DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
(ANSA) - Non un delinquente e nemmeno un boss, "morì da incensurato". E' stata tutta all'insegna della difesa di Renatino de Pedis, l'esponente della banda della Magliana ucciso in via del Pellegrino a Roma nel 1990 in un regolamento di conti tra bande, l'audizione dell'avvocato della famiglia, Maurilio Prioreschi, oggi nell'ambito dei lavori della Commissione di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, presieduta dal senatore, Andrea De Priamo.
Secondo Prioreschi, per quanto riguarda il collegamento presunto tra De Pedis e la scomparsa di Emanuela Orlandi, "tutto nasce da una telefonata che non esiste, una telefonata falsa, quella arrivata alla trasmissione Chi l'ha visto" nel 2005". De Pedis, ha sostenuto, "è uno di quei casi in cui si diventa boss dopo essere morto, gli scaricano addosso l'omicidio Pecorelli, Calvi, di tutto di più". "Non voglio sminuire - ha aggiunto -, né dire che De Pedis era uno stinco di santo, ma non aveva questa caratura criminale".
De Pedis, ha ripetuto il legale della famiglia, "entra in questa vicenda a seguito di una telefonata a Chi l'ha visto del 12 settembre 2005, questa presunta telefonata dice, se volete scoprire il segreto di Emanuela Orlandi, guardate chi è stato sepolto a Sant'Apollinare e il favore che fece al cardinal Poletti".
"Da questo momento in poi - prosegue - alcuni pentiti della Banda della magliana, si infilano e cominciano a fare dichiarazioni sul ruolo di De Pedis in questa scomparsa", sostanzialmente, a suo dire, per ottenere i benefici connessi al pentimento.
"Ma che favore gli doveva fare poi a Poletti?", ha anche affermato, "quando era latitante era a Fregene". Inoltre, ha sostenuto: "Non mi risultano rapporti nè con il Vaticano, nè con la politica, nè tantomeno con il cardinale Agostino Casaroli, se stiamo appresso a queste cose...".
LEGALE DE PEDIS, LA TOMBA IN S. APOLLINARE COSTÒ 40 MILIONI
(ANSA) - "La scoperta della sepoltura in Sant'Apollinare che non era in chiesa ma in una cripta, la prima notizia la procura di Roma l'ha da un confidente, che riferisce che era stato tumulato lì e così una indagine della procura di Roma viene affidata a De Gasperis, che sente i familiari, acquisisce la documentazione, comprese le fatture, sente gli Scarpellini che hanno fatto il sarcofago, e poi archivia perché non c'era nulla di penalmente rilevante".
Lo ha detto l'avvocato della famiglia De Pedis (Renatino e la moglie Carla Di Giovanni), Maurilio Prioreschi, nell'ambito dei lavori della Commissione di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, presieduta dal senatore, Andrea De Priamo. "Poi - ha ricostruito il legale - il Messaggero fa lo scoop pubblicando nel '97 la foto della tomba, fornita sicuramente dagli inquirenti, erano le foto della Dia quando fecero il sopralluogo".
Alla domande di De Priamo, su come si spiega che il vicario di Roma di allora, il cardinale Ugo Poletti che diede il via libera alla sepoltura, non fu mai sentito dall'autorità giudiziaria, ha risposto: "Evidentemente non lo hanno ritenuto, fece una lettera come facevano i politici, di raccomandazione".
"La storia della sepoltura - ha quindi spiegato - per come mi è stata raccontata dalla moglie è questa: De Pedis conosce don Pietro Vergari nella seconda detenzione, dall'84 all'88, cioè abbondantemente dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, quando esce a gennaio dell'88 instaura un buon rapporto con Vergari perché De Pedis era un appassionato di canto gregoriano, lui frequentava la messa con il canto gregoriano la domenica, Vergari lo sposa.
Poi loro erano una famiglia di ristoratori, c'erano dei seminaristi ogni tanto e Vergari chiedeva a De Pedis di organizzare dei pranzi per i seminaristi stranieri che non avevano da mangiare. In quei frangenti, Vergari racconta a De Pedis che voleva restaurare la cripta con delle celle per seppellire privati e ne stava per iniziare una.
