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In un editoriale per il giornale svizzero “Die Weltwoch”, Moritz de Hadeln, che è stato direttore del Festival del Film di Berlino dal 1980 al 2001, e di quello di Venezia nel 2002-2003, si è schierato pubblicamente a difesa di Weinstein.
De Hadeln sotiene che il suo “linciaggio” sia “semplicemente disgustoso,” e ha poi elogiato il produttore per essere stato fondamentale nel diffondere il cinema internazionale negli Stati Uniti.
Ha inoltre criticato alcuni suoi colleghi come il direttore del festival di Cannes Thierry Fremaux e quello del festival di Venezia, Alberto Barbera, per aver attaccato Weinstein dopo l'emersione delle accuse di molestie.
moritz de hadeln e harvey weinstein 2
De Hadeln sostiene che Weinstein “non è neanche stato condannato per i suoi crimini da un tribunale" e che “dovremmo lasciar decidere al sistema legale se Weinstein abbia commesso un crimine.”
“Più di chiunque altro, i registi dovrebbero capire l’importanza del ruolo dei fratelli Weinstein, e in particolare Harvey, nel sostenere il cinema europeo,” ha scritto.
“Bandire Harvey vuol dire rimuovere un importante asso nella manica dal cinema europeo: una persona che apprezza i film d’autore e la cui conoscenza ha permesso a molti lavori importanti di essere conosciuti dal pubblico nel mondo.”
De Hadeln nota come Weinstein abbia permesso a registi del calibro di Jim Sheridan, Pedro Almodovar, Bernardo Bertolucci e Stephen Frears di “accedere al mercato europeo” promuovendo i loro film e accettando di distribuirli negli stati americani.
“Correndo il rischio di corroborare l’ira di alcune femministe: vorrei che si riuscisse a ridimensionare il caso Weinstein, le cui competenze professionali sono innegabili. Quando viene commesso un reato, è il sistema giudiziario che deve intervenire. Produttori, associazioni, istituzioni e media non dovrebbero mai ritenere di poter rimpiazzare i giudici.”
weinstein companymoritz de hadeln e harvey weinstein
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