benedetta sabene

"MAI FATTO GOGNE SOCIAL, SE C'È STATO STALKING NON L'HO COMMESSO IO" – L’EX SANTORINA BENEDETTA SABENE, CHE RISCHIA IL PROCESSO PER STALKING ASSIEME ALLE FEMMINISTE VALERIA FONTE E CARLOTTA VAGNOLI PER AVERE SCATENATO UNA CAMPAGNA CONTRO UN GIORNALISTA RITENUTO UN “ABUSER”, CIANCIA DI CLIMA DA “CACCIA ALLE STREGHE” (MA COME, LA "CACCIA AL MASCHIO" DI POTEVA FARE?) E SI SMARCA DALLE ALTRE DUE ATTIVISTE: “NON FACEVO PARTE DI CHAT COME ‘FASCISTELLA’”. EPPURE DALLE CARTE EMERGE CHE LEI PARLA CON FONTE DI COME BOICOTTARE UN EVENTO E DESCRIVE IL GIORNALISTA COME UN ABUSER: “DURANTE CONVERSAZIONI CONFIDENZIALI MI SONO LASCIATA ANDARE A QUALCHE FRASE DI RABBIA, A SFOGHI RISERVATI…”

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Rosario Di Raimondo per “la Repubblica” - Estratti

 

benedetta sabene

Non ho mai perseguitato né messo alla gogna nessuno. E non facevo parte di chat come "Fascistella"».

 

Si difende, Benedetta Sabene, 30 anni, che rischia il processo per stalking assieme alle femministe Valeria Fonte e Carlotta Vagnoli. L'accusa: aver partecipato a una campagna contro un giornalista ritenuto «abuser» e «molestatore». Affiancata dall'avvocato Fabrizio Galluzzo, la scrittrice accusa: «C'è un clima da caccia alle streghe». 

 

Sabene, come sta oggi? 

«Sono provata dopo essere finita al centro di una campagna mediatica su fatti per i quali non ho avuto alcun ruolo, con il mio viso associato a frasi molto gravi che non ho mai pronunciato». 

 

Cosa dice dei gruppi "Fascistella" o "Commando Transfem"? 

«Non ne ho mai fatto parte. Non ho gruppi su Whatsapp. Solo con la mia famiglia». 

 

Come commenta gli insulti emersi da quelle chat? 

valeria fonte intervistata da vanity fair 2

«Non mi appartengono. Una cosa però mi ha colpito: nelle chat c'erano anche uomini. Eppure, le uniche persone attaccate sono state le donne. Penso ci sia un clima da caccia alle streghe. Si è creato il mito della donna isterica che perseguita l'uomo». 

 

Lei è indagata per stalking nei confronti di un giornalista. 

«L'ho saputo il giorno dopo essere tornata da un ricovero, durante il quale ho subito un trapianto di organo donato da mio padre. Un intervento salvavita. All'alba, sei poliziotti hanno fatto irruzione in casa con un mandato di perquisizione. Sono rimasta sconvolta dall'accusa di stalking». 

 

Partiamo dall'inizio. Il giornalista A.S. sta con una compagna. Al contempo ha una relazione con lei. 

«Ci siamo visti tre volte. L'ultima, il 30 dicembre 2023. La sua compagna mi scrive un mese dopo: aveva scoperto i messaggi di A.S. 

con me. Le ho confermato tutto. Lei lo aveva già lasciato». 

 

Poi cosa succede? 

benedetta sabene

«La sua compagna racconta, a me e ad altre amiche, di comportamenti allarmanti di A.S. (che non voleva che finisse la loro relazione, ndr). Eravamo preoccupate, lei era incinta. Se un'amica scrive che un uomo si aggira vicino casa, manda centinaia di mail, fa centinaia di chiamate e la fa contattare da altre persone... Qualsiasi donna si preoccupa per la sua incolumità». 

 

Ma l'allarme rientra, A.S viene perdonato. La coppia torna insieme e viene isolata. Lui viene giudicato un "abuser" e parte il "call out" per escluderlo da ogni spazio pubblico. Tenta pure il suicidio. 

«Io ho bloccato entrambi sui social prima degli eventi di cui sono accusata. Non ho mai fatto gogne, divulgato i loro nomi, sollecitato esclusioni. Se qualcosa è stato fatto, è stato fatto da altri in autonomia». 

 

Dalle carte emerge che lei parla con Fonte di come boicottare un evento. Descrive A.S. come "abuser". 

«Durante conversazioni confidenziali, con persone di fiducia, mi sono lasciata andare a qualche frase di rabbia, a sfoghi riservati. Avevo paura. A Fonte dissi che un'uscita pubblica avrebbe avuto ripercussioni legali: queste cose non le avrei mai volute fare». 

BENEDETTA SABENE

 

Perché aveva paura? 

«A.S. è un giornalista influente, ero terrorizzata che sul lavoro si potessero diffondere voci dannose contro di me. Dicevo: mi rovinerà la vita, mi farà terra bruciata». 

 

Cosa pensa del "call out"? 

«È una denuncia pubblica che avviene sui social condividendo il nome di una persona alla quale vengono attribuiti comportamenti o idee politiche problematiche. Nel caso specifico, a me non risulta che qualcuno abbia pubblicato post pubblici con il nome e il cognome di questa persona, che si sia scatenata un'ondata contro di lui. Io di certo non l'ho mai fatto. C'è un paradosso: A.S, in passato, ha fatto un call out nei confronti di una nota scrittrice». 

 

Ma è stato escluso da un evento pubblico a Torino. 

«Da quello che so – e l'ho scoperto solo dagli atti – tutto ciò che è stato fatto da terzi è l'annullamento di un singolo evento gratuito in un centro sociale. 

È tutto quello che mi risulta». 

 

Non le sembra che questo metodo sia un tribunale dei social? 

carlotta vagnoli in altre parole 9

«Non l'ho mai condiviso. E infatti non l'ho fatto. Non sono un'attivista femminista o una militante politica: sono una giornalista e scrittrice». 

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