DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Riccardo Bruno per il “Corriere della Sera”
vittorio pisanu con la figlia giulia
Alessia alle sei del mattino di domenica ha chiamato il padre. Lui ha visto un numero sconosciuto e si è preoccupato. «Tranquillo papà. Il mio cellulare è scarico, a Giulia lo hanno rubato. Va tutto bene, stiamo andando in stazione e torniamo a casa».
Vittorio Pisanu si è rincuorato, ignaro della tragedia che stava per devastare la sua famiglia, le sue due figlie adolescenti, Giulia che avrebbe compiuto 17 anni il 30 settembre, e Alessia che ne avrebbe fatti 15 a Ferragosto, da sempre unite, stavano per essere spazzate via da un treno.
Sono arrivate alla stazione di Riccione poco prima della 7, accompagnate da un ragazzo toscano di 24 anni e da un suo amico che avevano conosciuto poco prima in discoteca e che gli avevano prestato il cellulare per chiamare casa.
Quello che è successo dopo, gli agenti della Polizia ferroviaria lo stanno ancora ricostruendo grazie a una decina di testimonianze, perché le telecamere della stazione, cinque di cui tre puntate sui binari, non le avrebbero mai inquadrate.
I racconti sembrano concordi: una delle due, quasi sicuramente Giulia, la più grande, si toglie gli stivaletti e scende sui binari. Poco prima aveva scambiato una battuta con il titolare del bar che ora ricorda: «Mi ha detto che le avevano rubato il telefonino, che non aveva soldi. L'ho vista raggiungere l'altra ragazza e poi le ho viste giù sui binari».
In quel momento, fermo nella banchina opposta, c'è un regionale diretto verso sud. Il binario 1 è invece vuoto, ma sta per arrivare un Frecciarossa che non prevede fermate ed è lanciato in piena velocità. I due macchinisti hanno testimoniato di aver visto la sagoma di una ragazza ferma davanti a loro e di aver azionato subito la tromba d'allarme.
Questione di attimi. Giulia rimane lì in mezzo, qualcuno testimonia di averla vista guardare il treno che le viene addosso, altri che è rivolta dall'altro lato. Intanto anche Alessia è scesa sui binari, forse per avvertire la sorella del pericolo, forse capisce che ormai è troppo tardi e tenta di tornare indietro. Tutto inutile. È stato un lavoro straziante recuperare i resti delle due sorelle sparsi per centinaia di metri, domenica ci sono volute ore per capire chi fossero le vittime.
GIULIA ALESSIA PISANU RICCIONE
Perché Giulia e Alessia erano sui binari? Gli uomini della Polfer, coordinati dalla pm Giulia Bradanini della Procura di Rimini, tendono a escludere l'ipotesi di un suicidio, e propendono per una «condotta incauta». Forse non volevano perdere il treno che li avrebbe riportate a casa, ma quello fermo non era diretto a Bologna partito già da una decina di minuti. Forse non lo hanno capito, è possibile che si siano confuse, di sicuro erano stanche. Erano arrivate da Castenaso nel pomeriggio di sabato.
Un giro a Riccione, poi tutta la notte in discoteca, al Peter Pan sulle colline. Il ragazzo che le ha accompagnate in stazione ha riferito di averle notate mentre ballavano e poi le ha riviste all'uscita. «Giulia era distesa a terra, esausta». Non c'erano taxi a quell'ora, così si è offerto lui. «Erano distrutte ma mi sembravano lucide, normali» ha detto agli agenti.
La Procura ha aperto un fascicolo, senza ipotizzare reati e senza indagati. Visto lo stato in cui sono ridotti i corpi, trapela che non sarà effettuato alcun esame tossicologico mentre sarà fatto quello del Dna. Non tutto è stato ancora chiarito e probabilmente non lo sarà mai. E forse non conta neanche tanto saperlo.
IL FRECCIAROSSA CHE HA TRAVOLTO ALESSIA E GIULIA PISANU A RICCIONE GIULIA PISANU
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