DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
L.Mar. per “la Stampa”
Il solito lupo solitario? E, come spesso è accaduto, negli ultimi assalti di jihadisti in Francia, siamo di fronte semplicemente a uno squilibrato mentale? Ali H, l'autore dell'assalto di ieri, là dove si trovava la redazione di Charlie Hebdo cinque anni fa, al momento del terribile attentato, è stato catturato subito dopo l'aggressione e ha già confessato. «Si tratta chiaramente di un atto di terrorismo islamista - ha dichiarato ieri sera, sul canale pubblico France 2, Gérald Darmanin, ministro degli Interni -. È un nuovo sanguinoso attacco contro il nostro Paese e contro dei giornalisti».
Intanto, subito dopo, ieri un presunto complice è stato arrestato poco lontano. E in serata altre cinque persone fermate. No, questa volta l'organizzazione sembra più complessa e articolata. Ritorniamo all'autore, Ali H. poco più che un ragazzino. E vestito come tale: un piumone nero, una maglietta gialla, le sneakers rosse. Proprio grazie a questi elementi, raccolti da testimoni, i poliziotti sono riusciti a ritrovarlo a breve distanza da dove si trovava la redazione di Charlie Hebdo e dove ha ancora sede l'agenzia di produzione tv Première Ligne, obiettivo dell'attacco. Ieri sera gli inquirenti non erano sicuri della vera identità dell'attentatore, che addosso non aveva alcun documento.
ATTENTATO A PARIGI - ALI H - LA MANNAIA
Ma si conoscono alcuni elementi: ha 18 anni ed è originario del Pakistan. Arrivato in Francia minorenne e da solo, senza la propria famiglia, a 15 anni. L'ultimo suo indirizzo conosciuto si trova a Pontoise, una quarantina di chilometri a nord-ovest di Parigi. Ma non si sa se ci vivesse ancora gli ultimi tempi. Nessun sospetto Di sicuro il giovane non è mai stato sospettato di terrorismo islamico: non era classificato «s» e, quindi, soggetto ai controlli dei servizi segreti francesi.
Unico incidente di percorso: in giugno era stato trovato dalla polizia, alla Gare du Nord, una delle principali stazioni ferroviarie di Parigi, con un cacciavite in tasca. Quanto all'altro uomo, che è stato fermato nei corridoi della stazione della metropolitana di Richard-Lenoir, accanto al luogo dell'assalto, sarebbe nato in Algeria trentatrè anni fa. Poco prima di questo nuovo attentato i due sono stati visti parlare, ripresi assieme dalle videocamere del metrò. Anche questo secondo uomo non avrebbe mai avuto problemi con la giustizia.
ATTENTATO A PARIGI VICINO CHARLIE HEBDO DA PARTE DI UN RAGAZZO PAKISTANO
Avrebbe accompagnato sul posto il ragazzino e l'avrebbe mandato allo sbaraglio? Varie perquisizioni sono state effettuate nella banlieue nord. E a Pantin è stato trovato un appartamento, che avrebbe rappresentato la base per organizzare l'attacco: lì sono state arrestate altre cinque persone. In serata poi emerge che tre degli arrestati sarebbero coinquilini del ragazzo pakistano.
SENZA PROTEZIONE
Tanto per contestualizzare questo nuovo attentato, bisogna ricordare che tre settimane fa è iniziato a Parigi il processo contro i complici dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly, autori degli attentati del gennaio 2015. Non solo: Charlie Hebdo ha pubblicato di nuovo le sue vignette blasfeme su Maometto in copertina los corso 2 settembre. E in vari Paesi, soprattutto in Pakistan, si sono tenute manifestazioni di protesta, con tanto di minacce al giornale e alla Francia. Infine, ieri Emmanuel Gagnier, uno dei dirigenti di Première Ligne, si chiedeva: «Perché, nel corso del processo di Charlie Hebdo, la polizia non ci ha assicurato una protezione permanente? Con dei poliziotti per strada, sempre all'entrata?». Forse quest' ultimo dramma si poteva evitare.
ATTENTATO A PARIGI VICINO CHARLIE HEBDO DA PARTE DI UN RAGAZZO PAKISTANO
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