DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Estratto dell’articolo di Gianni Giacomino per “La Stampa”
Leonardo Agusta non lo scorderà mai il primo giorno di lavoro alla Sigifer - l'azienda per cui lavoravano le cinque vittime della strage di Brandizzo - dove aveva spedito il suo curriculum appena finito la quinta superiore. «Mi chiamarono quasi subito, avevo 18 anni e non avevo seguito nessun tipo di corso per lavorare sui binari – ricorda -. Mi mandarono subito al lavoro con la squadra dei colleghi, così, senza alcuna istruzione».
Il cantiere era alla stazione di Orbassano, nell'hinterland di Torino: «Arrivammo alla stazione e il mio capo squadra mi fece prendere una "pattina", quella specie di tavola che va su e giù per la strada ferrata e serve per depositare gli attrezzi utilizzati dagli operai. Io la sistemai su uno dei binari, ma nessuno mi avvertì di eventuali passaggi dei convogli, se c'era pericolo insomma, cioè nessuno mi disse niente e io che ne sapevo….».
video degli operai poco prima dell incidente a brandizzo 1
Affila lo sguardo: «A un certo punto sentii un rumore, mi girai e vidi il treno che passava e distruggeva la pattina. Mi buttai a terra terrorizzato. Per fortuna non ero proprio all'interno della sede dei binari, o adesso non sarei qui a raccontarla».
E oggi quel ricordo a «Leo», 23 anni, di Vercelli, fa ancora più male. Perché lui quei ragazzi e quei padri di famiglia che sono stati straziati dal treno alla stazione di Brandizzo due settimane fa li conosceva tutti e, con alcuni, ha anche lavorato gomito a gomito, scherzato, condiviso ansie e progetti.
sergio mattarella a brandizzo 2
[…] È proprio per questo Agusta è ancora più arrabbiato. «Io alla Sigifer ci sono stato due anni e due mesi e poi me ne sono andato perché mi hanno costretto a lasciare senza rinnovarmi il contratto – si sfoga -. Mi hanno isolato perché io parlavo troppo, mi lamentavo, ai capi squadra lo dicevo che, prima o poi, qualcuno finiva male con i loro metodi dove tutto era lasciato al caso. Niente.
L'importante era guadagnare e fare in fretta, lavorare giorno e notte, sempre di corsa, alla faccia delle precauzioni e dei treni che dovevano ancora passare. Io, quando tornavo a casa, lo raccontavo anche ai miei come andavano le cose, ero davvero perplesso». […]
treno uccide 5 operai a brandizzo
L'ex dipendente della Sigifer snocciola poi un altro episodio che può far capire meglio l'ambiente di lavoro. «Una volta presi la scossa ad un braccio e, ovviamente, restai a casa in infortunio anche perché era stata una scarica di volt notevole – spiega -. Mi chiamò il geometra della Sigifer e mi chiese se non potevo mettermi in malattia, giusto per evitare dei possibili controlli dell'ispettorato del lavoro. Io mi rifiutai e loro la presero malissimo».
treno uccide 5 operai a brandizzo 1
Ma è quando il giovane operaio torna alle sue mansioni che il rapporto con l'azienda di Vercelli, già deteriorato, si interrompe. «Un giorno, prima di entrare sui binari chiesi al mio capo squadra se aveva già il foglio MP40, quello che ci autorizzava – rammenta -. Lui mi rispose che se non mi andava potevo anche starmene a casa o andare a dormire sul furgone. Quindi io presi e me ne andai. Qualche giorno più tardi mi arrivò la comunicazione che la Sigifer non intendeva più rinnovarmi il contratto. […]»
treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torinotreno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 5treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 2treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 4treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 6treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 7treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 8treno uccide cinque operai alla stazione di brandizzo torino 9
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