1. “LA GOGNA MEDIATICA MI STA SPINGENDO AL SUICIDIO”, I VERBALI CHOC DI TIZIANA CANTONE, LA STUDENTESSA DI MUGNANO CHE SI E’ UCCISA DOPO LA DIFFUSIONE DEI SUOI VIDEO HOT 2. LA RAGAZZA PUNTO’ IL DITO CONTRO 5 UOMINI, AI QUALI AVEVA INVIATO IL MATERIALE: MA PERCHE' POI RITRATTO' LE ACCUSE? 3. COSA C'E' DIETRO IL CAMBIO DI VERSIONI? I DUBBI SULL’EX, LUI SI DIFENDE: “HO CERCATO DI PROTEGGERLA MA LA RICONOSCEVANO IN TUTTA ITALIA" - SCIACALLI DEL WEB SCATENATI: I VIDEO RIMOSSI DALLA RETE RIAPPARSI IN DECINE DI FORUM

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TIZIANA CANTONETIZIANA CANTONE

Conchita  Sannino per “la Repubblica”

 

Non solo lo aveva detto ad amici e familiari, che rischiava di uccidersi. Tiziana, la studentessa suicida a Mugnano dopo la virale e tragica diffusione dei suoi video hot, aveva addirittura sottolineato nero su bianco ai magistrati e al suo avvocato di Napoli, il pericolo di togliersi la vita.

 

Lo aveva scritto, si scopre solo oggi, nella denuncia presentata in Procura a Napoli. «Questa gogna mediatica alla quale, ora per ora, sono sottoposta, mi sta avvicinando al suicidio». Intanto i carabinieri, l’altra notte, bussano a casa dell’ex fidanzato di Tiziana, Sergio, e gli sequestrano pc, tablet e telefonino. Lì dentro, appare subito evidente che ci sono centinaia di messaggi, mail, foto e video che possono aiutare a ricostruire la verità. Proprio Sergio che in queste ore mormora: «Ho provato a proteggerla ma ovunque andassimo in Italia la riconoscevano tutti».

 

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TESTAMENTO INASCOLTATO

Ecco cosa scrive Tiziana nella querela presentata in Procura il 20 maggio 2015. «Quello che sta accadendo assume i connotati di una totale devastazione nei confronti della mia persona, che già di per sé ha profili di psicolabilità ». E aggiunge: «È vero che sono stata una stolta sprovveduta a fare giochetti stupidi con persone a me sconosciute, ma è anche vero, che quanto adesso sta accadendo mi avvicina in maniera veloce a istinti di suicidio».

 

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Non solo: «Questa gogna provoca danni incalcolabili in me, pregiudica in maniera assoluta e irreparabile il mio futuro di ragazza di 30 anni ». Parole che, a rileggerle il giorno dopo i suoi funerali, consegnano l’immagine di una inesorabile solitudine. Quelle pagine stanno ora per essere acquisite dalla Procura di Napoli nord-Aversa, dopo che il procuratore capo Francesco Greco ha avuto contatti con l’aggiunto Fausto Zuccarelli e il pm Alessandro Milita (il magistrato dell’antimafia, che fu già nel mirino dei killer di Gomorra) che procedono, a Napoli, con l’accusa di diffamazione.

 

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SENZA FUTURO

Repubblica è in grado di ricostruire le varie tappe di questo calvario giudiziario, fino a ieri diviso tra vari pm e fascicoli. Tiziana aveva consegnato in Procura non una, ma tre versioni. Non solo: nell’ultima fase, nell’ottobre 2015, aveva ritrattato proprio il racconto, dettagliatissimo, in cui faceva i nomi dei cinque uomini ai quali aveva inviato, inizialmente, il materiale hot, perché intratteneva con loro «un gioco virtuale a sfondo sessuale». Tre tappe.

 

Tiziana chiede aiuto la prima volta il 29 aprile 2015. Si nasconde dietro una piccola bugia. «Ho smarrito il mio iPhone, e purtroppo stanno circolando delle scene intime, dei video e delle foto», è la denuncia. Passa un mese e il 20 maggio la storia cambia. Tiziana consegna 8 pagine durissime in cui punta il dito contro cinque uomini, ai quali ha inviato il materiale. 

 

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Sono loro, per Tiziana, ad aver diffuso in Rete, presso altri utenti o siti quelle foto e scene di sesso. Lei fa i nomi di: Christian, Antonio, Enrico, Luca, e un altro Antonio. Ribadisce che loro le chiesero successivamente di incontrarla «per passare dal gioco virtuale all’incontro reale» e lei si rifiutò. Il sospetto è che, per sfregio e per punirla, li abbiano poi fatti circolare. Tiziana accusa: «Poiché questo video è stato inviato da me solo ai signori Christian, Antonio, Enrico, Luca e Antonio, i predetti lo hanno diffuso in Internet senza la mia autorizzazione. Tutto questo mi devasta, la gente mi riconosce, non ho più futuro». Quattro di loro sono ora indagati per diffamazione.

