DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Lorenzo d’Albergo per “la Repubblica – ed. Roma”
L'housing sociale ridotto a un'etichetta. Un contenitore vuoto. Peggio, riempito con affittuari fuori dai parametri previsti dalla legge. Pensato per venire incontro alle famiglie che non possono acquistare o affittare una casa ai prezzi del costosissimo mercato immobiliare capitolino, per cercare di risolvere l'appartemente irrisolvibile piaga dell'emergenza abitativa, lo strumento imposto ai costruttori dalla Regione per l'edilizia sociale è finito fuori controllo.
I canoni calmierati, pensati per mettere un tetto sopra la testa di chi non se lo può permettere, alla fine sono stati applicati ai parenti e agli amici del palazzinaro di turno. È questa la grande truffa ai danni delle fasce fragili della città raccontata dai documenti riservati del Campidoglio: ci sono 1.386 appartamenti sotto inchiesta.
Presto scatteranno le prime sanzioni. A ricostruire punto per punto l'inghippo è il report della direzione Emergenza alloggiativa del Comune, guidata da Massimo Ancillotti, uno dei comandanti più esperti dei vigili urbani.
Si parte dal 2012 e dal regolamento regionale, poi rivisto nel 2015, che determina i criteri per l'accesso all'edilizia sociale. Il sistema è semplice: seguendo i dettami del Piano casa (demolizione e ricostruzione) a fronte di un aumento di superficie edificabile il costruttore si impegna a cedere almeno il 30% degli alloggi che realizzerà seguendo le norme dell'housing sociale.
Le case sarebbero quindi dovute essere cedute in affitto (tra i 4 e i 5 euro al metro quadrato) a chi risiede o lavora a Roma, non possiede già almeno il 50% di un appartamento adeguato al proprio nucleo familiare e non ha un reddito superiore alle fasce previste per l'accesso all'edilizia agevolata.
Favorite famiglie numerose, over 65, coppie under 35, studenti fuorisede, sfrattati, disabili, reduci da divorzi e separazioni, appartenenti alle forze dell'ordine, ai vigili del fuoco o all'Esercito. Uno spettro piuttosto ampio.
Un bersaglio difficile da mancare, ma comunque accuratamente snobbato da buona parte dei costruttori coinvolti nell'indagine del Comune. Si va dagli imprenditori che hanno realizzato il palazzone che affaccia su via del Porto Fluviale e sul Tevere, fronte ponte di Ferro, a quelli che hanno investito sulle villette a schiera disseminate da Ostia alle periferie Est, Ovest e Nord della capitale.
Qui gli alloggi per l'housing sociale, annota la direzione Emergenza alloggiativa, sono stati assegnati in barba alle regole: «I soggetti beneficiari, nella maggioranza dei casi, non appaiono economicamente fragili e/o bisognosi». Nuclei familiari spesso «vicini o legati al soggetto attuatore (dell'intervento, il costruttore, ndr) per rapporti di lavoro, parentali o amicali».
Una pratica piuttosto diffusa: sui primi 301 contratti verificati sono state individuate 104 violazioni. Più di un terzo degli affittuari degli alloggi di edilizia sociali è sicuramente abusivo. Altri 63 casi sono ancora sotto inchiesta, mentre 24 posizioni risultano «dubbie» e quindi richiederanno ulteriori approfondimenti.
Verifiche anagrafiche, reddituali, catastali. Richieste di dati e informazioni ai comuni di residenza di costruttori e locatari. Insomma, il comandante Lancillotti non vuole lasciare nulla di intentato. Perché, durante la prima tornata di verifiche, «raramente si sono riscontrati casi con reali fragilità sociali».
Pochi i nuclei numerosi, gli anziani ultrasessantacinquenni, i disabili e chi suo malgrado è reduce da uno sfratto. Troppi gli appartamenti affidati ad amici, parenti e colleghi dei 90 imprenditori che li hanno realizzati. Mentre chi ha davvero bisogno attende invano quattro mura.
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