DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
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Lele Mora, le è piaciuto il film Loro?
«Per nulla. Mostrava solo cocaina e trombate. Ma io, ad Arcore, non ho mai visto polvere bianca e volgarità».
E che cosa ha visto?
«Un bel circo, con nani, cantanti e ballerine».
Perché Berlusconi mise su un «circo»?
«Vede, il Presidente è come un re. E come tutti i re, sa che alla fine si ritroverà solo. Per questo amava circondarsi di persone. Alla fine di una giornata intera con tutti quei politici pesanti e falsi, voleva scherzare e magari fare ‘sto benedetto bunga bunga, dove si ballava. Era folklore, che nel film non emerge».
francesca cipriani lele mora 1
L’uomo che parla e giudica l’ultima opera di Paolo Sorrentino, ha contribuito per anni a creare quel folkore attorno al Presidente («Io lo chiamerò sempre così»). Dario Giulio Alessandro Gabriele Mora detto Lele aveva iniziato aprendo un salone da parrucchiere, proseguito facendo l’assistente di Loredana Bertè e finito gestendo un impero a Milano con la sua società di consulenza per star e starlette. Aveva creato un mondo, quello dei tronisti, dell’Hollywood, dei calciatori vip, che ha visto franare nel 2011. In quell’anno scoppiò il caso Ruby, l’Italia scoprì le feste di Arcore, e lui venne condannato per bancarotta fraudolenta e per favoreggiamento della prostituzione.
Oggi, a 63 anni di cui uno e mezzo passato in carcere, al posto del famoso trono all’Hollywood Lele Mora ha una sedia nel suo ufficio di Milano, seduto sopra la quale sta cercando di ricostruire il suo mondo. Vicino a quella, ha un santino di Padre Pio e un busto di Benito Mussolini. Per entrambi i personaggi nutre profonda devozione, forse di poco superiore a quella che ha nei confronti di Berlusconi. «Il Presidente rimarrà per sempre un mio amico, uno che mi ha dato da lavorare».
Come l’ha conosciuto?
«Era il 1985. Mi telefonò personalmente: voleva che gli portassi Maradona a un programma di Canale5».
Ce la fece?
«Certo, avevo già il mio giro e conoscevo anche lui. Il giorno dopo l’ospitata, fui invitato a colazione ad Arcore. E lì il Presidente mi fece l’offerta: “Vuole lavorare per me?”. Risposi di no: “A me piace essere libero. Al massimo possiamo collaborare”».
E lui?
«Rimase sorpreso, ma affascinato. “Mi piace”. Fu l’inizio di una collaborazione quasi trentennale».
Quand’è stata l’ultima volta che l’ha sentito?
«Prima dello scoppiò del caso Ruby. Mi chiamò lui: ”Dai, mi attaccano dappertutto, facciamo una festa”. Era il nostro modo di sfogare lo stress».
In quelle feste, la maggior parte dei presenti volevano un pezzo di Berlusconi?
«Lei non sa quante donne e quanti imprenditori mi hanno stalkerizzato, offrendomi anche dei soldi, per venire ad Arcore. Ogni 10 invitati, nove non erano veri amici del Presidente».
Lo ha mai fatto notare a Berlusconi?
«Un paio di volte mi sono permesso di sottolineare alcune persone che non mi erano piaciute. Ha reagito un po’ offeso. D’altronde era casa sua».
Nella sua entrata in scena, Servillo-Berlusconi appare in abiti da odalisca davanti a Veronica, nel tentativo di riconquistarla.
«Quella scena è vera. Un anno Veronica lo aveva invitato a raggiungerla a Marrakesh per il suo compleanno. Lui aveva detto che non ce la faceva. Invece, prese un volo, si presentò travestito da marocchino e le regalò una collana bellissima. Il personaggio di Veronica è quello che mi è piaciuto di più».
Il personaggio ispirato a lei invece, ci perdoni, è un arrogante che porta le escort ad Arcore.
«Non mi è piaciuto anche per questo. Io non portavo escort, quelle magari le portava Gianpaolo Tarantini».
E lei chi portava?
«Artiste, donne di rispetto, come Belén, Aida Yespica. Venivano per la curiosità, cenavano e non restavano certo a dormire».
Venivano a mangiare il menù tricolore e basta, insomma?
«Esatto, a base di mozzarella, basilico e pomodoro».
Sano.
«A un certo punto non ce la facevo più e mi sono messo a cucinare io stesso: un agnello, un po’ di pasta, un risotto…».
L’ha contattata qualcuno della produzione del film?
aida yespica nora amile lele mora belen rodriguez
«L’ufficio casting. Volevano che interpretassi me stesso. Venivo da un anno e mezzo di galera, avevo perso 65 chili, si figuri se ne avevo voglia».
Com’è stato il carcere?
«Io sono stato messo in isolamento, forse per tutelarmi dagli altri detenuti. Sono rinato quando l’ispettore mi ha lasciato fare un orto. Curavo la terra».
Cos’altro faceva?
lele mora belen ceciclia capriotti
«Pensavo ai miei cari che soffrivano. Mia figlia si era ammalata. Mia madre, donna di grande carisma dal cui lutto non mi sono ancora ripreso, staccò l’antenna del televisore nella stanza di mio padre. Non voleva che lui mi vedesse al telegiornale».
Che cosa gli diceva?
lele mora giocvanna rigato e claudia galanti
«Forse per fortuna, era malato di Alzheimer. Al telefono, ogni venerdì, gli dicevo che ero via, in tour con un artista».
Ci ha creduto?
«No. Prima di morire me l’ha rivelato: ‘Te non mi hai detto la verità, sei stato in carcere’».
Quante persone l’hanno abbandonata da allora?
«Tante, ma non le cito neanche. Sono libero, sereno, penso ai miei nipoti e ai miei figli».
Dica la verità: non le manca niente della vita di allora?
«No, giuro».
Neanche gli amici, immagino. Da un’intercettazione è emerso che Emilio Fede abbia trattenuto per sé parte dei soldi che Berlusconi prestò a lei, quando era in difficoltà.
«Cosa vuole che le dica. Emilio è un grande signore, sotto certi profili. Ma è una persona che ha una certa età, e quindi va rispettata».
A proposito di una certa età, che cosa consiglierebbe al suo vecchio amico Berlusconi?
«Di vendere tutto, lasciare la politica e vivere alla grande, in giro per il mondo. Ha amici ovunque. Lo sa il detto? Posto che vai, berlusconiano che trovi».
Kasia Smutniak_Riccardo_Scamarcio -loro-1- paolo sorrentinoloro-1- paolo sorrentinoLORO SORRENTINO BERLUSCONI SERVILLO VERONICA LARIO ELENA SOFIA RICCILORO SORRENTINO BERLUSCONI APICELLA SERVILLO
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