 

I DUBBI SULL’EX

FUNERALI TIZIANA CANTONE - IL MALORE DELLA MADREFUNERALI TIZIANA CANTONE - IL MALORE DELLA MADRE

È verosimile, tuttavia, che tutto finisca con un’archivazione. Il motivo? Da ieri è noto. Passano quattro mesi e il 23 ottobre 2015 Tiziana va in Procura, viene sentita e ritratta il senso delle accuse. «Non era mia intenzione additare le responsabilità delle diffusione su quegli uomini, loro possono solo essere a conoscenza e offrire elementi». Perché lo fa?

 

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Qualcosa la spaventa? Qualcuno la spinge? E l’ex fidanzato che ruolo ha? Ora che tutto è finito in un lutto, l’avvocato Fabio Foglia Manzillo, titolare dello studio che seguì la causa civile, accusa: «Trovo solo aberrante che in questa storia ci siano macchine per far soldi, come motori di ricerca e siti potenti, che possono essere irresponsabili per le loro condotte ».

 

Un’altra certezza però già c’è. Tiziana è morta nella più cupa solitudine. Un abbandono in cui c’erano: un fidanzato, Sergio, che nel peggiore dei casi la invogliava a farsi filmare in scene di sesso con altri, e nel migliore non l’ha potuta proteggere; la Rete che l’ha massacrata, devastandole la vita; e la giustizia civile e penale che non ha potuto darle, per tempo, la tutela che lei chiedeva. E a cui — come tutti — aveva diritto.

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NEANCHE I FUNERALI FERMANO GLI SCIACALLI DEL WEB

Antonio Borrelli per “il Giornale”

 

Cominciano ad emergere nuovi elementi sull' inquietante giallo telematico che avvolge la vicenda di Tiziana Cantone, 31enne napoletana che si è tolta la vita martedì scorso dopo essere diventata una diva del sesso contro la sua volontà. La Procura di Napoli sta intraprendendo un percorso a ritroso per ricostruire la tragica storia di Tiziana, fino ad arrivare a quel tragico aprile del 2015.

 

E' da allora che inizia tutto. La 31enne invia a quattro amici alcuni filmati hard in cui faceva sesso con più uomini. Dopo pochi giorni quei video finiscono nell' indelebile vortice del web, rimbalzando tra siti porno e forum e dando vita ad un tam tam mediatico di scherno e umiliazione.

 

È soltanto quando vede se stessa online che Tiziana si rende conto di essere entrata in un giro pericoloso e più grande di lei. Nel luglio del 2015 querela per diffamazione i quattro destinatari dei video, responsabili della diffusione pubblica (ora sono indagati per istigazione al suicidio), e chiede per la prima la rimozione dei filmini da siti e motori di ricerca.

 

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«In un momento di temporanea instabilità psicologica, depressione e fragilità ho iniziato una corrispondenza virtuale - si legge nell' atto giudiziario - Si trattava di un gioco virtuale a scopo sessuale». Tiziana è morta per divertimento: sia il suo, quello di chi incoscientemente mette nelle mani di altri la propria intimità, sia quello dello spietato pubblico virtuale, che l' ha lentamente uccisa debilitandola completamente. Da quell' estate la 31enne si allontana progressivamente dalla vita reale: prima non esce più, poi abbandona la sua città, cambia lavoro, medita di cambiare cognome. Nell' ottobre del 2015, poi, viene nuovamente ascoltata dagli inquirenti integrando l' esposto con ulteriori elementi: riferisce che i video furono girati «volontariamente e in piena coscienza».

 

Nel corso dei mesi il tormento e la voglia di essere dimenticata la divorano dentro, ma prosegue nella sua battaglia legale per ottenere giustizia e far rimuovere tutti i contenuti pubblicati su internet che la vedono protagonista. Lo scorso giugno c' è una prima udienza, che prosegue l' 8 luglio. La sentenza, scritta il 10 agosto, è ufficialmente del 5 settembre: il tribunale di Napoli Nord le dà ragione, contestando a cinque social o siti informativi di non aver rimosso il contenuto al momento opportuno.

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Ma la prima beffa arriva quando Tiziana scopre di dover pagare 20mila euro di spese legali: alcuni dei social network, infatti, non contenevano i video, ma soltanto i titoli «acchiappa click». Dopo pochi giorni, la drammatica decisione di impiccarsi con un foulard in uno scantinato di famiglia. Aveva smesso di lottare per la sua libertà? Non poteva sopportare l' umiliazione di dover pagare nonostante fosse una vittima?

 

Forse non sapremo mai i reali motivi che hanno spinto la giovane napoletana al suicidio.

Una cosa è certa: come già dichiarato dal garante della privacy Antonello Soro, risulta ormai necessario riflettere e agire concretamente per contrastare il potere degradante del mare magnum del web.

 

Ne è una prova il fatto che gli sciacalli digitali non si siano fermati nemmeno dopo la morte di Tiziana: ieri, infatti, dopo la rimozione dei contenuti lesivi, su alcuni forum sono ricomparsi come funghi velenosi alcuni link per scaricare quegli stessi maledetti video.

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