DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Simona Marchetti per www.corriere.it
Essere gay, ma non poterlo dire a nessuno, perché sei un calciatore della Premier League e hai troppa paura delle possibili ripercussioni che potrebbe avere la tua confessione. Un tormento quotidiano che, giorno dopo giorno, diventa un vero e proprio incubo, perché ti senti intrappolato in una vita che non è la tua e che ti sta rovinando anche la salute mentale, con il cuore che ti suggerisce di fare coming-out e la testa che ti dice invece di non fare sciocchezze.
Questo il senso della lettera aperta – ma rigorosamente anonima – scritta da un noto giocatore della Premier League ai vertici del calcio inglese e ai tifosi, per rivelare la propria omosessualità e resa pubblica dal Sun, in accordo con la Justin Fashanu Foundation (la fondazione gestita da Amal Fashanu, nipote di Justin, primo calciatore inglese a rivelare il proprio orientamento sessuale e poi morto suicida a soli 37 anni) che ha raccolto lo sfogo e sta aiutando anche psicologicamente la star del pallone.
«Da bambino ho sempre voluto fare il calciatore – si legge all’inizio della lettera – e alla fine ci sono riuscito, ma c’è qualcosa che mi rende diverso dalla maggior parte degli altri calciatori della Premier League. Io sono gay. E anche solo scriverlo in questa lettera è un grande passo per me. Ma solo i membri della mia famiglia e un ristretto gruppo di amici sono a conoscenza della mia sessualità, non mi sento ancora pronto a condividere questa cosa con i miei compagni di squadra o con il mio allenatore. Qualcosa dentro di me mi rende impossibile essere onesto con loro, spero un giorno di poterlo fare».
IL CALVARIO
L’anonimo campione rivela di aver capito il proprio orientamento sessuale all’età di 19 anni ed è da allora che è iniziato il suo calvario. «Come ci si sente a vivere così? Giorno dopo giorno, può diventare un autentico incubo – continua la missiva – e sta influenzando sempre di più la mia salute mentale. Mi sento intrappolato e ho il terrore che dire la verità su quello che sono renda solo le cose peggiori, così anche se il cuore spesso mi dice di farlo, la mia testa mi dice sempre la stessa cosa “perché rischiare?”. La verità è che non credo che il calcio sia ancora pronto per il coming-out di un giocatore, ci sono troppi pregiudizi e i calciatori hanno ancora troppa paura di compiere questo passo mentre sono in attività».
E mentre la Football Association ha offerto il suo pieno appoggio all’anonimo giocatore, quest’ultimo ha poi ringraziato la Justin Fashanu Foundation per il supporto psicologico che sta ricevendo. «Senza di loro, non so dove sarei ora – conclude la lettera - . So che potrei arrivare a un punto in cui sarà impossibile continuare a vivere questa bugia, se succederà, il mio progetto è di ritirarmi e fare coming-out. Potrebbe voler dire buttare via anni di carriera redditizia, ma non c’è un prezzo alla tua pace mentale e di certo non voglio vivere così per sempre».
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