
FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI…
Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera”
La puntata di Report sulla storia della Costa Concordia che Rai3 manda in onda questa sera suscita dubbi profondi e interrogativi inquietanti. Che non riguardano soltanto come e perché la sera di quel venerdì 13 gennaio 2012 la nave capitanata da Francesco Schettino sia finita sugli scogli dell’Isola del Giglio. Ma soprattutto gli affari e i grandi interessi che su muovono intorno al mondo delle navi da crociera.
Racconta Giovanna Boursier nel suo lungo servizio che «dall’inchiesta che la Capitaneria di Livorno fa subito dopo il naufragio salta fuori che nonostante la lingua di bordo fosse l’italiano, gran parte dell’equipaggio era straniero e non lo parlava e alcuni non parlavano neanche l’inglese». Un problema mica da ridere, quello della lingua: ma forse nemmeno il più grave quando si hanno quattromila persone a bordo.
IL COMANDANTE DELLA CONCORDIA FRANCESCO SCHETTINO
Nel momento in cui la Costa Concordia va a sbattere contro gli scogli c’è alla manovra, appunto, un timoniere indonesiano. «Dagli atti — spiega l’inchiesta di Report — risulta che Schettino era a cena, arriva in plancia di comando 10 minuti prima dell’impatto e assume il comando 6 minuti prima, a manovra già in corso. Quando vede la schiuma, cerca di aggirare gli scogli: prima dice “tutto a destra”, poi per non sbattere con la poppa dice “a sinistra”, ma il timoniere avrebbe fatto il contrario».
Interrogato dopo la tragedia, il timoniere che si chiama Rusli Bin mette a verbale che era al timone da 20 giorni: in precedenza svolgeva mansioni di pulizia e verniciatura. «Al processo non si presenta e patteggia. Secondo i giornali — aggiunge la giornalista — risulta scomparso».
NAUFRAGIO CONCORDIA LE SCIALUPPE INCLINATE
Domanda a Schettino: «Un comandante sale a bordo e magari solo in alto mare si accorge che il timoniere non parla la lingua. È così?». La risposta dell’ex comandante, «Che cosa vuole che le dica», fa cadere le braccia. Ancora di più quando si scopre che il medesimo Schettino, dieci giorni prima di partire scrive a Costa in un rapporto interno di nutrire «seri dubbi sul reale livello di competenza» dell’equipaggio e che già un paio d’anni prima, in un rapporto su un’altra nave finita troppo vicino alla riva, aveva sostenuto la necessità di rivedere la preparazione degli ufficiali di bordo.
Inevitabile chiedersi se questi aspetti davvero poco tranquillizzanti emersi nella vicenda Costa Concordia siano riconducibili a casi isolati o non piuttosto a una pratica generale nell’universo delle crociere sempre più low cost. Giovanna Boursier ricorda pure che «dal processo in corso a Grosseto vien fuori che la Concordia inizia il viaggio con la scatola nera e un radar che non funzionano bene.
NAUFRAGIO CONCORDIA I PASSEGGERI CON I GIUBBOTTI ROSSI DI SALVATAGGIO
Dopo l’impatto alcune porte stagne non tengono e non isolano l’acqua che entra dalla falla» Per non parlare del generatore d’emergenza in tilt. Commenta Milena Gabanelli: «Oggi l’unico imputato per i 32 morti è Schettino, il procuratore ha dichiarato che chiederà una condanna a 20 anni. Questo è un fatto. Se poi l’equipaggio non è addestrato non doveva assumere il comando. Ma tutto questo, che non è oggetto del processo, come non lo è il generatore d’emergenza saltato, le porte stagne che non tengono, è questione che non sparisce con la condanna di Schettino: riguarda la governabilità e sicurezza delle città galleggianti e va affrontata».
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