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IL LATO OSCURO DELLO SHOWBUSINESS - MUSICISTI, ATTORI E INTRATTENITORI SONO TRA I CINQUE GRUPPI OCCUPAZIONALI CON LA PIÙ ALTA MORTALITÀ PER SUICIDIO, CON TASSI CHE SUPERANO LA MEDIA DELLA POPOLAZIONE DEL 20% PER GLI UOMINI E DEL 69% PER LE DONNE - PER I RICERCATORI DELLA " GOLDSMITHS UNIVERSITY" DI LONDRA: "BISOGNA EVITARE DI MITIZZARE QUESTE MORTI E PRESENTARLE COME INEVITABILI A CAUSA DEL LUOGO COMUNE DELL'ARTISTA TORMENTATO. VI SONO MOLTEPLICI FATTORI DI STRESS CARATTERISTICI DELLE CARRIERE MUSICALI, TRA CUI…"

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(ANSA) - Musicisti e artisti hanno un rischio di suicidio maggiore della popolazione generale. Lo evidenzia uno studio pubblicato su Frontiers in Public Health relativo ai dati sulla mortalità professionale dell'Office for National Statistics (GB). Lo studio dimostra che "musicisti, attori e intrattenitori" sono tra i cinque gruppi occupazionali con la più alta mortalità per suicidio. All'interno del settore "cultura, media e sport", questi professionisti hanno mostrato il rischio più elevato, con tassi di suicidio maschili che superano la media della popolazione del 20% e femminili del 69%.

 

Il lavoro è stato condotto da George Musgrave della Goldsmiths University of London. Un quadro simile emerge nei dati epidemiologici degli Stati Uniti. Il dato non era del tutto inatteso. Nel panorama musicale, i personaggi morti per suicidio sono molti: Kurt Cobain dei Nirvana, Chester Bennington dei Linkin Park, Ian Curtis dei Joy Division. Ma l'elenco sarebbe molto più lungo. Da qui l'idea di documentare il fenomeno e stimare la prevalenza del suicidio tra i musicisti.

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Dallo studio emerge che, mentre il tasso di mortalità per suicidio aggiustato per età nel 2022 era di 14,2 per 100.000 nella popolazione generale, i musicisti, i cantanti e i lavoratori affini di sesso maschile hanno mostrato il terzo tasso di suicidio più alto, pari a 138,7 per 100.000, preceduti solo dai lavoratori del settore forestale (161,1 per 100.000) e dagli scienziati dell'agricoltura e dell'alimentazione (173,1 per 100.000).

 

Tra le donne, la categoria professionale "Arti, design, spettacolo, sport e media", che comprende i musicisti, ha registrato il più alto tasso di mortalità per suicidio tra tutti i gruppi occupazionali nel 2012, 2015 e 2021. Questo fenomeno si estende anche al di fuori dei contesti anglo-americani. Il lavoro suggerisce che i musicisti a livello globale possono costituire una popolazione vulnerabile che richiede strategie di intervento mirate.

 

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"Bisogna andare oltre il mito dell'artista tormentato - sottolineano gli autori – ed evitare di mitizzare queste morti e presentarle come inevitabili; vi sono molteplici fattori di stress caratteristici delle carriere musicali, tra cui le pratiche di sfruttamento dell'industria, i disturbi da uso di sostanze, l'instabilità finanziaria, la maggiore esposizione ai social media, l'ansia da prestazione, con un impatto significativo sul benessere psicologico dei musicisti".