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“LE STUDENTESSE MI DAVANO DEL PORCO MAIALE, ORA FARÒ RIEDUCAZIONE” – PARLA IL FILOSOFO LEONARDO CAFFO ACCUSATO DI MALTRATTAMENTI DALLA EX COMPAGNA DOPO CHE I GIUDICI HANNO ACCOLTO LA PROPOSTA DI CONCORDATO AVANZATA DAL LEGALE. LA CONDANNA È STATA COSÌ DIMEZZATA A DUE ANNI: “MI SENTO MEGLIO ORA. POI DIRE CHE STO BENE SAREBBE DA MANIACO. ANCHE SE LEGGENDO COME SONO STATE DATE LE NOTIZIE DA ALCUNI MEDIA SEMBRA CHE DEBBA ANDARE AL SERT” (SE PARLA COSI’, LO MANDANO IN GALERA SENZA PASSARE DAL VIA)
Ilaria Carra per repubblica.it - Estratti
“Sono sempre stato un privilegiato prima di tutto questo. Ma viverlo, mi ha fatto stare dall’altro lato, mi ha fatto sentire uno degli ultimi di cui mi occupavo. E sperimentarlo è stata una grande cosa”. Per Leonardo Caffo ieri si è chiusa una vicenda che definisce “dolorosa”.
I giudici milanesi hanno accolto la proposta di concordato avanzata dal suo avvocato, Fabio Schembri. Un accordo tra le parti, col placet della procura, che ha dimezzato a due anni la sua condanna in primo grado (con la condizionale sospesa e la non menzione): resta l’accusa dei maltrattamenti alla sua ex compagna (con cui ha una figlia piccola), che ora ha revocato la costituzione di parte civile a fronte anche di un risarcimento di 45 mila euro, ma senza più l’aggravante. Ma il filosofo 37enne è stato assolto dall’accusa di lesioni. In compenso dovrà frequentare un percorso psico-rieducativo.
Caffo, come vive l’accordo raggiunto e accettato dai giudici?
“Mi sento meglio ora. Poi dire che sto bene sarebbe da maniaco… Ma sono contento per tutti quanti che si chiuda una pagina lunga e sofferente. Anche se leggendo come sono state date le notizie da alcuni media sembra che debba andare al Sert...”.
Dovrà seguire un percorso psico-rieducativo per uomini autori di violenza. Come si pone?
“Con tutta la curiosità del caso. È un percorso di terapia, ma per chi come me è abituato ad andarci anche quando non obbligato, è più la prosecuzione di una strada. Durerà per legge un anno ma non credo poi che smetterò di andarci, finché campo ci andrò. Bisogna prendersi cura di se stessi, specie quando si hanno avuto rapporti conflittuali. È bene mettersi in cammino e non dire “me ne frego, è una cazzata”, non è il mio atteggiamento. Avrei preferito non viverlo ma voglio trarre qualcosa di positivo da quanto vissuto”.
A cosa pensa?
“Io sono sempre stato un privilegiato prima di tutto questo. Maschio, bianco, benestante, lavoratore, etero. Con la fortuna di aver studiato e di fare quello che mi piace. Questa situazione mi ha fatto stare dall’altro lato. I servizi sociali, la perdita del lavoro, gli sputi addosso in metropolitana, le minacce di morte, gli insulti delle mie studentesse, “io credevo in lei ma è solo un porco maiale”.
Sperimentarlo è stato importante. Cambiare di posto, per uno che deve insegnare filosofia, è sempre utile. È sempre bravo chi parla di diritti quando li ha tutti. Io li ho persi tutti e non so neanche se mi merito di recuperarli tutti. Per una volta sono stato io a essere oggetto di sperimentazione biopolitica. Nel frattempo sono andato avanti, ho una compagna, una vita. Non sarebbe male ripartire volendo bene senza conflitti”.
Ha dichiarato che dai media è stato massacrato più di Pacciani.
“A un certo punto la realtà non è contata più niente. La mia faccia era dappertutto, sotto mi scrivevano “stupratore”, “picchiatore professionista”. È mortificante. Ma non perché io sia angelico. Ma già stavo affrontando una situazione complessa, e si sa benissimo che c’era e c’è un interesse superiore, chi dobbiamo proteggere in questa storia. Il clima attorno a me è stato pessimo. Piano piano devi cedere dei pezzi e hai paura di come si speculerà sulla faccenda.
Ma si deve distinguere la vicenda giudiziaria da quella mediatica, che è stata spiacevole. Spero di tirarmi su e che si capisca che ho tutto tranne che un atteggiamento di sfottò. Sto cercando di superare tutto con stile anche se a volte mi è mancato sicuramente”.
Cedere dei pezzi. Intende di verità?
“La guerra fa male a tutti, le storie ti cambiano e ho imparato a rispettare tutti. Se uno vuole dimostrare la propria ragione a tutti i costi dovrebbe fare tutti i gradi anni di giudizio, anni e anni in tribunale, le battaglie giudiziarie possono essere lunghe e incerte e lasciare morti e feriti. Nel momento in cui si è aperta una strada per chiudere in serenità l’abbiamo presa”.
Dopo la condanna chiese scusa “moralmente” ma non “penalmente”. Vale ancora?
“Siamo disabituati al pensiero complesso. Le violenze sulle donne sono un problema. Ma questi reati, i codici rossi, li appiattiamo spesso col bianco o nero. Violenza sì violenza no, maschi contro femmine. Ma il pensiero dicotomico quando si parla di relazioni è sbagliato. Si può avere un piano morale su cui si avvertono delle responsabilità e non riconoscere un problema normativo”.
Cioè lei si sente responsabile ma non colpevole?
“Io non voglio più rompere le scatole a nessuno. Vorrei essere delicato. Non le posso dire che ho fatto delle cose che non ho detto di aver fatto nemmeno durante il processo. Chiunque fa un concordato non ammette una colpa ma si prende delle responsabilità. Io faccio un lavoro su di me. Voglio voltare pagina e non voglio alimentare il conflitto. E l’accordo è stato questo: spazzare i problemi normativi, i reati più gravi per aprire una porta a una non belligeranza per riconoscere una disfunzionalità comportamentale da cui non scappare. L’accordo non è una scappatoia”.
Si sente addosso lo sguardo giudicante?
“Si. Per chi deve fare un mestiere di pensiero è difficile sapere che la tua idea non conterà più come prima, che qualsiasi cosa dici sei solo un pezzo di merda. Spero di superare il pregiudizio. E penso a quello che diceva sempre Michela Murgia: “Non si può piacere a tutti”.
(…)
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