giuseppe de rita italia

"CONTRO LA CRISI NON BASTA SPERARE, SERVONO RIFORME STRUTTURALI" - L'EX PRESIDENTE DEL CENSIS, GIUSEPPE DE RITA: "L'OSTACOLO ALLA CRESCITA È LA CARENZA DI UNA RETE LOGISTICA: UN TERZO DEL PAESE SI TROVA IN ZONE ISOLATE DOVE NON SI ARRIVA. QUESTO FA SÌ CHE CI SIA UN PEZZO DI ITALIA NON INSERITO NELLA REALTÀ QUOTIDIANA - L’AUMENTO DELLA POVERTÀ IN ITALIA? È UN DISCORSO CHE VA BENE PER CHI FA UNA POLITICA POPULISTA. IL PROBLEMA SI RISOLVE CREANDO SVILUPPO MA SAREBBE NECESSARIO UNA CULTURA COLLETTIVA DIVERSA DA QUELLA ATTUALE. I BONUS HANNO CREATO PIÙ SQUILIBRIO CHE EQUILIBRIO. È ORA CHE QUESTO PAESE DIMENTICHI QUELLO CHE È STATO FATTO NEGLI ULTIMI VENTI ANNI DI POPULISMO”

Estratto dell’articolo di Flavia Amabile per “la Stampa”

 

giuseppe de rita gianni letta

La necessità di riforme strutturali, di recuperare lo spirito corale che ha permesso la ricostruzione dell'Italia nel dopoguerra. La necessità soprattutto di riprendere a sperare, è l'augurio che arriva da Giuseppe De Rita, sociologo, tra i fondatori del Censis di cui è stato a lungo presidente.

 

Nel suo discorso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha elencato le difficoltà dell'Italia. Un lungo elenco.

«Il presidente della Repubblica ogni anno cita tutti i problemi, dai migranti agli anziani.

L'elemento nuovo quest'anno è stata l'affermazione che la speranza siamo noi. […] la speranza non arriva da una stella di Natale, siamo noi a doverla creare».

SERGIO MATTARELLA DISCORSO FINE ANNO

 

La speranza è proprio quello che manca negli italiani come emerge anche dalle ultime analisi del "suo" Censis. È quello che frena, per esempio, nella scelta di fare figli […]

«Come ricorda anche il presidente Mattarella, avere un figlio è un grandissimo gesto di speranza nel futuro, una dilatazione del cervello che ci porta a immaginare che quel piccolo tra trent'anni sarà un uomo o una donna. […]».

 

Come può un Paese ritrovare la speranza?

giuseppe de rita

«Attraverso una sorta di autocoscienza collettiva. Il nostro Paese ha una linea di galleggiamento fissa, non conosce punte estreme di grande sviluppo né crolli profondi durante le crisi. Attraverso questa linea di galleggiamento si esclude la possibilità di fare grandi programmi, una situazione molto triste che però è compensata dal fatto che riusciamo a superare i momenti di crisi come è accaduto durante il Covid o nell'affrontare la crisi legata all'inflazione riuscendo comunque a reggere».

 

E ora?

RFI - RETE FERROVIARIA ITALIANA

«Ora si tratta di vedere se […] sceglieremo di aspettare ancora una volta e di capire se riusciremo a superare anche la prossima crisi oppure se si vuole finalmente fare un discorso strutturale e affrontare le antiche criticità […] con riforme capaci di incidere in maniera profonda».

 

Quali sono queste criticità?

«[…] Siamo un Paese che ha grandi capacità di sviluppo, di esportazione, di importazione, di consumo, ma la rete logistica è debole. Un terzo del Paese si trova in zone isolate, appenniniche e montane dove non si arriva. Questo fa sì che ci sia un pezzo di Italia non inserito nella realtà quotidiana».

giuseppe de rita giuliano amato (3)

 

E le altre?

«La seconda criticità è legata alla scarsezza della cultura tecnico-scientifica medio alta.

Nel dopoguerra lo sviluppo è stato realizzato da periti industriali, ragionieri, geometri.

Dagli anni Settanta in poi la politica scolastica ha privilegiato la quantità e la genericità della formazione, un errore che ha portato a una penalizzazione della specializzazione dei nuovi laureati, a un aumento degli anni di formazione formale di istruzione ma non della professionalità. […] La terza criticità è legata al fatto che l'aumento indiscriminato della cultura universitaria non si è trasformata in una seria politica della ricerca moderna, applicata, concreta».

universita 2

 

L'Italia del 2025 avrà un problema di non poco peso, l'aumento della povertà. Come affrontarlo?

«Fare un discorso sulle disuguaglianze e gli squilibri sociali, sottolineare che i poveri italiani sono un certo numero è del tutto indifferente alla dinamica di questo Paese. È un discorso che può andare bene per chi fa una politica populista. […] Il problema di avere tanti poveri o un aumento degli squilibri si risolve creando sviluppo ma per fare sviluppo sarebbe necessario uno sforzo politico che inneschi una cultura collettiva diversa da quella attuale».

universita 1

 

Che cosa chiede alla politica?

«Abbiamo visto che i bonus hanno creato più squilibrio che equilibrio. Il superbonus 110% ha portato benefici a chi aveva già una casa e poteva anticipare soldi finendo per aumentare le differenze esistenti. […] Quello che conta è che ora questo Paese dimentichi quello che è stato fatto in questi ultimi venti anni di populismo […]». […] «[…] abbiamo bisogno di una lenta preparazione culturale e politica che ci permetta di concentrarci come nel dopoguerra su alcuni soggetti da sostenere per innescare un processo di sviluppo economico». […]