DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Estratto dell’articolo di Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
Perquisizioni da eseguire con urgenza (almeno quattro), sequestri, acquisizioni di vecchie e nuove testimonianze (26 persone), consulenze: per volontà della gip Giulia Arcieri l’inchiesta sull’omicidio di Simonetta Cesaroni compie un salto di qualità e da ricognizione «cartolare» a cui era confinata, si fa indagine viva. La frase ricorrente nel decreto è non lasciare nulla di intentato per individuare l’assassino della giovane contabile di via Poma. Dunque, ci si muove su due piani in simultanea. Dare un volto all’omicida e individuare i responsabili di depistaggi e inquinamenti probatori ai quali si è assistito in oltre 34 anni.
IL PALAZZO DI VIA POMA 2 DOVE E MORTA SIMONETTA CESARONI
Ottimista Paola Cesaroni, sorella maggiore di Simonetta che, tramite il suo avvocato Federica Mondani, dice: «Ho avuto la sensazione chiara che d’ora in poi qualcosa cambierà. Si tratta ora di avere coraggio così come ha dimostrato il gip nel non lasciare più nulla di intentato. Senza timore di poteri occulti, consapevoli che l’omertà e la menzogna hanno per anni deviato e inquinato le indagini ».
Quindi ascoltare sì i poliziotti Carmine Belfiore e Antonio Del Greco ma convocare anche la portiera dello stabile limitrofo Bianca Limongiello, la colf del presidente dell’Aiag Francesco Caracciolo di Sarno (Maria Strelenciuc), il magistrato della limitrofa Corte dei Conti Rita Loreto, i giornalisti Emilio Orlando e Carmelo Lavorino per fare qualche esempio.
[…] Ripescato anche Fabrizio Guerritore, il notaio che all’epoca lavorava come avvocato sullo stesso pianerottolo, professionista dall’alibi mai verificato e proprietario di «un’arma perfettamente compatibile con le ferite sul cadavere di Simonetta», uno «spadino» in dotazione con la divisa della accademia militare della Nunziatella a Napoli.
[…] «Appaiono — si legge nel decreto — davvero tanti gli “errori” investigativi per apparire solo frutto di scarsa diligenza o di mancata conoscenza (come è stato sostenuto), all’epoca, di adeguata cultura investigativa, anche in relazione all’alto profilo professionale di almeno taluni soggetti che si occuparono delle indagini».
Fatalità, in questo giallo che resiste si assiste a commistioni con 007, servizi segreti, spioni di provata fede. Esisteva, ad esempio, un trait d’union fra il proprietario di casa dell’epoca, Manlio Indaco Giammona e il Sisde, così come il direttore nazionale dell’Aiag era cognato del prefetto Riccardo Malpica, allora direttore dello stesso Sisde. Allo psichiatra dei servizi segreti si rivolse la polizia dell’epoca per una consulenza e il supertestimone Roland Voeller aveva contatti con i servizi segreti. A parte la figura del «Nero» Massimo Carminati che con il suo furto nel caveau (1999) potrebbe ben essere a conoscenza di depistaggi sul caso e che dunque potrebbe essere riascoltato. Alla riapertura del caso ha lavorato anche il consulente scrittore Igor Patruno.
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