Per una donna e il marito come donazione aveva restaurato un organo antico, parliamo dell'88". Poi, ha raccontato ancora, "quando De Pedis venne ucciso viene seppellito al Verano nella tomba di famiglia e subisce una serie di atti vandalici, a quel punto alla signora torna in mente la vicenda della cripta e chiede a Vergari se poteva essere trasferito lì. Carla Di Giovanni" nel frattempo deceduta, "era un funzionario dell'Aler, lavorava a 200 metri dalla basilica di S. Apollinare, e così per lei era più comodo andare a trovare il marito lì".
la serie vatican girl sulla scomparsa di emanuela orlandi 4
Prioreschi ha smentito quelle che lui ha definito "leggende" come per esempio quella che De Pedis fosse "il figlio illegittimo del cardinale". Quindi ha ricordato il "teorema Priore", "ma se la Banda della Magliana avesse messo in piedi un ricatto per riavere 20 miliardi versati alla banca del Vaticano, e perciò rapivano la Orlandi, se fosse vero, il Vaticano faceva seppellire lì De Pedis? La logica non lo dice".
Secondo Prioreschi, Sabina Minardi è "contraddittoria" e "inattendibile", "vergognose le sue dichiarazioni". Per quanto riguarda la presunta consegna fatta al Gianicolo da un autista al servizio della Banda della Magliana a una macchina targata Vaticano, afferma: "Mai sentito parlare di Sergio Virtù, il presunto autista" di cui ha parlato in audizione l'ex pm, Giancarlo Capaldo. Infine, afferma che il costo della sepoltura fu di 40 milioni, "come li avevano? La Di Giovanni ha sempre lavorato, poi avevano dei ristoranti, quello era il loro provento"
I LEGALI DI DE PEDIS,GIANI VOLEVA ESTUMULARE TOMBA IN SEGRETO
(ANSA) - All'epoca della estumulazione del corpo di Renatino De Pedis dalla basilica di Sant'Apollinare, quando la procura di Roma indagava sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la Gendarmeria vaticana avrebbe contattato i legali della famiglia dell'ex esponente della Banda della Magliana, per traslare il corpo in segreto.
Lo hanno sostenuto oggi nell'ambito dei lavori della Commissione di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, presieduta dal senatore, Andrea De Priamo, i legali della famiglia De Pedis, Maurilio Prioreschi e Lorenzo Radogna.
"Nella primavera del 2012 - ha detto Prioreschi - siamo stati contattati dal Comandante Domenico Giani in relazione alla sepoltura. Sia io, sia il collega Radogna volevamo dare il consenso della famiglia a spostare il sarcofago perché era uno stillicidio sui giornali. A un certo punto arriva una telefonata sul cellulare del mio collega Radogna e dall'altra parte dice, sono Alessandrini, le passo il dottor Giani, che dice, per noi la situazione è imbarazzante, ci facciamo carico di tutto".
pietro orlandi, fratello di emanuela orlandi
"Noi dicemmo - ha proseguito -, noi non abbiamo problemi ma deve essere fatto sotto la vigilanza della procura, e lui dice, ma allora volete la guerra. Giani mi disse, facciamo tutto a nostre spese ma non dobbiamo dire nulla alla procura di Roma, e io risposi, adesso io riferisco di questa sua oscena proposta" alla procura. Lo stesso episodio viene rievocato anche da Radogna.
"Ho ricevuto una telefonata da un numero sconosciuto - ha detto -. Pronto, è la Gendarmeria vaticana, le passo il dottor Giani, la polizia più potente del mondo, forse solo il Mossad è più potente, ho pensato io. No sa la chiamo - ha continuato il racconto - per quella questione della sepoltura perché non dice alla sua assistita di toglierlo .. ci facciamo noi carico di tutte le spese, e io ho fatto una domanda da ingenuotto, scusi ma Capaldo è a conoscenza del fatto che lei mi sta chiamando? No, non c'è bisogno, rispose, anzi non glielo facciamo sapere. Io ero a studio, avevo accanto Prioreschi, gliel'ho passato e lui ha detto, noi non abbiamo problemi ma lo dobbiamo fare di concerto con la procura".
emanuela orlandi vatican girlEMANUELA ORLANDI 5pietro orlandi 4
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