DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero”
Il 24 luglio 2015 il dottor Stephen Brearey aveva chiesto ad Alison Kelly, responsabile delle infermiere del Countess of Chester Hospital, e ad altri due colleghi di raggiungerlo in un pub per discutere dell'inspiegabile aumento della mortalità di bambini prematuri ricoverati. Aveva svolto qualche indagine e scoperto che in quasi tutti i casi era in servizio la stessa infermiera.
Ma era la più amata e solerte di tutte: «Non può essere Lucy - dissero - Non la simpatica Lucy». Otto anni più tardi la simpatica Lucy Letby è stata riconosciuta colpevole di sette omicidi e di sei tentati omicidi di neonati prematuri, mentre ancora si indaga su altri 4.000 bambini con i quali è venuta in contatto.
Domani il giudice renderà nota la condanna, che sarà certamente l'ergastolo, accompagnato dalle cure psichiatriche di cui Lucy ha bisogno. Ma ora le indagini si spostano su quelli che potrebbero risultare i veri responsabili della strage di bambini più ampia e crudele mai registrata nell'Inghilterra moderna: i dirigenti dell'ospedale che hanno ignorato i sospetti e le denunce, arrivando persino ad obbligare i medici che accusavano Lucy a scusarsi con lei.
Tony Chambers, che era a capo del Countess of Chester negli anni delle uccisioni, ha lasciato il lavoro con una pensione di un miliardo di sterline. Quando la polizia cominciò a indagare sulle morti sospette dei bambini, telefonò agli inquirenti dicendo di «mettere le loro menti a riposo», perché indagini interne avevano appurato che non era accaduto niente di inconsueto. Ma non era così.
Nel 2016 il dottor Brearey aveva inviato un rapporto al direttore medico dell'ospedale, Ian Harvey, chiedendogli un incontro urgente che si tenne solo dopo tre mesi. […] Era evidente che Lucy era collegata alle morti dei bambini: «Ho spiegato che cosa era successo e ho detto che non volevo che l'infermiera Letby tornasse al lavoro il giorno seguente o fino a quando la questione non fosse stata indagata».
Karen Rees, responsabile delle urgenze nell'ospedale, rispose che non c'erano prove contro Lucy e che lei si sarebbe assunta tutte le responsabilità. In tribunale ha dovuto ammettere di essersi sbagliata. Un ex dipendente dell'ospedale ha detto al Daily Mail: «La direzione non voleva sentirlo, temeva la cattiva pubblicità. Alla fine, i medici hanno forzato la mano e hanno detto a Ian Harvey che se non fosse andato dalla polizia lo avrebbero fatto loro». Se l'ospedale avesse ascoltato Brearey, almeno due bambini, chiamati Baby O e Baby P in tribunale, sarebbero ancora vivi. Sono stati le ultime vittime dell'infermiera, due gemelli di un parto trigemino morti a 14 ore uno dall'altro nel giugno 2016.
[…] Due madri hanno raccontato di essere andate a trovare i loro bambini senza preavviso, come per un presentimento. C'era Lucy vicino a loro: un neonato aveva sangue alla bocca, un altro urlava disperato. Lucy sorrideva per tranquillizzarli: «Fidatevi di me, sono un'infermiera». Faceva sempre il turno di notte, dalle 19.30 alle 8 del mattino, quando c'erano pochi altri colleghi e i genitori erano assenti. Hughes ha messo insieme le testimonianze, i turni di lavoro, le date delle morti sospette, e tutto portava in una sola direzione. Con i suoi collaboratori ha interrogato Lucy, che negava tutto ma era sempre tranquilla, collaborativa. Hughes ha ammesso che è stato un momento triste quando l'hanno accusata di omicidio, quella dolce e simpatica Lucy.
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