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Luigi Ferrarella per “il Corriere della Sera”
Sapere è potere. Soprattutto nel flusso delle «Segnalazioni di operazioni sospette» (Sos) che per legge la Banca d’Italia e la Guardia di Finanza inviano alle Procure italiane, innescando indagini sia nei pool reati economici sia nei pool tangenti. Solo che, a detta di quanto il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ora denuncia al Csm, nella Procura di Milano le Sos sarebbero gestite esclusivamente dal pool reati finanziari del procuratore aggiunto Francesco Greco, il pool anticorruzione di Robledo ne sarebbe tagliato fuori, con «grave difetto di coordinamento e minore efficienza delle indagini», come «più volte sottoposto all’attenzione del procuratore Bruti Liberati senza esito».
Dunque Robledo, rimosso da Bruti dalla guida appunto del II dipartimento (reati contro la Pubblica Amministrazione) e trasferito al pool Esecuzione delle pene, in 17 pagine al Csm non si limita a rispondere ai rilievi di Bruti, ma apre un nuovo fronte nell’aspro confronto che li contrappone pubblicamente da marzo.
Quando l’Unità di informazione finanziaria (Uif) di Banca d’Italia ravvisa indici di anomali in un movimento finanziario — per l’entità, la qualità dei protagonisti o anche solo le modalità —, la segnala alla competente Procura. «Tuttavia — lamenta Robledo al Csm — tali Sos vengono trasmesse esclusivamente al primo dipartimento della Procura (pool Greco, ndr ) da Uif, Nucleo Speciale Valutario e GdF territoriale: ritengo ciò in contrasto con i criteri organizzativi della Procura», perché il pool tangenti di Robledo (II dipartimento), «presso il quale è la competenza specialistica dei reati contro la Pubblica amministrazione, non ha accesso alla cognizione di tali Sos, nella esclusiva disponibilità del primo dipartimento. Nessuna di queste segnalazioni risulta essere mai trasmessa al II dipartimento».
IL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE
E «sottrarre questa fonte al flusso delle informazioni di diretta competenza del dipartimento deputato al contrasto dei reati contro la Pubblica amministrazione significa in primo luogo indebolirne significativamente l’attività».
A Bruti che gli rimprovera difficoltà di coordinamento, Robledo ripete di averle avute «solo con Greco sull’inchiesta San Raffaele e con Boccassini su Expo». Alla contestazione di non aver mai fatto riunioni del suo pool, risponde che nessun pm le ha chieste, che prima non si facevano, che anche altri pool non le farebbero.
E sui 100 milioni sequestrati nel 2009 a 4 banche estere, che Bruti lamentava Robledo avesse depositato non sul Fondo unico giustizia (Fug) previsto per legge, ma sulla Banca di credito cooperativo di Carate Brianza e Barlassina, nominando custodi del denaro in banca? Robledo in parte evoca la frase di rito del gip Vanore sul pm «competente alla nomina del custode e alle modalità di gestione dei beni», e in parte si ripara dietro il fatto che l’obbligo di interloquire con il Fug incomba sulla banca. Dice di aver scelto per «solidità» e struttura mutualistica la Bcc, «dove fino al ‘95 avevo il conto per lo stipendio ma nessun rapporto economico»; e oppone l’interesse praticato dalla Bcc (1,5%) allo «0,88% di media nel 2009 secondo Bankitalia».
Affermando d’aver informato l’aggiunto Carnevali, spiega che nell’aprile 2009 «non potevo dare alcuna previa informazione al Procuratore su banche e custodi» perché Bruti «lo divenne l’11 gennaio 2010». E attacca Bruti per «l’anomalia di un rilievo avanzato, contro ogni ragionevolezza, a 5 anni e 6 mesi dal fatto», invece che «al più tardi nel luglio 2012» dopo la lettera del Fug citata da Bruti: «Come mai il Procuratore lo contesta solo oggi? Qual è stato l’input che ha dato origine alla contestazione?». Domanda retorica per lui: «Tutti i provvedimenti» di Bruti «sono palesemente illegittimi» perché «sostanzialmente punitivi».
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