità di condurre alcune indagini fino in fondo: «La protezione dati ci impedisce di far circolare più informazioni. Ed è il problema chiave dell’archit ettura della sicurezza federale». […]
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