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L’ULTIMA CAZZATA DI TRUMP: “FARE DI NUOVO BELLA L’ARCHITETTURA FEDERALE” – IL TYCOON HA FIRMATO UN DECRETO CHE IMPONE CHE TUTTE LE SEDI DELLE AGENZIE GOVERNATIVA SIANO REALIZZATE IN STILE “CLASSICO” E SCORAGGIA IL “MODERNISMO” – È UNA VECCHIA OSSESSIONE DI TRUMP: GIÀ NELLE ULTIME SETTIMANE DEL PRIMO MANDATO AVEVA PROVATO A FAR PASSARE UN PROVVEDIMENTO SIMILE, POI REVOCATO DA BIDEN…

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Estratto dell’articolo di Lara Crinò per www.repubblica.it

 

donald trump.

Sono la nazione di Frank Lloyd Wright. Sono la patria elettiva dei grandi architetti europei, da Walter Gropius a Mies van der Rohe, che un secolo fa fuggirono dall’Europa del Terzo Reich per non dover progettare agli ordini di un dittatore, e oltreoceano ridisegnarono lo skyline delle città. Ma ora negli Stati Uniti il vento dell’architettura, specchio del vivere di ogni comunità, è decisamente cambiato. La Casa Bianca di Trump ha emesso un ordine esecutivo con l’esplicito scopo di rendere «di nuovo bella l’architettura federale».

 

campidoglio washington

Il decreto, che riguarda gli edifici pubblici, i tribunali e le sedi delle agenzie governative di Washington in primo luogo, e potenzialmente quelli di tutto il Paese, chiede di mantenere nei nuovi progetti uno stile classico, ispirato all’architettura greco-romana e al neopalladianesimo di edifici come la Corte Suprema e il Campidoglio, mentre scoraggia esplicitamente i progetti ispirati «al modernismo». Si tratta, in realtà, di una vecchia ossessione del presidente Trump, che già aveva tentato, nelle ultime settimane del primo mandato, un provvedimento simile che fu poi revocato da Biden.

 

Ora […] torna alla carica. E prende di mira l’arte di Vitruvio.

 

corte suprema washington

Nel documento si citano George Washington e Thomas Jefferson, i quali vollero che gli edifici di Washington fossero ispirati alle antiche Atene e Roma. Mentre aspettiamo di scoprire se emergeranno nuove archistar trumpiane pronte a disegnare timpani e colonne, questo nuovo capitolo della liaison tra architettura e potere inquieta chi, da questa parte dell’Oceano, ha guardato agli Usa come una terra di opportunità artistiche e architettoniche.

 

casa bianca washington

Da Mendrisio, Mario Botta spiega subito che di questa predilezione tutta Maga per l’architettura classica pensa «tutto il male possibile. Nel luogo della libertà dello spirito - dice - assistiamo al paradosso di un presidente che, dopo aver voluto identificare il suo potere economico con un (brutto) grattacielo, la Trump Tower, ora vagheggia un anacronistico ritorno all’antico; anzi, a una copia della copia».

 

«Gli edifici non sono mai neutri - aggiunge Botta - sono invece il riflesso di una visione del mondo. E assorbono i cambiamenti, gli avanzamenti della storia, siano essi scientifici, tecnici, persino sanitari. Che senso può avere un ritorno all’indietro di questo genere? Suona come una sorta di autocondanna, perché poi negli edifici bisogna viverci».

 

mario botta

[… ] Massimiliano Fuksas, che ha e ha avuto commissioni pubbliche in tutto il mondo, anche in Paesi dal governo quanto meno dirigista, come la Cina (ha progettato l’aeroporto di Shenzhen) e la Russia, non ha memoria di un atto pubblico di questo tipo.

 

«Nel corso della mia carriera - ricorda - non mi è mai capitato che mi si chiedesse di progettare seguendo delle forme e uno stile in maniera così precisa. Sembra che Trump voglia imporre una ricetta, andando in cerca di un mondo perfetto. Un tentativo dello Stato di rappresentare se stesso con canoni limitati e già consumati. Ma dovrebbe sapere che l’architettura, invece, funziona quando segue lo spirito del tempo».

 

E di uno spirito del tempo tradito, di un’occasione mancata, parla anche Guendalina Salimei. Curatrice del Padiglione Italia nella Biennale Architettura in corso a Venezia, Salimei mette in luce un’altra contraddizione: «Trump si scaglia contro il modernismo che è già un pezzo di storia, non è certo la contemporaneità. Chi non ha idee si rifà al passato, perché assicura una legittimità. Inoltre, certamente, su di lui fa presa, come su molti conservatori, la fascinazione per la romanità». […]

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