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BEVIAMOCI SU! - IN ITALIA IL LAVORO CALA, MA IL CONSUMO DI VINO AUMENTA - I GIOVANI ITALIANI PREFERISCONO BERE UN PRODOTTO DI QUALITÀ RISPETTO AI LORO COETANEI DEL NORD EUROPA CHE SI UBRIACANO CON I SUPERALCOLICI - L’EXPORT ITALIANO VOLA E I NOSTRI POLITICI APPOGGIANO IL SOVRANISMO VINICOLO CON LA CREAZIONE DELL’“INTERGRUPPO PARLAMENTARE PER IL VINO”

Renato Farina per “Libero quotidiano”

 

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Bisognerebbe riformare la Costituzione. Specialmente il primo articolo. C' è scritto al momento che la nostra è una Repubblica «fondata sul lavoro». Gli ultimi dati forniti dalla scienza statistica suggeriscono di ritenerla più realisticamente «fondata sul vino». Con questa correzione le daremmo un tocco più liberale e meno sovietico.

 

Quella americana parla di «ricerca della felicità», noi citando il vino saremmo in linea con i classici greci e romani, e persino con Noè: ci consoliamo così, con lieve e meritoria ebbrezza. Del resto l' etimologia approva: vino deriva dal sanscrito vena, da cui Venere e vino. Cosa di più vicino alla felicità? Manca solo il tabacco.

vino rosso

 

Alcuni tra i nostri più grandi capi dello Stato sarebbero stati ai loro tempi della stessa idea, e ora dall' aldilà approverebbero questo spostamento enoico della democrazia. Luigi Einaudi fu in Piemonte favoloso produttore di Nebbiolo, e fece condannare al carcere per 8 mesi con la condizionale Giovannino Guareschi per una vignetta in cui sul Candido lo ritrasse austero mentre passava in rassegna le sue bottiglie di rosso vestite da corazzieri. Giuseppe Saragat si specializzò in cantine e relative bottiglie sin dall' esilio francese in una cooperativa di vignaioli, poi dopo il fascismo perseverò, e fu chiamato "Alza Barbera".

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Trasferendoci dalla gloriosa storia quirinalizia alla contemporaneità di noi meschini, annotiamo alcune cifre, la cui sintesi è: il lavoro in Italia cala, i brindisi aumentano. Dice l' Istat che nel terzo trimestre 2018 - in seguito al famigerato decreto dignità di Luigino Di Maio - gli occupati sono diminuiti di 52.000 (-0,2 per cento) rispetto al trimestre precedente.

 

Soprattutto è crollato il numero dei dipendenti a tempo indeterminato: -0,7 per cento, cioè 222.000 occupati in meno rispetto al terzo trimestre 2017. Più che fondarla su lavoro Di Maio vorrebbe affondarla sul divano. Meglio allora rifondarla sul nettare divino.

Gli italiani pertanto hanno reagito incrementando l' export di vino.

SONNIFERO NEL VINO

 

l' export vola Sempre l' Istat dice che l' Italia ha chiuso nel primo semestre 2018 a +4,1 per cento, per un incasso di 2,9 miliardi di euro. L' abbiamo scritto ieri gli agricoltori vanno forte. Ma il prodotto delle vigne è l' unica merce - anche se è arte - che in questi anni di crisi si consuma di più. Se ne beve in patria assai più che in passato (circa in media 37,6 litri l' anno, considerando anche neonati ed astemi), e in proporzione agli altri Paesi europei - dov' è sempre in discesa - siamo il solo popolo in controtendenza.

 

vino naturale

Non vinaccio da oste della malora ma roba fina. Si è abbassato il Pil, e perciò risparmiamo su tutto, evitiamo le spese, ma non per i rossi e i bianchi di qualità. Negli ultimi cinque anni il consumo del nettare è cresciuto nel nostro Paese dell' 8%. (Forse ci batte solo il Vaticano, ma è un piccolo Stato, e poi quasi tutti i locali, dal Capo in giù, usano il vino per giustificati motivi di lavoro).

 

Risultato: gli italiani che lavorano (autonomi o dipendenti, precari o stabili) sono oggi 23.255.000; quelli tra loro che bevono vino sono più 28 milioni. Costituiscono il 54,6% degli italiani con 65 anni e oltre, il 58,4% di quelli di età compresa tra 35 e 64 anni e il 48,6% della Generazione Y, ovvero dei giovani con età compresa tra i 18 e i 34.

 

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Questi ultimi - scrivono i siti specializzati - puntano più decisamente sul vino di valore, specie in contesti conviviali, e si fanno interpreti di un modello virtuoso di "neo-sobrietà", opposto a quello del consumo sfrenato di alcol ad alte gradazioni dei loro coetanei del Nord Europa.

 

l' intergruppo Chi ha capito per primo la tendenza del popolo è stato Renato Brunetta. Si è indebitato fino ai folti capelli per produrre nell' Agro romano l' eccellente "Mater Divini Amoris" e consolarsi tra i grappoli e pampini delle amarezze di Forza Italia.

 

vino naturale

Prima di lui agì allo stesso modo, onde dimenticare i lividi della sinistra, Massimo D' Alema in Umbria, riuscendo pure a farsi prendere per i fondelli da Alan Friedman, il Don Lurio del giornalismo americano. Ma queste sono faccende private. L' economista veneziano nemico dei fannulloni l' ha buttata in politica. E ha fondato a Montecitorio l'«intergruppo parlamentare per il vino».

 

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Subito hanno sposato la causa il grillino Filippo Gallinella, presidente della Commissione agricoltura (astenersi dai commenti), e Umberto Buratti, Pd, ex sindaco di Forte dei Marmi. È stata una corsa all' adesione. Brunetta, con la carica dei suoi 101 dalmata, si propone di «promuovere l' attività enologica, gli scambi commerciali con l' estero e la semplificazione delle procedure». Grati, i cultori della materia lo hanno nominato sommelier onorario.

 

Il vento soffia verso il sovranismo vinicolo: dal Chianti all' Aglianico, dalla Ribolla al Vermentino è tutto un populismo rosso bianco e verdicchio , e la politica apre le vele a quest' ebrezza per farsi voler bene dagli italiani. Ci diamo da fare con i tralci e le botte anche in Europa.

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L'intergruppo europarlamentare dedicato ai vini (ma lì pure alle grappe) è presieduto dal 2015 da un italiano, Herbert Dorfmann, Ppe, che si definisce spiritosamente sudtirolese Doc, una specie di Gewürztraminer in missione a Bruxelles. Il suo vice, M5S, il veronese Marco Zullo, è da quelle parti sinonimo di Amarone. Un bel bere.

 

VINO - LA CANTINA

Come si sarà notato anche i Cinque Stelle, fiutato il mosto, si tuffano nei tini, e cercano di affogarci specialmente i romani, sperando che bevendo dimentichino le sciagure dei rifiuti e delle buche. Il vice di Virginia Raggi, Luca Bergamo, ha perciò inaugurato la targa toponomastica "Parco Edoardo Valentini - vignaiolo e cantiniere (1933-2016)".

 

VINO ROSSO

E per dare un riconoscimento a questa economia, ha annunciato Bergamo, a Roma saranno dedicate anche strade ai vitigni autoctoni. In fondo «mejo er vino de li Castelli / de questa zozza società». Berlusconi che farà? Idea: fonderà Forza vino.