DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Giacomo A. Dente per il Messaggero
Le note di Under Current creano una sorta di bolla dove con raffinata sensibilità Bill Evans e Jim Hall dialogano senza mai cedere al lato oscuro della forza del facile virtuosismo: è l’energia sotterranea che rapisce. Forse non è un caso se Arturo Scarci, classe 1966, zodiaco nella Vergine, pescivendolo e ristoratore con l’hobby della chitarra, si riconosca tanto, anche nella vita, nello stile di Jim Hall.
«Più che hobby, mi piace chiamarla passione - precisa sorridendo - dove la prima è mia moglie Mary, con le nostre figlie Annalisa e Sofia, poi il lavoro nel mio locale, il Meglio Fresco di via di Boccea, e quindi la chitarra».
Scorrono le immagini di una storia cominciata negli anni della guerra, quando approdarono a Roma i suoi nonni da Taranto: commercio di mercato, in tempi in cui a piazza Venezia e a piazza Barberini c’erano ancora i banchi dove si vendeva la frutta secca. «Poi mio padre Pierino si dedicò al pesce. Io le ossa me le sono fatte nel suo banco, prima allo spaccio alimentare del Ministero della Marina, poi a Boccea. Finivo la scuola e subito andavo al lavoro.
All’inizio cominciai coi frutti di mare, ma presto, con la malattia di mia madre, dovetti andare a tempo pieno». Nel “come eravamo” di Arturo Scarci i “foodies” sono un fenomeno tutto a venire, «i clienti scendevano dall’autobus e ti arrivavano tutti insieme. Spese povere e squisite: i merluzzetti per la frittura del martedì, le boghe, le alici...altro che certi tonni abbattuti in Oceani lontani che strizzano l’occhio alle mode con una spruzzata improbabile di sesamo nero».
L’amore per il gesto gentile, la istintiva distanza dalle pose scurrili da mercato Arturo Scarci lo ha trasferito anche nelle sue scelte affettive, con sua moglie Mary, motore sorridente e cuoca felice di “Meglio fresco”.
«Ci siamo conosciuti a vent’anni. Galeotta fu Passoscuro. Mary diceva di non saper nuotare e, insomma, un primo abbraccio intirizzito in acqua ha segnato l’inizio di un grande amore». Lo sbarco di Mary ad aiutare Arturo al mercato portò il valore aggiunto del sorriso. «Ci siamo misurati con tante difficoltà, ma quando nel 2013 abbiamo deciso di lasciare il mercato e di puntare tutto su un locale dove banco e cucina sapessero fondersi in un luogo di ritmo - un poco jazz, perché no? -, la nostra vita è cambiata.
Le notti passate in furgone sono i momenti in cui, solo con me stesso, riflettevo. Quanto lavoro sulle nuove sfide...Il vino, l’ospitalità, l’olio giusto, i dolci. E tutto questo, anche sull’onda della stima di clienti anche importanti, senza mai dimenticare di non smarrire l’umiltà».
Passo dopo passo i foodies, ma anche tutta una clientela di quartiere scopre con Arturo e Mary le stagioni del pesce: le cozze, lo spada, quando entra ancora vigoroso nel Mediterraneo, il meraviglioso pesce povero (come il maccarello alla pizzaiola), ma anche i preziosi scampi, le ostriche migliori, o le “ricette degli altri”, come amano dire i due titolari: dal pil pil di bacalao basco al cappon magro genovese.
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