donatella rettore

“IL POLITICALLY CORRECT È UNA PUTTANATA COLOSSALE” – L’INTERVISTA A UNA SCATENATISSIMA DONATELLA RETTORE: “QUOTE ROSA? MA NO, CHE PALLE. NON BISOGNA TANTO CAMBIARE GLI UOMINI, QUANTO LE DONNE CHE NON CAPISCONO CHE LA FEMMINILITÀ NON È UN DANNO - MI SONO FORMATA NEL PERIODO IN CUI MARIO MIELI SCRIVEVA: 'MENO MALE CHE CI STANNO I FROCI CHE HANNO UN PO’ DI FANTASIA' - SANREMO 2024? CHISSÀ"- QUELLA VOLTA CHE FU PICCHIATA DAI FASCISTI: “ERO SOLA ED ERANO PIÙ FORTI”

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Estratto dell’articolo di Giulia Cazzaniga per “La Verità”

 

donatella rettore

«Tre volte vent’anni, più un extra da farmi rimborsare», come dice lei, Donatella Rettore non ha smesso di accarezzare l’idea di lasciare non tanto la musica, racconta, ma forse «le scocciature» di una fama invadente. La prossima settimana non sarà sul palco dell’Ariston, ma non esclude di tornarci nel 2024. […]

 

Sul palco dell’Ariston quest’anno non salirà. Rimpianti?

«Nessuno, una pausa ci vuole. È un’esperienza anche faticosa. L’anno prossimo, chissà…».

ditonellapiaga donatella rettore

 

Il più bel Sanremo della Rettore?

 «Marzo 1974, avevo 19 anni, un sogno ad occhi aperti. Presentato da Corrado, Milva e Domenico Modugno. Non fu un successo. Ci tornai nel 1977 che ero già un’artista».

 

Al Festival però non ci portò «Kobra».

«No, volevo che fosse la canzone dell’estate del 1980. Volevo salvarla da un palco così competitivo. E così fu, con il Festivalbar».

 

[…]

 

Partecipava ai cortei?

«E ho votato prima per Pannella -mi divertiva il suo fare il demonio - e poi per la Bonino. Ma un giorno le femministe mi bullizzarono».

 

Che cosa successe?

«Dovevo cantare a piazza Farnese, e appena salii sul palco partirono i “buuu”. Mi assicurarono che avevo cantato meglio di tutti, ma avevo dato fastidio per come ero vestita. È stato lì che ho capito che non bisogna tanto cambiare gli uomini, quanto le donne che non capiscono che la femminilità, l’essere belle e graziose, non è un danno».

donatella rettore

 

In politica però mai ha cambiato idea...

«Mai. Firmai contro Achille Occhetto quando nel 1989 propose di cambiare il nome al Partito comunista e forse oggi il Pd dovrebbe tornare a chiamarsi così».

 

Non si rischia l’anacronismo?

«So solo che la sinistra è stata vittima di un autolesionismo scientifico. Pezzo per pezzo, si è disgregata. Sono delusa: ho sognato, da ragazzina, e ora sono sconsolata. La gente è confusa, ma servono idee forti, precise. Giorgia Meloni non mi dispiace perché è determinata, non cerca il compromesso. Ci vogliono più donne al potere».

 

Quote rosa?

«Ma no, che palle. Servono le capacità di una Thatcher o di una Merkel. Se poi Meloni dà un calcio in c… ai moderati mi fa un favore. Bisogna tornare ai veri ideali: un tempo si moriva per gli ideali. I giovani quando sentono la parola politica ormai si allontanano. Un tempo c’erano i ladri, ovvio, ma oggi imbrogliano di più. Vorrei una vera sinistra, un vero centro, e pure una vera destra».

 

2005 donatella rettore a muccassassina

Anche se un tempo ci furono dei «fascistelli» che la aggredirono?

«Le ho prese, sì. Ero sola ed erano più forti. Va bene così. Ci ho scritto sopra “Eroe”, per dire che non lo sono. Mi fanno antipatia da sempre gli estremisti che menano, di qualunque parte politica. Però davvero: basta con le mezze misure».

 

[…]

 

Cantautori e impegno politico una volta andavano a braccetto. La musica di oggi le piace?

«Non le farò i nomi ma c’è ancora qualche scheggia di luce nel panorama musicale italiano. Ci sono etichette libere che a volte scovano talenti veri, poco commerciali. Io ascolto di tutto ma non ciò che è commerciale. La musica è un’arte sublime».

 

Ci sarà anche qualcosa che non le piace…

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«Lo sentirà nelle mie prossime canzoni: sono dispettosissima e ironica sul mondo dei social. Oggi c’è chi si incatena al politically correct che, mi perdoni, è una puttanata colossale. Pure se io difendo da sempre l’omosessualità. Mi sono formata nel periodo in cui Mario Mieli scriveva: “Meno male che ci stanno i froci che hanno un po’ di fantasia”, rivendicando il diritto di conciarsi come gli pareva, e invitando al travestitismo come forma di militanza, per distruggere definitivamente i ruoli e la polarità dei sessi».

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