DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Articoli correlati
DAGOREPORT -LO
1. IL RUOLO DEL QATAR E I TELEFONI DI ABEDINI PER TRATTARE IL RILASCIO
Estratto dell’articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni con tamim bin hamad al thani foto lapresse 2
Nelle trattative per la liberazione di Cecilia Sala hanno avuto un ruolo anche gli apparati del Qatar, il Paese affacciato sul Golfo Persico e dirimpettaio dell’Iran che da tempo svolge un importante ruolo di mediatore nel conflitto mediorientale; alleato degli Stati Uniti ma in buoni rapporti con la Repubblica islamica, già impegnato nel negoziato tra Israele e Hamas.
l arrivo a casa di cecilia sala foto lapresse 9
A rafforzare le garanzie sull’impegno preso dall’Italia di non consegnare agli Usa il detenuto Mohammad Abedini-Najafabani sarebbero stati proprio i vertici dell’ intelligence qatarina; una conferma dell’attendibilità già attribuita dagli iraniani e dagli omologhi degli altri Stati di quel quadrante alla figura di Giovanni Caravelli, il direttore dell’Aise (il servizio segreto per la sicurezza esterna) che ha guidato personalmente l’operazione che ha riportato a casa la giornalista […].
Il quale alle 4.30 del mattino di mercoledì 8 gennaio è partito dall’aeroporto di Capodichino, destinazione Teheran, senza avere la certezza che stava raggiungendo il traguardo.
[…] La telefonata di Cecilia Sala di poche ore prima, in cui diceva che le sue condizioni di detenzione erano migliorate faceva ben sperare, ma poteva essere un’altra tappa intermedia. Poco dopo l’arrivo, invece, s’è trovato davanti la giornalista, e solo in quel momento ha capito che la missione poteva dirsi compiuta.
[…] Un risultato che ha, come contropartita, l’assicurazione che Abedini non sarà estradato negli Usa, e che a breve potrà lasciare anche lui il carcere in cui è rinchiuso a Milano; se per decisione dei giudici in seguito all’accoglimento della richiesta di arresti domiciliari, o per scelta del ministro della Giustizia che può revocare in ogni momento la misura cautelare, si vedrà nei prossimi giorni. E ancora più avanti si vedrà come far evaporare o respingere la domanda di estradizione non ancora giunta dall’America. Ma è probabile che l’Iran non abbia ottenuto solo questa promessa.
L ARRIVO DI CECILIA SALA ALL AEROPORTO DI ROMA CIAMPINO
[…] C’è anche un corrispettivo politico-diplomatico per il regime di Teheran, arrivato proprio grazie al molto visibile ruolo della premier Giorgia Meloni nell’ultima fase della trattativa. L’Iran è interessato a relazioni con gli Stati Uniti guidati dal prossimo presidente Donald Trump meno conflittuali di quanto si possa immaginare, e i «buoni uffici» della diplomazia italiana possono certamente aiutare. […]
2. QUEL TROLLEY PIENO DI SEGRETI SUI DRONI CHE HA CONVINTO GLI USA A SBLOCCARE LA TRATTATIVA
Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci e Giuliano Foschini per “la Repubblica”
AL THANI ALLA CERIMONIA D APERTURA DELLE OLIMPIADI DI PARIGI 2024
La liberazione di Cecilia Sala non è stata determinata solo dalla promessa di scarcerare Mohammad Abedini Najafabadi, l’uomo dei droni iraniani fermato a Milano il 16 dicembre, tre giorni prima della giornalista. C’entra il ruolo che l’Italia ora può giocare nello scacchiere mediorientale, grazie al rapporto diretto tra Giorgia Meloni e Donald Trump.
E c’entra anche, forse soprattutto, il trolley con cui viaggiava Abedini, sequestrato dal nostro Antiterrorismo all’aeroporto di Malpensa: insieme a computer, telefoni, pen drive, l’ingegnere trasportava chip e schede elettroniche che conservano i segreti di droni kamikaze. Materiale che è oro per le intelligence occidentali, soprattutto per quelle americane.
Il trolley col suo prezioso contenuto è nelle mani degli investigatori italiani, e lì rimarrà nei prossimi mesi. A quanto risulta a Repubblica, è questa la circostanza che alla fine ha convinto gli americani ad accettare la proposta italiana di «non alzare le barricate sulla non estradizione di Abedini».
Più complesso è stato invece convincere l’Iran della promessa di non estradizione visto che Teheran aveva letto come provocazioni una serie di passaggi sull’arresto di Abedini che invece erano stati tecnici: dalla conferma del fermo per mano del ministero della Giustizia, al trasferimento dell’ingegnere nel supercarcere di Rossano.
GIOVANNI CARAVELLI - FOTO LAPRESSE
Per riaprire i canali tra Roma e Teheran che il doppio arresto aveva all’improvviso chiuso, si è mossa l’intelligence: il direttore dell’Aise Giovanni Caravelli, sfruttando l’antica collaborazione con interlocutori iraniani, ha spiegato che la vicenda Abedini non era un atto ostile dell’Italia. E che il nostro Paese non aveva ancora preso alcuna decisione sulla consegna alle autorità americane del 38enne.
Era quello che gli iraniani volevano sentirsi dire: più ancora che alla libertà del loro ingegnere, tenevano alla sua non estradizione. «L’importante è che non finisca nelle mani dell’Fbi», hanno ripetuto in tutte le occasioni.
ali khamenei con in mano un fucile prega per nasrallah a teheran
Abedini, […] è in prima linea nella ricerca e nello sviluppo della tecnologia dual use servita per i sistemi di guida dei droni che hanno colpito le basi americane in Medio Oriente. Tuttavia, in Italia non pochi tra inquirenti e giuristi sono convinti che esistano elementi robusti per sostenere una non estradabilità, a partire dal fatto che i Guardiani della rivoluzione iraniana di cui è accusato di far parte dagli Stati Uniti non sono riconosciuti come gruppo terroristico dal nostro Paese.
Di più. Sono emerse perplessità sulla tempistica con cui all’Italia ne è stata chiesta la cattura: Abedini veniva seguito da tempo dall’Fbi e dalla Cia ma la chiusura delle indagini sul suo conto avviene due giorni prima dell’arrivo a Malpensa, firmata dallo stato del Massachusetts, uno dei pochi dove non c’è la pena di morte. Insomma gli appigli giuridici ci sono.
[…] Era soltanto una questione di tempo e di fiducia, come Caravelli ha assicurato al direttore dei servizi segreti iraniani mercoledì mattina, durante il viaggio a Teheran che ha riportato a casa la giornalista. Gli iraniani si sono fidati, anche perché sanno che l’Italia è un interlocutore occidentale troppo importante, e uno dei pochi Paesi in Europa che non ha chiuso l’interlocuzione col regime iraniano. Stessa considerazione che hanno molti altri paesi dell’area, a partire dal Qatar, che si erano offerti come mediatori sul caso Sala.
La giornalista è stata liberata così, con la promessa che Abedini non andrà in Massachusetts, e che i suoi computer, il telefono, i trolley e dunque i suoi segreti resteranno saldamente nelle mani dell’intelligence atlantica. Agli Usa, per ora, va bene così.
cecilia sala con il compagno daniele raineri a ciampino biden meloni vertice natoCECILIA SALA CON GIORGIA MELONI A CIAMPINO cecilia sala con giorgia meloni a ciampino 1cecilia sala a ciampino con antonio tajani e giorgia meloni e roberto gualtiericecilia sala roberto gualtieri giorgia meloni
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL…
DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI…
VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…